Strappo nella maggioranza
Manovra, Mdp non vota la relazione al Def, Pisapia: "D'alema divide, faccia passo di lato"
La manovra per il 2018 parte da un valore di 19,58 miliardi, 10,9 miliardi di deficit e 8,62 di coperture tra entrate e tagli di spesa. Il ministro dell'economia, Padoan, prevede un milione di posti di lavoro in più in 4 anni, sostenendo di aver "avviato un percorso con le forze di governo, Pd, Mdp, Ap, volto a definire le ipotesi di intervento per investimenti, lavoro, lotta alla povertà e salute".
Ma Mdp non voterà la relazione al Def, approvando però lo scostamento di bilancio. Non solo: esce dall'esecutivo e apre la stagione dell'appoggio esterno al governo. Giuliano Pisapia nega oggi di essere deluso dallo strappo, ma punta il dito contro D'Alema "Deve fare un passo di lato" perché "anche lui è divisivo" dice a Radio Capital, rispondendo così alla richiesta che D'Alema gli ha rivolto di fare un passo in avanti, candidandosi alle elezioni.
"D’Alema - dice l’ex sindaco - sa perfettamente che io sono a disposizione di un progetto unitario e invece continua a fare dichiarazioni che dividono. Era favorevole che oggi non si votasse lo scostamento di bilancio, che avrebbe portato all’aumento dell’Iva. Io e altri abbiamo voluto fare un percorso diverso Io - spiega- sono dell’idea che chi non ha obiettivi personali potrebbe fare un passo di fianco. Bisogna essere in grado di unire".
"Non mi aspettavo altro di diverso, non c'è uno strappo. Era fondamentale che Mdp non votasse contro lo scostamento di bilancio, c'erano deputati e senatori che volevano votare contro lo scostamento e invece ora inizia un percorso" aggiunge. Con la decisione di ieri "non si chiudono le porte alla trattativa e si salvaguardano" alcune "somme per fare passi avanti" con il governo sulla manovra.
"Il mio obiettivo è una sinistra di governo, vedo posizioni differenti ma per un po’ vado avanti, queste settimane sto girando l’Italia per sentire persone, amministratori e sindaci e poi vedo" aggiunge, spiegando come continuerà il suo impegno nel centrosinistra. "Sapevo delle difficoltà, è evidente che le divisioni sono emerse, ma sono più di ceto politico che tra le persone perché chi è in parlamento ha più problematiche mentre in giro per l’Italia sento le persone che dicono di andare avanti per l’unità. Certo serve una discontinuità con il passato, ma bisogna fare di tutto perché non vinca il centrodestra o M5S" .
Per la manovra percorso in salita
La scelta di Mdp complica il percorso della manovra, anche se nel governo si manifesta cauto ottimismo sull'obiettivo finale: il premier Gentiloni ha incassato il voto sulla variazione dei saldi che è "l'ultimo - viene spiegato - a richiedere la maggioranza assoluta" in questa legislatura. Sulla manovra, se anche si voterà con la fiducia, basterà la maggioranza semplice. Ma la partita si fa più difficile anche per il fattore campagna elettorale. E a sinistra agita le acque una spaccatura tra Mdp e parte di Campo progressista sul voto. I "pisapiani" dissentono anche dalla scelta dei bersaniani di dirsi fuori la maggioranza.
I bersaniani, che al Senato sono determinanti per il governo, decidono di votare la variazione dei saldi, che richiede una maggioranza assoluta, perché far mancare i voti vorrebbe dire far scattare le clausole di salvaguardia. Ma non votano (con una posizione che il Pd reputa pregiudiziale) la relazione al Def: abbassano il quorum, lasciando che venga approvata, ma si tengono le mani libere sulla manovra. Una linea dura, annunciata in mattinata da Roberto Speranza: Mdp si sente "politicamente fuori" dalla maggioranza. Confermata nel pomeriggio dalle dimissioni del viceministro dell'Interno Filippo Bubbico. Nelle prossime settimane anche il cammino della legge elettorale, fortemente voluta dal Pd ma osteggiata da Bersani e Pisapia, rischia di impattare sul percorso della legge di bilancio.
Gentiloni, intanto, lavora per l'obiettivo finale: portare a casa la manovra. Il testo, come ribadito da Padoan, sarà snello, perché i margini sono stretti.