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ITALIA

Fico smentisce Capuozzo: "Sapevo di contrasti non di minacce"

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Il sindaco Rosa Capuozzo non gli parlò mai esplicitamente di ricatti o minacce. Gli riferì soltanto, per averlo appreso quando fu convocata in procura qualche giorno prima, quello che stava emergendo sulla figura di Giovanni De Robbio, il consigliere comunale del M5s indagato per aver tentato di favorire persone vicine a un clan della camorra. E fu l'input per avviare la procedura di espulsione di De Robbio dal movimento, disposta poi dall'intero Direttorio. E' questa la sintesi dell'interrogatorio, reso in qualità di persona informata sui fatti l'8 gennaio scorso da Roberto Fico, esponente di primo piano dei pentastellati.
   
Un'ora è durato il faccia a faccia con il pm Henry John Woodcock, il magistrato della Dda che con i procuratori aggiunti Giuseppe Borrelli e Filippo Beatrice, sta indagando sulle infiltrazioni camorristiche nel Comune di Quarto (Napoli) amministrato dai Cinque Stelle, con una giunta guidata da Rosa Capuozzo, il sindaco che secondo gli inquirenti fu ricattato dal suo compagno di partito De Robbio.
   
''Io non ho mai saputo dalla Capuozzo la vicenda nei termini in cui ve l'ha illustrata'', ha sottolineato Fico quando
Woodcock gli ha letto le dichiarazioni della Capuozzo, soprattutto nel punto in cui si dice impaurita dalle minacce del consigliere comunale. ''Ho appreso dai giornali che la vicenda era più profonda e dettagliata rispetto a quanto riferitomi dalla Capuozzo'', ha spiegato al magistrato. ''Subito dopo - ha ricordato - mi sono confrontato prima con il Direttorio, poi anche con la Capuozzo sulle prospettive future da seguire a Quarto, chiedendo ancora una volta alla Capuozzo se si era sentita minacciata e ricevendo la risposta che non aveva avvertito una vera e propria minaccia''.
   
''La Capuozzo - dice Fico - non mi ha mai parlato in modo espresso e diretto delle minacce e della bagarre con De Robbio. Ha detto però che De Robbio insisteva per l'affidamento ai privati dello stadio di Quarto, e che gli voleva far incontrare imprenditori in una sede non ufficiale e che lei si era rifiutata. Tengo a precisare che se mi avesse parlato anche latamente di minacce subite io le avrei detto di andare a presentare una denunzia, come del resto è accaduto quando le fu recapitato il plico anonimo con le foto della sua casa''.
   
Si è soffermato poi sui contatti col sindaco dopo che la macchina della giustizia si era messa in moto: ''La Capuozzo quando è stata sentita dal pm la prima volta alla fine di novembre mi ha chiesto, via whatsapp, di vedermi da vicino urgentemente. Poi ci siamo visti dopo qualche giorno in un bar di piazza Amedeo a Napoli e mi ha detto che era stata sentita su questioni riguardanti De Robbio''. E dal telefonino ricostruisce i contatti: l'incontro al bar il primo dicembre, il messaggio whatsapp il 28 novembre.
   
Le domande del pm si sono concentrate poi su De Robbio, personaggio chiave dell'inchiesta. Come mai, chiede il pubblico ministero, De Robbio era riuscito ad ottenere così tanti voti? "Ciò non ha suscitato in me particolari perplessità: ho immaginato che si sia dato da fare più di altri, facendo una campagna elettorale a tambur battente e vecchio stile, che per la verità non è particolarmente condivisa dal M5S''. ''Personalmente - ha aggiunto Fico - non mi sono mai posto il problema delle preferenze, anche perché a Quarto erano state eliminate sette liste dal giudice amministrativo e non correva il Pd, dunque c'erano più voti a disposizione''. Il deputato del M5s ha poi evidenziato che la procedura di espulsione dal Movimento di De Robbio ha avuto un input e una svolta decisiva dopo il colloquio con la Capuozzo il primo dicembre, cioè dopo che la Capuozzo - ha detto - in seguito al suo primo interrogatorio del 24 novembre, mi aveva informato su ciò che il pm le aveva chiesto su De Robbio. Non ricordo se mi raccontò tutto l'interrogatorio, ma sicuramente mi disse quanto io ritenni sufficiente per dare impulso alla procedura di espulsione''. Informò quindi il Direttorio (composto da lui, Di Maio, Di Battista, Ruocco e Sibilia), e la procedura terminò con una mail inviata direttamente da Beppe Grillo all'espulso.
   
Il 12 gennaio Woodcock convocò come teste Alessandro Nicolais, capogruppo del M5s a Quarto, chiamato a rispondere in merito a una intercettazione telefonica con la Capuozzo durante la quale quest'ultima espresse una forte preoccupazione per le presunte minacce. ''La Capuozzo - ha affermato - mi ha riferito che parlava saltuariamente, di solito nei fine settimana, con Fico, ma non so cosa si dicessero. Mi risulta che la Capuozzo si incontrasse, unitamente al vicesindaco Perotti che me lo ha confermato, a casa di Fico. In una circostanza la Capuozzo mi disse che a casa di Fico c'era anche Di Maio''.
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