Original qstring:  | /dl/rainews/articoli/Comunali-2016-Pd-Una-sconfitta-senza-attenuanti-a-Roma-e-a-Torino-b4f6d756-3ba1-4447-a7e5-23ded7af26dd.html | rainews/live/ | true
POLITICA

Il punto

Comunali 2016. Il Pd: "Una sconfitta senza attenuanti a Roma e Torino"

La vittoria a Milano e a Bologna permette al Partito democratico di evitare il cappotto nelle grandi città. Ma non di evitare una sconfitta di fatto. Un quadro che Renzi continua a definire "frastagliato" anche se, a suo avviso, le comunali no sono un test nazionale sul governo 

Condividi
Il Movimento 5 Stelle conquista per la prima volta due metropoli e trionfa a Roma e Torino. Il Pd perde la metà dei sindaci, ma tiene Milano, Bologna e Cagliari. Il centrodestra riprende quota a Trieste e conquista 10 sindaci nei comuni capoluogo di provincia. De Magistris si conferma sindaco di Napoli contro tutti. A Benevento rispunta Mastella, sostenuto dal centrodestra.

Complessivamente le comunali 2016 nei comuni capoluogo di provincia assegnano 10 sindaci al centrodestra; 9 sindaci al centrosinistra; 3 sindaci al Movimento 5 Stelle; 3 sindaci alle liste civiche; 1 sindaco alla sinistra. Nelle precedenti elezioni il centrosinistra ebbe 21 sindaci; il centrodestra 4; la sinistra 1; il Movimento 5 Stelle nessuno.

Giachetti: "Vorrei che fosse chiaro che questa sconfitta mi appartiene"
"Vorrei che fosse chiaro che questa sconfitta mi appartiene". Così il candidato Pd alla poltrona di sindaco di Roma ha commentato l'esito del voto.

Orfini: "Riconosciamo gli errori"
Intanto Matteo Orfini, commissario del Pd Roma, ammette su Facebook:"Dopo un risultato come quello di Roma credo che solo una cosa non si possa fare: discutere per finta. Abbiamo il dovere della sincerita'. Che significa riconoscere gli errori, ma anche ricostruire i fatti con precisione per evitare di sbagliare ancora. E vale per tutti, prima di tutto per me. Provo a dare il contributo iniziale".

Fassino: "C'è stata convergenza tra M5s e centrodestra"
Il sindaco uscente di Torino, Piero Fassino, sconfitto al ballottaggio da Chiara Appendino (M5S) ha invece dichiarato: "La convergenza della destra con il M5s determina una maggioranza che consente l'elezione di un sindaco. Queste deve far fare delle riflessioni di quadro politico, perché questo avviene in tutte le città in cui al ballottaggio vanno centrosinistra e M5s, non avviene dove vanno al ballottaggio centrosinistra e centrodestra".

La vittoria a Milano e a Bologna permette al Partito democratico di evitare il cappotto nelle grandi città
La vittoria a Milano e a Bologna permette al Partito democratico di evitare il cappotto nelle grandi città. Ma non di non riconoscere una sconfitta complessiva, pur in un quadro che Renzi continua a definire "frastagliato" tale da non poter considerare, a suo avviso, le comunali un test nazionale sul governo. Ma il premier non vuole sottrarsi alla realtà, ammette la sconfitta "senza attenuanti" a Roma e a Torino e la "durezza" della perdita a Novara e a Trieste.

Per questo anticipa la direzione nazionale, prevista per il 27, a venerdì 24, giorno che la minoranza aveva scelto per avviare, nell'analisi del voto, la resa dei conti contro il segretario, da mesi indicato come incapace di gestire il Pd.

Renzi, consapevole di essere al tornante più difficile da quando è alla guida del governo e del partito, non ha intenzione di incassare accuse che vengono "da chi da mesi parla solo male del governo e del Pd". Ma il "lanciafiamme" contro la minoranza, in base alle priorità del premier, può aspettare: dopo le comunali, il referendum istituzionale diventa a maggior ragione lo spartiacque del suo futuro politico. Ed il risultato di Roma, con il trionfo della Raggi, e di Torino fa scattare il campanello d'allarme: in entrambe le città il centrodestra ha votato le candidate grilline per colpire Renzi e il Pd che, ammettono i dem in base all'analisi del voto, non sfonda invece al centro.

"Un'alleanza che si riproporrà al referendum visto che lì la posta in gioco è dichiaratamente il governo", sostengono più dirigenti che a questo punto chiedono una revisione della strategia nella campagna mediatica, più sul merito della riforma e meno rivolta a politicizzare la sfida. E si cercherà di compattare il Pd, evitando che prenda largo la frangia del no, di chi vorrebbe che la sinistra interna si smarcasse promuovendo comitati per il no. Pier Luigi Bersani non vuole la rottura ma da domani non farà sconti agli errori del segretario e chiederà una netta correzione di rotta.
Condividi