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ITALIA

Il caso

Bagnoli: mancate bonifiche, sequestri, sprechi. Cos'è successo dalla chiusura dell'Italsider

Il risanamento e la sistemazione dell'immensa area dell'ex acciaieria Italsider, una vicenda che si trascina senza soluzione dal 1992. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha nominato a settembre un commissario straordinario per Bagnoli, Salvatore Nastasi. Oggi lo stanziamento di 50 milioni con "l'obiettivo di bonificare del tutto l'area nei prossimi 24 mesi"

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di Carlotta Macerollo Bagnoli è una storia italiana con errori, continui rinvii, soluzioni non trovate. Ma potrebbe ancora andare diversamente per questa periferia di Napoli sotto la collina di Posillipo, di fronte all'isolotto di Nisida, nel cuore dei Campi Flegrei, nella regione che Goethe indicava come "la più meravigliosa del mondo". "Abbiamo un commissario straordinario - ha detto oggi il premier Renzi nella conferenza stampa che ha seguito il cdm -  dopo venti anni l'operazione Bagnoli è finalmente pronta all'attuazione. Prima un pacchetto di bonifiche, poi, un progetto strategico". Si tratta di "50 milioni pronti già dal 2015".

Di esempi positivi, a livello mondiale, ce ne sono tanti. Il primo che viene in mente è quello della città americana di Pittsburg: la "steel city", in cui si produceva la metà dell'acciaio statunitense. Quarant'anni dopo è diventata un modello di urbanistica ecosostenibile, sede di Google e del G20 del 2009. Favorita dalla crisi dell'industria pesante dei primi anni Ottanta, oggi la riconversione delle industrie dell'acciaio frutta un giro d'affari di 11 miliardi di dollari, con numerose risorse destinate alla robotica, alla biomedicina, all'ingegneria nucleare. Una città che è stata in grado di rinnovarsi, dicendo basta all'inquinamento industriale. 

In Europa, un esempio positivo sono i bacini della Ruhr: a partite dagli anni Ottanta, con oltre 6mila ettari di aree dismesse, lo Stato è intervenuto con finanziamenti straordinari e l'utilizzo di fondi europei, per un totale che supera i due miliardi di euro. Simbolo della rinascita è la città di Dortmund, capitale europea della cultura nel 2010. Questi modelli potrebbero ispirare chi è chiamato a decidere il futuro di Bagnoli, con l'Italsider che ha chiuso i battenti ormai da oltre 20 anni.

Bagnoli
Nel 1885 il marchese Candido Giusso realizzò nel territorio di Bagnoli "un quartiere per la villeggiatura". A quel tempo, il sindaco Nicola Amore inseguiva il sogno di una città-albergo e l'architetto Lamont Young avrebbe da lì a poco progettato, ma mai realizzato, una nuova Venezia con un canale di collegamento con Mergellina. Poi vennero gli altiforni, i pontili per le navi cariche di carbone. Quindi, con la crisi della siderurgia, il deserto. 

La crisi e la chiusura
A partire dal 1969 entrano in crisi lo stabilimento dell'Italsider e quello dell'Eternit. Nel 1985 lo stabilimento Eternit è costretto alla chiusura. L'Italsider chiude poco dopo il suo altoforno. La Cementir è costretta a riconvertire la sua produzione. L'impianto Italsider chiuderà ufficialmente nel 1992. Nel 1994 inizia una prima fase di generale dismissione e bonifica dell'area. La colata continua viene smantellata e rivenduta alla Cina, l'altoforno 5 all'India; i forni a calce sono ceduti nel 1997 alla Malesia. Subito dopo vengono smantellati e rottamati molti altri capannoni, la centrale termoelettrica e le caldaie. 

   La chiusura definitiva dell'Italsider


L'inizio della dismissione e della bonifica, nel 1994, viene stabilita da una delibera del CIPE, che finanzia l'operazione per un totale di quasi 400 miliardi di lire. Inizialmente viene individuata l'ILVA in liquidazione il soggetto responsabile della bonifica; successivamente, nel 1996, nasce la Società Bagnoli S.p.a. per l'attuazione dei lavori. Viene riscontrata nel sottosuolo un'ampia presenza di metalli pesanti (arsenico, piombo, stagno, vanadio, zinco), mentre nelle acque vengo rilevate tracce superiori alla norma di ferro, manganese e idrocarburi. Nel 2005 vengono demoliti complessivamente 163.277 tonnellate di macchine e 551.383 metri cubi di opere in cemento e muratura. 

Non avviene la bonifica dei suoli: il problema della colmata
Nei primi tre anni di attività, tuttavia, la Bagnoli S.p.a. non procede alla velocità prevista e pur smontando la maggior parte dei fabbricati non avvia nemmeno in minima parte l'attesa bonifica dei suoli. Al termine di sei anni di lavori, finanziati per un totale di 400 miliardi di lire, la bonifica totale è al 30,35% (rispetto all'83% citato dalla Bagnoli S.p.a.) e le operazioni in tal senso si limitano alla sola "messa in sicurezza" della colmata a mare, considerata di estrema pericolosità per la preservazione dell'ambiente marino e litoraneo di Bagnoli; una messa in sicurezza criticata per le procedure messe in atto. 

   La cosiddetta colmata


I lavori al rilento della Società Bagnoli S.p.a. convincono intanto il Comune di Napoli a procedere a un'operazione di maggiore impatto: vengono così nel 2001 acquistati in toto gli spazi dell'area ex Italsider ed ex Eternit, con l'eccezione dunque dell'area ex Cementir che resta di proprietà del gruppo Caltagirone. Diventato proprietario degli spazi su cui dovrà sogere la Bagnoli Futura, il Comune dà via alle operazioni per la nascita della Società di trasformazione urbana (Stu) prevista dal piano urbanistico esecutivo (Pue) Bagnoli-Coroglio. La Stu prende il posto della Bagnoli s.p.a. e sarà controllata interamente da capitali comunali, provinciali e regionali. Il 24 aprile 2002 nasce la nuova società "Bagnolifutura s.p.a. società di trasformazione urbana" subentra alla precedente e assume l'incarico di portare a termine la bonifica dei suoli e la realizzazione definitiva del piano urbanistico. Scopo della Stu è quello di gestire i suoli ora di sua proprietà, bonificarli, edificarli laddove previsto dal Piano con opere pubbliche e quindi vendere i restanti lotti ai privati. 

Il Piano Bagnoli-Coroglio
Nel 2005 viene approvato il Piano urbanistico esecutivo di Bagnoli-Coroglio che specifica le trasformazioni da effettuare e le loro modalità. Il Piano prevede il mantenimento di alcuni fabbricati considerati di "archeologia industriale", e in secondo luogo l'individuazione in una Società di Trasformazione Urbana (Stu) dell'ente che attuerà il progetto della Bagnoli Futura.  

Il Piano divide l'area di trasformazione in 9 aree tematiche:
-Parco urbano e spiaggia: parco urbano di 120 ettari, recupero della spiaggia.
-Coroglio-Bagnoli: borgo marinaro, alberghi, residenze di prestigio
-Cavalleggeri: residenze, attività produttive, commerciali, universitarie
-Cocchia: strutture per la ricerca.
-Diocleziano-Campegna: centro commerciale, nuova stazione Cumana
-Officine FS: attività per la produzione di servizi.
-Residenze esistenti: conservazione degli abitati
-Arsenale: attrezzature e strutture per l'istruzione
-Parco dello Sport: 42 ettari parco con attività sportive all'aperto.

Il Parco Urbano
Al centro della trasformazione di Bagnoli Futura viene posto il progetto di Parco Urbano, per un totale di 160 ettari di cui 33 di spiaggia. Nel luglio 2006 il concorso internazionale per la progettazione preliminare del parco, vede la vittoria di un gruppo di architetti diretto da Francesco Cellini, su un totale di 24 progetti presentati.  

Il flop della vendita dei suoli
Nel settembre 2008 la Bagnoli Futura completa la vendita dei suoli dell'area 4 del Pue ("Cocchia") per un totale di 7 ettari e 52 milioni di euro ed avvia le procedure per la realizzazione del Polo tecnologico dell'ambiente, un centro che intende ospitare aziende specializzate nella produzione di servizi eco-friendly. Alla fine del 2008 viene pubblicata la gara per la selezione delle aziende che saranno ospitate nel Polo, mentre l'apertura del cantiere è prevista per il 2010 e l'apertura del centro è fissata al 2012, interamente con capitali privati. 

Il sequestro e fallimento
Nel 2011 vengono sequestrati due dei sette ettari a disposizione, per questioni legate alla mancata bonifica. La presenza contestuale del Polo tecnologico di Città della Scienza nella stessa area, inoltre, ridimensiona ben presto l'interesse dei finanziatori, che si tirano indietro, portando il progetto al fallimento. 

Nel 2013 il progetto Bagnoli Futura, ormai in crisi, subisce il colpo definitivo. In aprile, le aree dell'ex Italsider e dell'ex Eternit di Bagnoli vengono sequestrate nell'ambito di un'indagine della Procura di Napoli che ipotizza un disastro ambientale. Iscritti nel registro degli indagati sono ben 21 ex dirigenti di vari enti locali e della società Bagnolifutura. Sono sequestrati tutti i cantieri, nonché il Pontile nord e la Porta del Parco, che alcuni mesi dopo verranno tuttavia riaperti, seppur parzialmente. Il mese prima, un incendio doloso di cui restano ancora ignoti gli autori distrugge il science centre di Città della Scienza, facendo letteralmente terra bruciata nell'area.

   Gli spazi del Science Center andato a fuoco nel 2013


Nel corso di quei mesi, inoltre, la struttura dell'Acquario tematico è oggetto di una serie di raid vandalici che distruggono o sottraggono tutte le attrezzature necessarie all'apertura dell'edificio. Anche il cantiere del Parco dello Sport subisce diversi atti vandalici. 

Bagnolifutura fallita su istanza di Fintecna, azienda del Tesoro
Il fallimento di Bagnoli Futura conclude il progetto di recupero e trasformazione dell'area urbana. Dei 190 milioni di euro di debiti contratti, 59 sono vantati da Fintecna per la vendita dei suoli di sua proprietà: è proprio quest'ultima a provocare la messa in liquidazione di Bagnoli Futura. Il 29 maggio 2014 il Tribunale di Napoli, considerata l'impossibilità della Stu di pagare i debiti, dichiara il fallimento della Bagnoli Futura, i cui 59 dipendenti in cassa integrazione vengono smistati in altre partecipate del Comune di Napoli.  
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