POLITICA
Palazzo Madama
Ddl Riforme, Il Pd critica Grasso: "Un' ora e mezzo per un voto"
Inizia in Aula il voto sugli emendamenti. Il presidente Grasso ha accolto il voto segreto solo su quelli che riguardano le funzioni della Camera e le minoranza linguistiche
Le reazioni dei partiti
Francesco Russo, del Pd, ha riferito ai giornalisti la posizione assunta dal suo partito in Giunta: "il regolamento del Senato prevede il voto segreto solo su una serie di articoli della prima parte della Costituzione riguardanti i diritti fondamentali. La stragrande maggioranza degli emendamenti fanno riferimento strumentalmente a quegli articoli, ma trattano altri temi, come l'elezione diretta dei senatori, o il taglio del numero dei deputati. Per noi lo scrutinio segreto si può concedere solo quando questi diritti sono il tema prevalente dell'emendamento". Analoga la posizione di Donato Bruno e Maria Grazia Bernini di Forza Italia, di Salvatore Torrisi di Ncd e Linda Lanzillotta di Sc. Nitto Palma e Karl Zelelr hanno insistito che lo scrutinio segreto si tenga per quegli emendamenti in cui il tema dei diritti costituzionali sia prevalente. Loredana De Petris(Sel), che ha fatto richiesta dei voti segreti, ha ricevuto l'appoggio di M5s. I "pentastellati", ha spiegato Maurizio Buccarella, non hanno chiesto alcun voto segreto ma sono d'accordo a che esso sia effettuato.
Il Pd protesta durante il voto
E durante il voto è intervenuto il capogruppo del Pd Luigi Zanda per far osservare come dopo quasi due ore di Aula è stato votato un solo emendamento alle riforme. "Il presidente Grasso - ha detto rivolgendosi al vicepresidente di turno Maurizio Gasparri - aveva parlato di poteri di armonizzazione, Chiedo alla presidenza se può informare l'aula su tali poteri. Un ora e mezzo per votare un emendamento ci dica molto su quale è il nostro futuro".
Per Renzi e Boschi nessun ostacolo
Ostenta ottimismo il ministro Maria Elena Boschi, che spiega di non essere preoccupata per l'allungarsi dei tempi, anche se "speriamo che smettano di fare ostruzionismo per il bene del Paese". Anche il premier Matteo Renzi torna a minimizzare i problemi che si registrano al Senato, con le barricate innalzate da grillini e Sel - questi ultimi autori della maggior parte degli emendamenti presentati al testo del ddl - e con le fibrillazioni interne a Pd e FI. Il presidente del Consiglio, presente oggi all'inaugurazione dell'autostrada Brebemi, prima ironizza sulla lentezza dei lavori a palazzo Madama ("Quest'estate lavoreranno in tanti, dai senatori in poi..."), poi afferma deciso: "Non c'è ostacolo che possa fermarci. Possono rallentarci, ma non fermarci. Alla fine di questo percorso l'Italia sarà nelle condizioni di tornare a correre". E garantisce: "Qui non molla nessuno. Quando hai la forza di milioni di italiani che dicono 'anche se non mi sei simpatico ti voto', quando sei a questo livello, non ci sarà nessun ostacolo in grado di fermarci".
Insomma, Renzi non prevede grossi ostacoli sul cammino delle riforme: "Potranno rallentare" l'iter, "potranno fare in modo che si stia ad agosto a lavorare, e non è un male, potranno rallentare diqualche tempo. Ma non ci fermeranno", ribadisce il premier che derubrica a "scherzetti" le possibilità che con il voto segreto i detrattori del ddl riforme possano ottenere qualche risultato: i 'frenatori' delle riforme costituzionali potranno "fare qualche scherzetto sul voto segreto al Senato, ma andremo alla Camera e lo cambieremo".
La mediazione di Finocchiaro e Calderoli
Intanto, i due relatori, Finocchiaro e Calderoli, tentano una mediazione su alcuni ritocchi, tra cui i referendum e l'elezione del Capo dello Stato, lasciando intatta la questione della non elettività dei senatori. In particolare, l'attenzione si concentrerebbe sulla possibilità di abbassare il numero di firme necessarie per presentare i quesiti dei referendum abrogativi, che nel testo attuale è fissato a 800mila. Un altro punto sul quale si starebbe lavorando riguarda le competenze del Senato in materia di bilancio dello Stato. Infine, nel 'faro' acceso dai relatori su possibili modifiche, vi sarebbe anche lo snodo cruciale della modalità di elezione del Presidente della Repubblica, individuando una platea più ampia di 'grandi elettori'. Ma fra le proposte in campo, com'è noto, vi è anche la possibilità di far ricorso ad un'elezione popolare nel caso non si riesca a centrare l'obiettivo dopo un certo numero di scrutini nel Parlamento in seduta comune.