Il caso
Antisemitismo, valanga di insulti social contro Liliana Segre
Al ritmo di 200 al giorno, scrive oggi Repubblica. La senatrice: "Mi sto battendo contro l'odio diffuso". Condanna corale del mondo della politica
Liliana Segre riceve circa duecento messaggi di odio al giorno. Lo rivela Repubblica, riportando i dati dell'Osservatorio antisemitismo. La senatrice a vita, 89 anni, sopravvissuta ad Auschwitz, è continuamente bersagliata- scrive il quotidiano - da attacchi politici e religiosi, insulti, maldicenze, attraverso anonimi messaggi online. "A prenderla di mira, a farla diventare un target sono antisemiti protetti dall'anonimato, altri che lanciano i messaggi da blog e siti di estrema destra, e anche attivisti che credono alle teorie più deliranti" scrive Repubblica.
Le reazioni
Conte: ora norme contro linguaggio duro
"Inviterò tutte le forze politiche che stanno in Parlamento a mettersi d'accordo per introdurre norme contro il linguaggio dell'odio. Via social e a tutti i livelli". Lo dice il premier Giuseppe Conte intervenendo alla Giornata nazionale del folklore e delle tradizioni popolari, con riferimento ai messaggi arrivata alla senatrice Segre.
"I messaggi carichi di odio che ogni giorno vengono rivolti all'indirizzo della senatrice Liliana Segre sono un insulto alla storia e alle istituzioni di un Paese che sul rifiuto dell'antisemitismo e sul ripudio della violenza ha eretto la sua architettura democratica e ritrovato la pace, la libertà e il progresso" ha dichiarato la presidente del Senato, Elisabetta Casellati.
"Schifato. Non trovo termine più adatto per commentare i continui insulti che la senatrice Liliana Segre riceve ogni giorno in rete", scrive su Facebook il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. "La mia solidarietà - aggiunge -, e quella di tutti i democratici. Sono insulti antisemiti o di genere che non possono passare più inosservati". "Stiamo entrando - continua - negli anni venti del nuovo millennio: nessuno si tiri indietro affinché siano anni di pace, di rispetto della dignità umana e di valorizzazione delle differenze. Grazie anche questa volta per il suo coraggio, a una grande donna italiana! Lei non sarà mai sola".
"Duecento insulti razzisti al giorno contro Liliana Segre sono la cifra terribile di un degrado umano - dichiara Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato -, di una vergogna morale e culturale che va combattuto e condannato con tutte le armi della ragione. La senatrice Segre rappresenta il simbolo del riscatto dell'umanità dagli orrori dell'Olocausto, ed è spaventoso che il valore della memoria venga quotidianamente sporcato da una schiera di odiatori seriali. Purtroppo l'antisemitismo, in tutte le sue forme, è una malapianta ancora lontano dall'essere estirpata. A Liliana Segre, donna coraggiosa e indomabile - aggiunge -, la mia totale solidarietà".
"Non accetteremo mai che a prevalere sia una cultura basata sulla logica dell'odio", afferma il senatore di Italia Viva, Ernesto Magorno. "La rete - continua - è uno strumento fondamentale, non può e non deve diventare la casa dei leoni da tastiera che predicano razzismo e intolleranza. Un abbraccio alla Senatrice Liliana Segre la cui testimonianza è preziosa per costruire il nostro futuro. A lei tutto il nostro sostegno".
Segre: "Mi sto battendo contro l'odio diffuso"
"Non ho Facebook, non sono sui social, e per essi non ho nessuna passione, ma mi sono resa conto che i linguaggi di odio sono molto diffusi e per questo appena nominata senatrice a vita (19 gennaio 2018 ndr) sono stata la prima firmataria di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza. Una strada che sto percorrendo contro i discorsi dell'odio" ha commentato Liliana Segre.
Scatta l'aggravante della legge Mancino
I casi di odio razziale sul web, attraverso i social network, come quelli, oggi alla ribalta delle cronache, di cui è destinataria la senatrice a vita Liliana Segre, possono essere puniti in sede penale contestando agli autori, quando questi siano identificabili, il reato di diffamazione, con l'aggravante prevista dalla Legge Mancino. Questo, infatti, è l'indirizzo giurisprudenziale che si è sviluppato intorno a tale tema: la diffamazione sussiste anche quando realizzata attraverso mezzi quali Facebook, Twitter, così come sulle pagine di un sito web, e, in episodi in cui si realizzano - o si istigano - la discriminazione e l'odio per motivi religiosi, razziali o etnici, la pena sarà più severa con l'applicazione dell'aggravante. La legge Mancino - che prende il nome dell'allora ministro dell'Interno - entrata in vigore con decreto legge nell'aprile del 1993 e convertita nel giugno dello stesso anno, prevede, all'articolo 3, che "per i reati punibili con pena diversa da quella dell'ergastolo commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità, la pena è aumentata fino alla metà".
Inoltre, la stessa normativa (dal titolo 'Misure urgenti contro la discriminazione razziale, etnica e religiosa') prevede la reclusione fino a un anno e 6 mesi - o una multa fino a 6 mila euro - per chi propaganda "idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico", oppure "istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi" e il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi, "in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi".
In base alla legge Mancino, inoltre, "è vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi": chi partecipa a organizzazioni di questo tipo o "presta assistenza alla loro attività", è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni. La pena è più severa - reclusione da uno a 6 anni - per coloro che "promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi".
Nella legge, poi, sono previste "disposizioni di prevenzione": chiunque, "in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali" di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che incitano a discriminazione e razzismo " è punito con la pena della reclusione fino a 3 anni". Con lo stesso articolo si vieta la propaganda fascista e razzista negli stadi, disponendo che "è vietato l'accesso ai luoghi dove si svolgono competizioni agonistiche alle persone che vi si recano con emblemi o simboli" di tal genere e "il contravventore è punito con l'arresto da 3 mesi ad un anno". Reclusione da 6 mesi a 2 anni, infine, per "chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche. Se il fatto riguarda idee o metodi razzisti, la pena è della reclusione da uno a 3 anni".