ITALIA
La sentenza della Corte Europea per i diritti umani
Strasburgo condanna l'Italia: è un diritto dare ai bambini anche solo il cognome della madre
La sentenza in seguito al ricorso di una coppia italiana cui era stata negata la possibilità di attribuire alla figlia il nome di famiglia materno. La corte invita l'Italia ad adottare riforme adeguate
"Sono ovviamente entusiasta, è un'altro passo avanti verso il progresso e servirà soprattutto ai nostri figli". Lo dichiara all'Ansa Alessandra Cusan la mamma che insieme al marito Luigi Fazzo si è battuta per vedersi riconosciuto il diritto di attribuire alla figlia Maddalena, nata nell'aprile 1999, il cognome materno. La ragione di tale scelta derivava dall'attaccamento che i due avevano al nonno materno, deceduto nel 2011, e che secondo la coppia era un filantropo, del quale sarebbe rimasta cancellata la memoria.
Violato il diritto di non discriminazione tra i coniugi
L'Italia, secondo la Corte, avrebbe violato il diritto di non discriminazione tra i coniugi (art.14 della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo) in congiunzione con il diritto al rispetto della vita familiare e privata (art. 8). In particolare, i giudici sostengono che "se la regola che stabilisce che ai figli legittimi sia attribuito il cognome del padre può rivelarsi necessaria nella pratica, e non è necessariamente una violazione della convenzione europea dei diritti umani, l'inesistenza di una deroga a questa regola nel momento dell'iscrizione all'anagrafe di un nuovo nato è eccessivamente rigida e discriminatoria verso le donne".
Il doppio cognome non garantisce l'eguaglianza
La Corte di Strasburgo riconosce che la Corte costituzionale italiana ha sollecitato un intervento in materia, ma sottolinea anche che "devono essere adottate delle riforme nella legislazione e nella pratica italiane" per renderle compatibili con la sentenza di oggi. I giudici sottolineano anche che la possibilità introdotta nel 2000 di aggiungere al nome paterno quello materno non è sufficiente a garantire l'eguaglianza tra i coniugi e che quindi le autorità italiane dovranno cambiare la legge o le pratiche interne per mettere fine alla violazione riscontrata.