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EUROPA

Europee: il centro-sud spinge la Lega nazionale, il Pd forte in città

Analisi del voto

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La nuova Lega di Matteo Salvini è uscita dalle urne delle europee sempre più come un partito nazionale, allontanandosi dal "sindacato del Nord" fondato da Umberto Bossi. Non solo è infatti il primo partito, con il 34,33% dei consensi, ma aumenta sensibilmente nel Centro e al Sud, dove M5s rimane il partito più votato, pur dimezzando i voti. Il Movimento di Davide Casaleggio e Luigi Di Maio si ferma al 17,07% e rispetto alle politiche ribalta in negativo i rapporti di forza con l'alleato di governo e in più subisce il sorpasso dal Pd allargato di Nicola Zingaretti, che ottiene un 22,69%, con candidature da Pisapia e Calenda passando dal cattolicesimo sociale di Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa. E rimane forte polo di attrazione, a differenza del partito di Salvini, nelle città grandi e medio-piccole.

La Lega compie comunque un exploit rispetto sia alle Europee del 2014 quando ottenne il 6,16%, sia alle politiche del 2018, in cui si attestò al 17,35%. Anche in termini di voti reali il balzo è indubitabile: dal 1.686.556 voti del 2014 e dai 5.698.687 del 2018 ai 9.153.634 di domenica. Il partito di Salvini è la forza con maggiori consensi non solo nel Nord (40,70 a Ovest e 41,01 a Est) ma anche nel Centro, dove è il primo partito nelle ex Regioni Rosse, ad eccezione della Toscana, dove Matteo Renzi mantiene il suo appeal, viste le preferenze dei candidati a lui vicini. E la Lega è al 23% in tutto il Mezzogiorno e nelle Isole, dove supera M5s in Abruzzo e in alcune province. Significative le affermazioni a Capalbio, Riace e Lampedusa.

Il M5s subisce un drastico ridimensionamento nel Sud, dove un anno fa aveva superato il 40% in tutte le Regioni, con punte del 45%. Il Sud rimane tuttavia la zona dove il Movimento mantiene un suo appeal (29,16%): a Napoli e provincia, per esempio, è al 39,15%. Al Nord c'è un crollo: in Veneto precipita in un anno dal 23% all'8,91%, in Lombardia all'11,12%, in Piemonte al 13,26%. L'interlocuzione con gli imprenditori sembra finita.

Il Pd di Nicola Zingaretti sale rispetto al 18,76% del 2018, e più che il partito delle Regioni Rosse è quello delle grandi città: è infatti il più votato a Torino, Milano, Genova, Roma, Firenze, Bologna. Anche in altre città dove è secondo (Verona, Palermo, Napoli) registra percentuali superiori che non nella Regione. Ora guarda a +Europa e ai Verdi, che pur non avendo superato il quorum fanno segnare degli interessanti 3,30% e 2,31% in chiave interna.

Nel centrodestra Forza Italia, con l'8,79%, deve constatare un nuovo arretramento sia rispetto alle Europee del 2014 (16,83%), sia rispetto alle ultime politiche (il 14%), subendo l'onta del sorpasso da parte di Fdi in alcune aree un tempo feudo di Silvio Berlusconi. Paradossalmente è il Sud, e in particolare la Sicilia, l'area che dà maggiori soddisfazioni agli azzurri. In crescita Fdi: cinque anni fa il partito sfiorò il quorum del 4% e nel 2018 si attestò al 4,3%; oggi con il 6,46% manderà i suoi parlamentari a Strasburgo.

Intanto, secondo l'ultima proiezione dei seggi del Parlamento europeo, il Partito popolare ha 177 seggi, i socialisti e democratici ne contano 149, i liberali scendono leggermente a 107, mentre sono 69 i deputati per i Verdi. I conservatori e riformisti dell'ECR ne hanno 62, 58 seggi per i sovranisti di ENF, il gruppo del Movimento 5 Stelle EFDD 54 seggi, 39 per la GUE, altri 36 deputati non hanno ancora collocazione politica.
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