ITALIA
Venezia
Il presidente dell'Autorità Anticorruzione Cantone: "Scandalo Mose più grave dell'Expo"
Il presidente dell'Anac indica la strada da seguire per una lotta più efficace alla corruzione: "Migliorare la qualità ispettiva, ampliare il potere sanzionatorio e consentire all’autorità di essere più efficiente nei controlli"
Roma
“C’è un problema sulla legge per gli appalti. Opere fatte con deroghe finiscono quasi sempre con fatti di corruzione. C’è una legge inadeguata a gestire le grandi opere. C’è troppo formalismo per le piccole amministrazioni e un difetto per le grandi. C’è sempre bisogno di deroghe, giustificate per fare le opere, che poi producono corruzione. La legge sugli appalti non è adeguata e va cambiata”. A dirlo è Raffaele Cantone, presidente dell’autorità nazionale anticorruzione, appena chiamato a vigilare sull’Expo e già travolto dallo scandalo Mose.
Quando la notizia delle tangenti veneziane è arrivata sulle agenzie di stampa, Matteo Renzi non voleva credere ai suoi occhi. Il premier era a colloquio proprio con Raffaele Cantone per definire il problema legato al ruolo del commissario anticorruzione nella vicenda delicatissima dell’Expo, quando è arrivata la nuova tegola. “Sono cose raccapriccianti, che fanno malissimo all’immagine dell’Italia e mai come in questo momento questo è controproducente”, è stato poi lo sfogo del presidente del Consiglio. E ancora: “Ma come, io sto lavorando come un pazzo per convincere gli investitori esteri a venire nel nostro Paese e finalmente c’è un interesse da questo punto di vista. Si vede muovere qualcosa, anzi più di qualcosa. Però ecco che il passato sembra voler tornare”.
Secondo Cantone, anche con una legge quantomeno da aggiornare, già da subito si potrebbe fare qualcosa: “La Severino prevede il patto di integrità, una clausola nei contratti che consente la revoca se si verifica un fatto di corruzione. È uno strumento utilissimo che già esiste e che mi auguro che venga applicato”.
Il presidente dell’anticorruzione non entra però nel merito dei fatti veneziani. “Nel merito non parlo. Ma quello che inquieta è il coinvolgimento trasversale di soggetti diversi, non solo imprenditori e politici, ma anche pezzi del sistema dei controlli, a dimostrazione di come la corruzione riesca a pervadere ambiti più vari. L’indagine verificherà i fatti, ma le cifre pagate appaiono subito molto rilevanti”.
Passando dal particolare al generale Cantone da la sua ricetta: “Bisogna migliorare la qualità ispettiva, ampliare il potere sanzionatorio e consentire all’Anac di essere più efficiente nei controlli che fa”. E, spiega il magistrato: “Bisogna affrontare la corruzione fuori dall’emergenza, quando non ci sono fatti corruttivi, perché lavorare sull’emergenza è la soluzione peggiore”.
Quando la notizia delle tangenti veneziane è arrivata sulle agenzie di stampa, Matteo Renzi non voleva credere ai suoi occhi. Il premier era a colloquio proprio con Raffaele Cantone per definire il problema legato al ruolo del commissario anticorruzione nella vicenda delicatissima dell’Expo, quando è arrivata la nuova tegola. “Sono cose raccapriccianti, che fanno malissimo all’immagine dell’Italia e mai come in questo momento questo è controproducente”, è stato poi lo sfogo del presidente del Consiglio. E ancora: “Ma come, io sto lavorando come un pazzo per convincere gli investitori esteri a venire nel nostro Paese e finalmente c’è un interesse da questo punto di vista. Si vede muovere qualcosa, anzi più di qualcosa. Però ecco che il passato sembra voler tornare”.
Secondo Cantone, anche con una legge quantomeno da aggiornare, già da subito si potrebbe fare qualcosa: “La Severino prevede il patto di integrità, una clausola nei contratti che consente la revoca se si verifica un fatto di corruzione. È uno strumento utilissimo che già esiste e che mi auguro che venga applicato”.
Il presidente dell’anticorruzione non entra però nel merito dei fatti veneziani. “Nel merito non parlo. Ma quello che inquieta è il coinvolgimento trasversale di soggetti diversi, non solo imprenditori e politici, ma anche pezzi del sistema dei controlli, a dimostrazione di come la corruzione riesca a pervadere ambiti più vari. L’indagine verificherà i fatti, ma le cifre pagate appaiono subito molto rilevanti”.
Passando dal particolare al generale Cantone da la sua ricetta: “Bisogna migliorare la qualità ispettiva, ampliare il potere sanzionatorio e consentire all’Anac di essere più efficiente nei controlli che fa”. E, spiega il magistrato: “Bisogna affrontare la corruzione fuori dall’emergenza, quando non ci sono fatti corruttivi, perché lavorare sull’emergenza è la soluzione peggiore”.