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FOOD

Menù stellari

Cibo italiano per gli astronauti: a Torino la fabbrica dello space food

Un'azienda piemontese crea piatti su misura per gli astronauti dell'Esa diretti sulla Stazione Spaziale Internazionale. Per Luca Parmitano ha prodotto versioni particolari di lasagne, risotto, caponata, parmigiana di melanzane e tiramisù. Per ogni ricetta può servire più di un anno di ricerche. Il prossimo passo? Il caffè espresso

Un piatto realizzato con space food
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di Andrea BettiniTorino Nel 1961, durante il primo volo di un uomo nello spazio, Yuri Gagarin mangiò il contenuto di tre tubetti simili a quelli del dentifricio e contenenti una purea di carne e crema di cioccolato. Lo scorso anno Luca Parmitano portò con sé sulla Stazione Spaziale Internazionale lasagne, risotto, caponata, parmigiana di melanzane e tiramisù. Se oggi in orbita il menù è decisamente più appetitoso di un tempo, il merito è anche di alcuni ricercatori italiani: per gli astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea il cosiddetto bonus food, cioè il cibo delle grandi occasioni, viene prodotto da un’azienda di Torino, la Argotec.

Piatti su misura per gli astronauti
“Gli astronauti hanno un’alimentazione molto controllata – spiega David Avino, managing director di Argotec – Il bonus food fa parte della loro scelta personale e viene consumato in momenti particolari. Circa due anni prima di partire vengono da noi e ci chiedono di preparare dei piatti speciali, generalmente legati alla tradizione culinaria del loro paese di provenienza. Non è possibile mandare qualunque cosa nello spazio, ma facciamo il possibile per accontentarli”.

Più di un anno per una ricetta spaziale 
Il cibo spaziale deve rispettare una serie di rigidi requisiti imposti dalla Nasa, quindi ogni richiesta è una vera e propria sfida. Le briciole ad esempio sono vietate perché a causa dell’assenza di gravità inizierebbero a svolazzare nella ISS rischiando di danneggiare gli strumenti. Il cibo inoltre deve essere poco ingombrante e in grado di conservarsi per mesi, deve essere stabile e sterile, semplice da preparare, da aprire e da mangiare. Un piatto che sulla Terra potrebbe essere preparato in poche decine di minuti può richiedere più di un anno di studio per essere realizzato in versione spaziale.

Gusto e colore 
Anche l’aspetto delle pietanze rappresenta una sfida. Il cibo si mangia innanzitutto con gli occhi e avere a che fare per mesi con alimenti semisolidi o incolori sarebbe piuttosto deprimente per gli astronauti. “È importante salvaguardare la componente nutrizionale del cibo mantenendo i colori perché la percezione visiva influenza il gusto – continua David Avino – Dietro ogni singolo prodotto ci sono mesi e mesi di ricerca e sviluppo”. L’obiettivo sembra essere stato raggiunto: rientrato sulla Terra, Luca Parmitano ha raccontato che il menù italiano da lui portato sulla ISS è stato letteralmente divorato dall'equipaggio ed è stato al centro delle conversazioni degli astronauti per mesi.

Dallo spazio alle regate oceaniche 
Come molti altri prodotti e tecnologie sviluppati per le missioni spaziali, anche lo space food sta trovando applicazioni in ambito terrestre. La Argotec è stata contattata da alcuni velisti con necessità particolari in vista di una serie di regate oceaniche. “La richiesta era abbastanza simile a quella degli astronauti – racconta David Avino – Servivano cibi che potessero essere mangiati facilmente, che non facessero briciole e che fossero controllati dal punto di vista nutrizionale”.

Ora tocca al caffè ISSpresso 
La prossima sfida è far bere agli astronauti un caffè italiano. Argotec, insieme alla Lavazza, è impegnata nel progetto “ISSpresso”, che fornirà alla Stazione Spaziale Internazionale una macchina per il caffè a capsule studiata appositamente per l’ambiente spaziale. Si sta lavorando per farla portare in orbita a novembre all’astronauta Samantha Cristoforetti. Dall’antipasto all’espresso, a quel punto il menù spaziale sarà davvero completo.  
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