POLITICA
Dopo il referendum
Crisi di governo, l'ironia di Franceschini su Twitter: "Domani farò accordo con Grillo e Salvini"
Il nome del Ministro per i Beni culturali catalizza le attenzioni mentre al Quirinale sono in corso le consultazioni per il dopo-Renzi
Su Twitter gioca la carta dell'ironia
"Niente male i retroscena: ieri ho fatto accordo con Berlusconi, oggi con D'Alema. Anticipo per i giornalisti: domani con Grillo e poi Salvini". Lo scrive il ministro della Cultura, Dario Franceschini, su twitter. Luc 091249 DIC 16
Niente male i retroscena: ieri ho fatto accordo con Berlusconi,oggi con D'Alema. Anticipo per i giornalisti: domani con Grillo e poi Salvini
— Dario Franceschini (@dariofrance) 9 dicembre 2016
I retroscena e il ruolo di Franceschini nel Pd
Secondo gli analisti sarebbe un vero braccio di ferro quello in atto nel Pd, ma stavolta Matteo Renzi non deve confrontarsi con Pier Luigi Bersani, come accaduto in questi anni, ma con Dario Franceschini, l'uomo che fin qui è stato il pilastro più importante del renzismo nel partito e che viene accreditato come il più vicino alle posizioni del Quirinale. Luigi Zanda, capogruppo al Senato e Franceschini hanno lanciato sul Corriere della sera l'idea di far restare Matteo Renzi fino al 2018, non proprio la linea illustrata ieri dal segretario del partito nella direzione-lampo.
'Exit strategy' nuovo governo a tempo
Franceschini questa mattina ha chiamato al telefono deputati e senatori che fanno riferimento alla sua area per ribadire la sua contrarieta' a chi tra i dem mette in giro voci di trame e manovre di palazzo. Nessuna congiura da parte mia, la tesi. Ma nei fatti le posizioni nel Pd al momento non sono univoche: da una parte c'e' la minoranza dem e i franceschiniani che non vedono il motivo per cui occorra andare a votare al piu' presto; dall'altra i renziani (e anche i 'giovani Turchi' di Orlando e Orfini, in realta') che puntano alle urne anticipate se non dovessero maturare le condizioni per una nascita di un esecutivo di scopo. Con questo clima di sospetti - ripetono i franceschiniani - si distrugge il partito.
La linea dei vertici Pd non cambia, nonostante il capogruppo al Senato Zanda oggi in un'intervista abbia aperto alla necessita' di arrivare al 2018. O c'e' un'assunzione da parte di tutti oppure il voto. Chiaramente dipendera' dall'arbitro in campo, ovvero Sergio Mattarella, l'esito della partita sia tra le forze di maggioranza e opposizione che tra le correnti dem. Ma il 'match' si giochera' soprattutto nel campo del Nazareno. Sulla base dei numeri: quelli in direzione e quelli parlamentari. E un asse tra renziani, giovani yurchi e i parlamentari che fanno riferimento a Martina metterebbe in minoranza i franceschiniani. Ma il Capo dello Stato e il ministro della Cultura in questa fase stanno agendo in un'unica direzione: ovvero quella di sminare il terreno. L'obiettivo e' far capire a Renzi che non e' in atto alcuna sfida al premier dimissionario.