POLITICA
L'ombra della scissione
Direzione Pd, Orfini: grazie a chi c'è, ma non mi rassegno agli addii
Matteo Orfini apre i lavori della Direrzione del Pd con un appello all'unità. Cuperlo rilancia la proposta Emiliano: primarie a luglio
"Chiedo a chi ha fatto una scelta diversa di ripensarci - sottolinea, con riferimento ai bersaniani e a Rossi - penso ci siano condizioni per andare avanti insieme ed evitare addii. Il congresso serve a questo". "Quanto emerso nel dibattito in assemblea e dopo non è tale da giustificare e rendere inevitabile addii dal nostro partito. Credo che ci siano ancora margini per tenere unito questo partito", aggiunge. "Alla commissione che nomineremo oggi spetta il compito di raccogliere le diverse posizioni per vedere se si può fare ancora qualche passo per ricomporre le distanze", dice ancora Orfini, mentre rende noti gli esponenti Pd che propone in direzione per comporre la commissione Congresso: Fregolent, Nardi, Del Barba, Carbone, Bini, Losacco, Ginoble, Di Marzio, Piccione, Montanari, Morassut, Campana, Mancini, Rubini, Bordo, De Maria, Apunzo. A questi si aggiunge il vicesegretario Lorenzo Guerini. La commissione dovrà essere votata dai membri della direzione.
Cuperlo rilancia la proposta di Emiliano: primarie a luglio
"In questa vicenda nessuno si senta sconfitto: potremmo uscirne sconfitti un po' tutti. Il tempo degli appelli potrebbe essere scaduto ampiamente: perciò avvio una proposta" per provare a evitare la scissione. "Avviamo il congresso, prevediamo la prima fase di confronto programmatico, poi affrontiamo assieme le amministrative. E chiudiamo il percorso con le primarie per la scelta del segretario entro la prima parte del mese di luglio". Lo dice Gianni Cuperlo in direzione Pd, rilanciando la proposta già avanzata la scorsa settimana da Michele Emiliano. "Luglio non è una violenza sulle regole e potrebbe essere una scelta da rivendicare come spiraglio per tutelare il simbolo e la comunità. Lo valuti la direzione", propone Cuperlo, sottolineando, come garanzia, che un'eventuale sconfitta alle amministrative di giugno non verrebbe addossata al segretario uscente Matteo Renzi ma sarebbe "responsabilità di tutti".