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SALUTE

sanità

Disorganizzazione e pessima scrittura i problemi della sanità italiana

negli ultimi 25 anni il numero di denunce a carico dei medici e strutture sanitarie è cresciuto del 300%, le cause pendenti sono 12.000, con richieste di risarcimento danni per 2,5 miliardi di euro. E l’80% degli errori in terapia sono dovuti alla cattiva scrittura di chi fa la prescrizione.  

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Continuiamo ad essere tra le prime 5 sanità al mondo, ma siamo anche quella in cui un malato su due dichiara di aver paura di incorrere in un errore medico, quando mette piede in un ospedale. E se il buongiorno si vede dal mattino, trovarsi davanti il caos di un pronto soccorso o certe strutture fatiscenti non rassicura i malati: i dati elaborati dall’Associazione Salute e Società Onlus in qualche modo giustificano questa diffidenza, su 8 milioni di ricoveri sono 320 mila i casi di danni, e potrebbero essere evitati. Innanzitutto con una diversa organizzazione, visto che solo 1 terzo dei casi di cosiddetta malasanità è addebitabile a negligenza o imperizia del personale sanitario: la maggior parte son dovuti per esempio alla pessima scrittura di chi compila una ricetta o prescrive un esame. Semplicemente, il farmacista o l’infermiere non capisce quei geroglifici, e capita che prenda fischi per fiaschi. Basterebbe scrivere in stampatello, o forse abituarsi a usare un computer, ed il maggiore dei problemi sarebbe risolto. C’è poi il capitolo delle infezioni ospedaliere, 450mila ogni anno, moltissime portano alla morte chi ne è colpito: un terzo potrebbero essere risparmiate applicando le normali procedure, lavandosi le mani, usando guanti sterili per ogni paziente, evitare di contaminare il luogo di lavoro con cellulari e tablet.

E’ pur vero che nel penale il 99% delle cause contro i medici finisce in un nulla di fatto, e nel civile si vince la metà delle volte, ma le cause continuano a crescere, sono 12 mila quelle pendenti in tutti i tribunali italiani, 2 miliardi e mezzo le richieste di risarcimento. A cui fa da contraltare l’aumento esponenziale dei premi assicurativi che soprattutto ortopedici, anestesisti, ginecologi sono costretti a far fronte, con una ricaduta pesante sul sistema sanitario, quindi sulle nostre tasse: oramai è arrivata a 13 miliardi l’anno la medicina difensiva, analisi e ricoveri non dovuti, fatti al solo scopo di proteggersi le spalle.

 
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