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POLITICA

Intervista a "Porta a porta"

Crisi migranti, Renzi: o aiuto o nel 2017 veto su bilancio Ue

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Sulla crisi dei migranti "abbiamo affrontato una situazione inedita per colpa di errori commessi in passato, come il bombardamento in Libia. Fu un errore e Berlusconi non può dire 'io non volevo farlo'".

Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a 'Porta a Porta'.

"Bisogna assumersi una responsabilità. Se c'è stato un errore, è stato un errore del governo Berlusconi, e poi del governo Monti e del governo Letta sul trattato di Dublino. Noi non siamo più in condizione di reggere questa situazione, abbiamo tempo sei mesi massimo", ha aggiunto Renzi. "Il meccanismo venti miliardi da mettere e 12 da prendere non regge più, ma se l'Ungheria o la Slovacchia ci fanno la morale sui migranti e non ci danno una mano e poi vogliono i nostri soldi, nel 2017, quando inizia la discussione sul bilancio, l'Italia sia a fianco del governo che dice 'non ce n'èassolutamente' i soldi noi li mettiamo se ci sono gli oneri anche da parte degli altri Paesi Siamo pronti a mettere il veto. I contanti non passano dai muri, se tiri su un muro i soldi degli italiani te li scordi", ha chiosato. E poi chiarisce: "O blocchiamo l'afflusso entro il marzo 2017 o l'Italia non riuscirà più a reggere quello che è successo quest'anno".

La vicenda di Goro
"Quella di Goro e Gorino è una vicenda difficile da giudicare. Da un lato c'è l'atteggiamento di comprensione, anche se non condivisione, verso una parte della popolazione che è molto stanca, ed è preoccupata per le notizie di nuovi arrivi. Dall'altra parliamo di 11 donne e 8 bambini. Probabilmente da parte dello Stato è mancato nel senso del confronto. Ma voglio essere chiaro: l'Italia che conosco io, quando ci sono 11 donne e 8 bambini si fa in 4 per risolvere il problema". Così il premier commenta l'iniziativa di alcuni cittadini di Goro e Gorino per bloccare l'arrivo dei migranti.

"Anche io errori come personalizzare il referendum"
"Anche io ho fatto degli errori, ho sbagliato a comunicare sulla scuola e sul referendum a personalizzare troppo", ha quindi affermato Renzi.

L'addio ad Equitalia
Un passaggio il premier lo dedica anche alla cancellazione di Equitalia che, spiega, è già in vigore. L'obiettivo, con la prossima conversione del decreto fiscale, appena pubblicato in Gazzetta ufficiale, è che anche gli interessi e l'aggio che finora si è pagato sulle more diventino "più ragionevoli, quasi inesistenti". Anche se, spiega, dovrà restare un meccanismo per punire chi non paga le tasse ripetutamente. Quel che cambia è la natura: non sarà più una società per azioni. "Equitalia sparisce - sottolinea - non c'è più perché chi l'ha concepita l'ha pensata per far fare cassa alla Pubblica amministrazione e non per il cittadino".

I costi della politica
Più articolato il discorso sulla proposta di legge del M5S di dimezzare lo stipendio dei parlamentari, oggi rinviata in Commissione alla Camera e che ha visto Beppe Grillo protagonista nei loggioni di Montecitorio assistere incredulo al non voto voluto anche dal Pd. Il segretario del Pd si dice "disponibile a ridurre e anche a dimezzare lo stipendio, a condizione che non sia uno scherzetto, non sia la 'mossa' dei Cinquestelle". Quindi alza la posta. La riduzione va bene, ma va legata alla effettiva presenza in aula. "Chi non va in Parlamento io non lo pagherei". E aggiunge: "Se i parlamentari si dimezzano lo stipendio, prendono quanto prende il presidente del Consiglio o un ministro e arriviamo tranquillamente alla fine del mese". Quindi una battuta su Luigi Di Maio: "E' sempre in missione, ma in missione ci vanno i missionari, non i parlamentari". Quindi l'affondo: "Grillo si è inventato 'la mossa' per andare contro di me, siccome con il referendum tagliamo i costi della politica e riduciamo il numero dei parlamentari lui si trova in difficoltà a spiegare che voterà No". Infine chiede a Vespa di organizzare una puntata con lui e Beppe Grillo: "Così si fa due chiacchiere", aggiunge.

"Non ho capito cosa voterà Bersani"
Più cauto invece il premier sulle faccende di partito. A Pier Luigi Bersani, ospite a 'Otto e Mezzo' proprio mentre Renzi registra a Porta a Porta, il presidente del Consiglio manda a dire che gli pare strano che voti No al referendum. Chi per "tre volte ha votato a favore della legge in Parlamento". "Non ho ancora capito cosa voterà Bersani", puntualizza. E in risposta a quanto affermato da Bersani che si è detto disposto a votare Sì soltanto qualora l'Italicum venga "rottamato", Renzi risponde: "Se uno poi vuole la certezza che la legge cambi, credo proprio che cambierà". Partita aperta nel Pd, dunque, fino al 4 dicembre. Intanto, la prossima settimana ci sarà l'appuntamento dei democratici 'renziani' alla Leopolda di Firenze dove, per ammissione dello stesso premier, "non è ancora stato organizzato nulla".
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