POLITICA
Palermo
Grillo torna a comando M5S: ebbene sì, sono tornato. Nasce 'tridente' Di Maio-Dibba-Casaleggio
Davide: restiamo uniti
Nel pomeriggio è invece Grillo a dettare la linea. Ed è una linea che risente delle forti tensioni interne. "Se devo fare il capo politico lo farò. Io ci sono a tempo pieno. Non posso più con il passo di lato. Io voglio stare con il M5S fino alle elezioni e vincerle", annuncia, confermando le impressioni che lo vedevano tornato alla guida. Ammette anche "gli sbagli che abbiamo fatto" l'ex comico, ma è certo che in definitiva gli italiani delle beghe interne del M5s "se ne strasbattono".
E i numeri lo dimostrano: quando ha temuto che potesse venire giù il castello costruito con pazienza per anni a causa dei litigi, poi si è rasserenato: "Ho visto che siamo calati dello 0,1%-0,2%".
Ma per andare avanti qualcun altro dovrà fare un passo indietro. Non nomina il direttorio ma apre spazi a chi sarà in grado di servire la causa del Movimento.
E alle nuove generazioni. "Siamo davanti alla prima fase di un grande esperimento, ci sarà una seconda fase e la inaugureremo stasera" dice il leader che spiega: "Fase 2 vuol dire che parlo di una seconda generazione, parlo dei giovani che si avvicinano adesso e devono capire cosa è il Movimento".
Non nega rivalità nel Direttorio: "Forse sì, ma è normale, del resto la tv è immagine, c'è quello che funziona di più o quello che funziona meno". Tanto più che i parlamentari li ho visti "un po' stanchi, ma è normale", aggiunge Grillo, non annunciando ancora nulla sulla cessione del simbolo, che ora resta saldo nelle sue mani.
Ma, a sorpresa, "la settimana prossima uscirà un regolamento". Non solo: in "tv andrà solo chi dovrà parlare di un tema, del nostro programma. Si va in tv sulla base dei programmi". Così come sul palco di Palermo dove i componenti del direttorio si sono alternati agli altri portavoce intervenendo sui temi di loro competenza. La fine nei fatti del direttorio la certifica anche Roberto Fico: "Il direttorio non è un organo politico del Movimento. Non esiste il direttorio, esistono persone che decidono per le loro competenze, esistono funzioni".
E insiste nella sua 'crociata' purista. "Dobbiamo restare ancorati a ciò che siamo. Dobbiamo rimanere fedeli a noi stessi". Il Movimento, ripete, "è partecipazione e condivisione" e "noi andiamo avanti su questa strada. Non esistono Vip o Big. Non esiste Fico o Di Maio, esistono persone che partecipano". Facile a dirsi.
A Palermo irrompe Alessandro Di Battista che arriva trionfante sulla sua moto che lo ha portato a spopolare le piazze in giro per l'Italia con la sua campagna per il No alla riforma. Guadagnandosi i galloni sul campo.
E la conclusione della serata se da un lato vede sul palco tutti gli esponenti 5 Stelle, dall'altro certifica l'emergere di un 'tridente': quello formato da Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio e Davide Casaleggio. Sono loro a chiudere la serata, ad essere presentati assieme come i paladini dell'onestà. A non avere, a differenza degli altri, confini tematici. "Siamo la prima forza del Paese e governiamo Roma", è lo slogan di Di Maio secondo cui, con il No ai Giochi olimpici "abbiamo salvato dal dissesto Roma".