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POLITICA

Conferenza stampa a Palazzo Chigi

Dopo l'ultimatum di Conte la mina dello sblocca-cantieri sul governo

Il presidente del Consiglio chiude il vertice a Palazzo Chigi dopo che la Lega si rifiuta di ritirare l'emendamento che avrebbe sospeso per due anni il codice degli appalti. In conferenza stampa Conte aveva avvertito Salvini e Di Maio: "Rispettare il contratto di governo o mi dimetto" 

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Precipita la situazione nella maggioranza poco dopo la chiusura della conferenza stampa con cui il premier Conte ha chiesto ai vicepremier Salvini e Di Maio di collaborare sull'applicazione del contratto di governo minacciando in caso contrario di dimettersi. "Ora ognuno si assuma le sue responsabilità", avrebbe detto il premier nel corso della riunione a Palazzo Chigi sul decreto sblocca cantieri. Dopo un lungo confronto sull'emendamento della Lega per sospendere il codice degli appalti, sarebbe stato Conte a porre fine alla riunione di fronte al no della Lega alla richiesta di ritirarlo. 

Il vertice serale a Palazzo Chigi
Ore 20 di ieri. A Palazzo Chigi Conte riunisce i vertici di maggioranza sullo sblocca-cantieri. Assente Matteo Salvini che preferisce restare a Cremona, per un comizio. C'è un solo grosso nodo sul tavolo, la volontà della Lega di vedere approvato l'emendamento cosiddetto Salvini: sospensione dell'efficacia del codice appalti per 2 anni. Uno sblocca-cantieri che risolve gli intoppi alla radice. Al tavolo oltre al premier Conte ci sono i capigruppo Patuanelli e Romeo, il ministro Toninelli, i sottosegretari Crippa, Santangelo e Valente. Coerentemente alla conferenza stampa Conte chiede di togliere di mezzo tutte le proposte non concordate. A cominciare ovviamente dall'emendamento Salvini. In questo modo il dl sblocca-cantieri potrà proseguire il cammino nell'aula del Senato. Ma il premier, dopo circa un'ora di discussione con i membri leghisti del governo, alza le mani, dicendo che non c'erano margini per continuare. E va via, facendo saltare anche la riunione prevista sul dl crescita, fermo alla Camera. "E' una questione di metodo, così non va bene". E anche: "E' una cosa che avevamo già archiviato", avrebbe detto il premier "decisamente contrariato", come fanno trapelare fonti di governo.

Conte in conferenza stampa: rispetto del contratto o mi dimetto
"Ho sempre ritenuto che il contratto fosse un elemento di forza del governo: è la modalità più lineare e trasparente per dar vita a un governo tra due distinte forze politiche con contenuti programmatici diversi e contesti valoriali distinti - aveva detto il premier in conferenza stampa a Palazzo Chigi - ma convinte che il paese dovesse fare un cambio di passo, cose diverse da chi aveva governato prima, incapace di intercettare le esigenze e le paure dei cittadini". E' proprio sul contratto che Conte ha lanciato un monito a Lega e M5S. "Dicano se vogliono andare avanti in quello spirito o sono pronto a lasciare".

Non certo durata governo, non dipende solo da me. Salvini e Di Maio dicano se continuare
"Non posso essere certo della durata del governo: non dipende solo da me" dice il presidente del Consiglio. "Chiedo quindi a entrambe le forze politiche e in particolare ai loro leader di operare una chiara scelta e di dirci se hanno intenzione di proseguire nello spirito del contratto".

Non mi presto a vivacchiare, avanti o lascio
"Personalmente resto disponibile a lavorare nella massima determinazione di un percorso di cambiamento" continua. "Ma non posso compiere questa scelta da solo. Le due forze politiche devono essere consapevoli del loro compito". "Se ciò non dovesse esserci non mi presterò a vivacchiare per prolungare la mia presenza a palazzo Chigi. Molto semplicemente rimetterò il mio mandato". 

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