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ITALIA

Depositate le motivazioni della sentenza che dispone l'appello-bis

Cucchi. La Cassazione: "Ingiustificabile inerzia dei medici"

Per la Cassazione è da escludere che Cucchi sia stato picchiato dagli agenti della penitenziaria dal momento che ci sono "plurime deposizioni di fondamentale importanza" secondo le quali il giovane "sarebbe stato aggredito da appartenenti all'arma dei carabinieri 

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Roma Depositate le motivazioni con cui la Cassazione ha annullato l'assoluzione di cinque medici dell'ospedale Pertini in servizio nel 2009 quando era stato ricoverato Stefano Cucchi, deceduto dopo una settimana.

Nelle 57 pagine delle motivazioni, i giudici sostengono che i medici avevano una "posizione di garanzia" a tutela della salute di Stefano Cucchi e il loro primo dovere era diagnosticare "con precisione" la sua patologia anche in presenza di una "situazione complessa che non può giustificare l'inerzia del sanitario o il suo errore diagnostico". 

Netto il giudizio espresso dalla Suprema Corte sul lavoro svolto nel secondo grado di giudizio. Gli 'ermellini' scrivono che è di "manifesta illogicità" la decisione con la quale la la Corte di assise di Appello "ha escluso di procedere ad un nuovo accertamento peritale".

Sulle cause della morte del ragioniere, scrive la Cassazione condividendo le parole usate nella sua requisitoria dal Pg Nello Rossi, non può esserci "una sorta di resa cognitiva". Ad avviso degli 'ermellini' era ben argomentata, dai giudici di primo grado che avevano condannato i medici del Pertini, l'individuazione della causa della morte del giovane per mancanza di nutrimento in un soggetto già sottopeso e politraumatizzato.

Nel processo bis ai cinque medici rinviati a giudizio dalla Cassazione con l'accusa di omicidio colposo nei confronti di Cucchi ricoverato nel reparto per detenuti, oltre alle cause della morte, dovrà essere accertata - sottolinea il verdetto - "la concreta organizzazione della struttura, con particolare riguardo ai ruoli, alle sfere di competenza e ai poteri-doveri dei medici coinvolti nella vicenda".

Si riapre così il processo per il primario Aldo Fierro, per Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis e Silvia Di Carlo. Secondo il verdetto, gli stati patologici di Cucchi, preesistenti e concomitanti con il politraumatismo per il quale fu ricoverato, avrebbero dovuto imporre "maggiore attenzione ed approfondimento", con ricorso alla "diagnosi differenziale".

La Cassazione ha escluso che il ragazzo sia stato picchiato dagli agenti della penitenziaria dal momento che ci sono "plurime deposizioni di fondamentale importanza" secondo le quali il giovane "sarebbe stato aggredito da appartenenti all'arma dei carabinieri, quindi prima di essere 'preso in carico' dagli agenti di polizia penitenziaria tratti a giudizio". 

Il verdetto dei supremi giudici ricorda anche, rispetto alle testimonianze, la "disarmante sicurezza e semplicità del teste Schirone, uno dei carabinieri della stazione Casilina, che tradussero il Cucchi dalla stazione di Tor Sapienza in tribunale e che disse 'era chiaro che era stato menato'".

Inoltre - prosegue la Cassazione - ci sono le deposizioni degli assistenti di polizia penitenziaria Bruno Mastrogiacomo e Mauro Cantone "che si occuparono di Cucchi presso il carcere di Regina Coeli, nonchè dell'infermiera Silvia Porcelli, che ebbe in cura Cucchi presso l'ospedale Perini, i quali tutti hanno riferito di avere appreso dal Cucchi di essere stato picchiato dai Carabinieri".

La sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, a caldo ha detto: "Siamo molto soddisfatti: il nostro ricorso era fondato quasi esclusivamente sul fatto che si sarebbe dovuto paralre di omicidio preterintenzionale e non di
lesioni".
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