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POLITICA

Al Senato vogliono un omicidio politico. Forza Italia in piazza il 27

Berlusconi: "La decadenza è un golpe". "Napolitano mi dia la grazia"

Il Cav al Colle: 'Niente richiesta, cancelli l'ignominia dei servizi sociali. Al Senato omicidio politico'. Attacca toghe e Corsera: 'Sto con Dell'Utri, Mangano un eroe'. Quirinale per ora tace. Stop del Pd su rinvio voto: 'Basta ricatti'. Alfano presenta Ncd, rissa con i falchi: 'Noi primo partito del centrodestra'

Silvio Berlusconi
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Roma "Un colpo di Stato, un golpe". Dopo essersi morso la lingua per mesi, Silvio Berlusconi sfida quelli che considera i suoi 'carnefici', quanti il 27 novembre in Senato si accingono a perpetrare il suo "omicidio politico". "Non pensino che lasceremo che questo colpo di Stato si realizzi senza reagire", tuona minaccioso.


E' un fiume in piena il Cavaliere: prima incita il suo popolo a scendere in piazza; poi attacca apertamente il Colle chiamando in causa Giorgio Napolitano che dovrebbe sottrarlo alla "umiliazione ridicola e inaccettabile dei servizi sociali", concedendogli la grazia senza che lui debba chiederla. La sfida urbi et orbi è lanciata. "Non mi dimetto prima, non ci penso nemmeno. Aspetterò che votino. Che si assumano la responsabilità di una cosa di cui si dovranno vergognare per sempre", dice il Cavaliere in un'intervista al Mattino. Ma è solo un 'antipasto' di quanto dichiarerà in serata, davanti alla platea dei giovani di Forza Italia.
 

Perché a quattro giorni dal voto del Senato sulla sua decadenza l'ex premier si convince che non ha più senso tirare il freno per permettere alla 'diplomazia' di lavorare. E allora, tra gli applausi delle giovani leve azzurre, lancia l'offensiva. Parla per un'ora e venti e appare un po' stanco: "Sono tre notti che non dormo" perché "mi preoccupa moltissimo" non la mia sorte, ma "l'attacco in corso alla nostra libertà, senza che nessuno si alzi" per opporsi. Poi una serie di duri attacchi alle toghe di Magistratura democratica: "Giudicano per ideologia politica o per 'do ut des'".
 

E anche una stilettata al Corriere della Sera, che per primo pubblicò l'avviso di garanzia del '94: "E' da sempre organo ufficiale, anzi non ufficiale, della procura di Milano". E ancora: Sergio De Gregorio è stato "convinto dai pm ad accusarmi". Vittorio Mangano? "Credo che Marcello Dell'Utri abbia detto bene quando l'ha definito eroe". Prepara la platea, Berlusconi. Racconta i "venti anni di persecuzione" che lo costringono adesso a salire sulle barricate.

 
Annuncia che in una conferenza stampa, che potrebbe tenersi già lunedì, dimostrerà "con carte ineludibili" la sua innocenza e l'assenza di ogni responsabilità nel processo Mediaset. E' una "sentenza politica, incredibile, assolutamente infondata, utilizzata per porre le basi per un processo di decadenza per l'omicidio politico del leader del centrodestra". "Mercoledì 27 ci sarà il voto del Senato per fare fuori il presidente del centrodestra", spiega Berlusconi ai ragazzi, si alza in piedi, appare rinvigorito.
 

"Questa operazione si chiama colpo di Stato", scandisce. Poi proclama: "Sfidiamo apertamente questa sinistra dell'odio che non ha mai rinnegato la sua storia e l'ideologia più criminale e disumana del mondo: non pensino che lasceremo che questo golpe si realizzi senza reazione". Berlusconi non accetta i servizi sociali: "Io dovrei essere riabilitato?". E' "umiliante" sentirsi dire di andare a "pulire i cessi" o a "mandar giù la pancia lavorando a Scampia". L'affidamento in prova sarebbe "un'umiliazione per me e per il Paese".
 

Per questo "il presidente della Repubblica non dovrebbe avere un attimo di esitazione a dare, senza che io presenti la richiesta, perché ho la dignità di non chiederla, un provvedimento che cancelli l'ignominia". Un'ipotesi cui al momento dal Quirinale non è arrivata alcuna reazione. Il Colle, a caldo, sembra non volersi far trascinare in una polemica che potrebbe prendere strade imprevedibili in una fase delicatissima della vita politica, tra approvazione della legge di Stabilità e il voto di mercoledì sulla decadenza di Berlusconi da senatore.
 

"Non ho paura, niente da farmi perdonare, sono completamente innocente", avverte il Cavaliere. E 'chiama' il suo popolo alla piazza, che è già stata prenotata per il 27, per una manifestazione in via del Plebiscito che potrebbe spostarsi anche sotto il Senato ("Reagiamo uniti alla violenza"). Il Pd, con Danilo Leva, lo avverte: è inaccettabile questa "orgia di affermazioni eversive".
 

Ma Berlusconi ha deciso e va dritto per la sua strada. Lunedì una riunione congiunta dei gruppi di Camera e Senato di Fi, dovrebbe prendere la decisione di uscire dalla maggioranza in occasione del voto sulla legge di stabilità, che ha già oggi visto l'astensione al Senato. Il leader di Fi, che non degna di un accenno l'ex pupillo Alfano, sembra prepararsi al suo futuro politico da leader dell'opposizione. E avverte Matteo Renzi: contro di lui "abbiamo un colpo segreto".
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