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POLITICA

Dopo il voto

Berlusconi: premier a centrodestra, no a governo nel segno di pauperismo e odio

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Il governo deve partire da coalizione di centrodestra. Afferma Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, al termine dell'incontro con il Capo dello Stato. Ed aggiunge: siamo disponibili a dialogare, ma no a populismi, a un governo fatto di pauperismi, giustizialismi e odio "che innescherebbe una spirale recessiva e di tasse elevate con fallimenti a catena anche nel sistema bancario". E conclude: "Ci sono urgenze che richiedono un governo fondato su un programma coerente e in grado di lavorare: c'è bisogno di numeri parlamentari e di accordi chiari con altre forze politiche. Non ci interessano le poltrone, siamo disponibili a partecipare a soluzioni serie basate su accordi chiari e su cose concrete e fattibili, credibili in sede europea", aggiunge Berlusconi. 

Descrive un risultato elettorale in cui "ha prevalso nettamente il voto basato sulla protesta, sul dispetto, sul malcontento, sulla delusione" e chiarisce che "non siamo disponibili a soluzioni di governo nelle quali prevalgano l'invidia e l'odio sociale, il pauperismo e il giustizialismo". Silvio Berlusconi rispedisce al mittente il veto di Luigi Di Maio nei suoi confronti: "Un governo con quel segno, avverte Berlusconi, "metterebbe in grave difficoltà il nostro Paese, in Europa, innescherebbe una spirale recessiva fatta di disoccupazione crescente, tasse elevate, fuga di imprese e capitali, di fallimenti a catena a partire dal settore bancario". E i no tornano a fare da cornice ai si', quando il leader FI si dice "disponibile a partecipare, con una presenza - sottolinea - di alto profilo, a soluzioni serie basate su accordi chiari, su cose concrete e fattibili, credibili in sede europea. Quell'Europa - dice ancora - verso la quale è certamente necessario un atteggiamento fermo e autorevole per tutelare gli interessi italiani meglio di come è stato finora, ma che non - e qui si torna a cambiare registro - perdonerebbe certo populismi, dilettantismi e improvvisazioni".  "Queste sono le nostre condizioni, su questo non sulle poltrone siamo disposti a dialogare", dice Berlusconi. E stavolta è già tempo di tornare a palazzo Grazioli.
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