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ITALIA

Operazione congiunta di Polizia e Carabinieri

Far west a Napoli, un video documenta la guerra tra clan della Camorra. Arrestate oltre 60 persone

Immagini riprese da microcamere nascoste dai carabinieri mostrano "l'occupazione militare di alcuni quartieri del capoluogo partenopeo. Scene impietose che significano "il dispregio per la vita", commenta il pm Giuseppe Borrelli. Gli arresti hanno permesso di azzerare il clan Cuccaro e i clan D'Amico e De Micco che si contendevano il controllo del territorio nei quartieri di Barra e Ponticelli

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Tre clan coinvolti in inchieste che hanno portato stamani carabinieri e polizia a eseguire, su mandato del gip di Napoli su richiesta della locale Dda, 63 misure cautelari, di cui 60 in carcere e tre con la concessione del beneficio dei domiciliari, allentando la pressione criminale nei quartieri di Barra e Ponticelli del capoluogo campano.

La prima delle tre ordinanze, per complessivi 42 indagati, riguarda la cosca dei Cuccaro-Andolfi, radicata da 20 anni almeno a Barra, con mire espansionistiche nel vicino quartiere di Ponticelli; tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi, non solo affiliati 'storici', ma anche le nuove leve, figli e nipoti dei capoclan, protagoniste degli episodi di violenza determinati anche dall'assenza (perché detenuti o latitanti) dei boss sul territorio.

La seconda ordinanza, per 12 indagati, tutti del clan De Micco, costola dei Cuccaro-Andolfi a Ponticelli, e poi cosca a sé stante dall'agosto 2012, che ha da tempo un contrasto armato con i D'Amico, e riguarda la gestione delle piazze di spaccio e le estorsioni. Dopo l'arresto dei fratelli boss a maggio 2014 Marco e Luigi, il clan ha continuato a operare sotto la direzione del terzo fratello, Salvatore, arrestato a febbraio 2015, e a gennaio 2015 è responsabile di violenti atti di intimidazione, incendi dolosi a case e negozi e sparatorie in strada, per indurre gli operatori economici a pagare il 'pizzo'.

Una terza ordinanza, ancora per 12 indagati, riguarda i D'Amico, e contesta anche reati di omicidio, quale quello di Alessandro Malapena e quello del figlio di una coppia 'eccellente' della camorra napoletana, Anna De Luca Bossa e Ciro Minichini, Antonio, ucciso con Gennaro Castaldi il 29 gennaio 2013, ma anche raid armati, gambizzazioni, pestaggi.

Durante la guerra tra clan, nel rione popolare Conocal, i gruppi camorristici contrapposti entravano in azione anche sparando all'impazzata tra la gente terrorizzata: le azioni sono state riprese dai Carabinieri della compagnia di Torre del Greco (Napoli) durante le indagini.

Le accuse nei confronti degli arrestati sono di tentato omicidio, sequestro di persona, porto e detenzione di armi da sparo, tutto aggravato dal metodo mafioso.

Sessantatre arresti che hanno permesso di "azzerare il clan Cuccaro e i clan D'Amico e De Micco" che si contendevano il controllo del territorio nei quartieri di Barra e Ponticelli. Così il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo spiega il risultato dell’operazione. "Noi abbiamo fatto la nostra parte azzerando i clan, ora discorso passa ad altri organi dello Stato in quei quartieri", ha detto ancora Colangelo.

La situazione dei due quartieri è stata evidenziato anche da Giuseppe Borrelli, procuratore aggiunto a Napoli che ha spiegato come "in alcune zone come il rione Conocal, che era la roccaforte del clan D'Amico, le immagini riprese dai carabinieri offrono il senso di occupazione di un quartiere da parte della criminalità organizzata". Oltre a citare il caso di alloggi popolari assegnati dalla camorra togliendoli ai legittimi assegnatari, Borrelli ha ricordato che "in diverse occasioni carabinieri e polizia hanno rimosso ostacoli fissi messi dai clan per impedire il libero accesso alle strade e dopo 24 ore quegli ostacoli erano di nuovo al loro posto. Si nota un'assenza da parte dello Stato". Tra gli episodi citati da Borrelli per evidenziare il pieno controllo del territorio da parte dei clan c'è una scena quasi cinematografica: "Sembra - dice - più che altro il video di una canzone neomelodica: nelle immagini dei carabinieri si vedono sei moto di grossa cilindrata che occupano tutta la strada indisturbati. Si evidenzia una ritirata degli organismi preposti al territorio da ogni attività".   

Il degrado della zona è stato sottolineato anche dal generale Antonio De Vita, comandate provinciale dei carabinieri di Napoli: "Quelle che ci siamo trovati di fronte - ha detto - sembravano scene non di un quartiere europeo ma di altre zone del mondo. Noi ci impegniamo per liberare questi spazi ma occorre ora mantenerli liberi".   
 
Il capo della squadra mobile di Napoli Fausto Lamparelli, accompagnato dal questore vicario di Napoli Filippo Bonfiglio, ha spiegato che i clan "avevano un'organizzazione militare da fare invidia a corpi scelti", ricordando poi che la "cattura di Angelo Cuccaro il 15 marzo 2014 aveva aperto uno squarcio sull'organizzazione camorristica e ora, oltre ai capi storici, i fratelli Cuccaro, sono stati arrestati anche nipoti, cugini, tutti nel clan e ognuno con compiti specifici".
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