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ITALIA

In tv Messico record di ascolti, 41 milioni persone

Il Papa in Messico: "Non rassegnarsi al dominio di narco, corruzione, violenza"

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Papa Francesco è oggi a Morelia, capitale dello Stato messicano del Michoacan, a 210 km da Città del Messico e al centro geografico del Paese, luogo segnato anche da gravi problemi di criminalità e narcotraffico.
   
L'aereo del Pontefice è atterrato all'aeroporto "General Francisco J. Mujica" della città messicana. Da qui il Papa si è imbarcato in elicottero per raggiungere la città, e quindi con la 'papamobile' aperta ha raggiunto lo stadio "Venustiano Carranza" per celebrare la messa con i sacerdoti e i religiosi. Al suo arrivo il Papa è stato accolto dall'arcivescovo della città, Alberto Suarez Inda, che lui stesso ha creato cardinale.

In tv Messico record di ascolti, 41 milioni persone
Stanno registrando un record di ascolti le trasmissioni tv in Messico della visita di papa Francesco. Secondo i dati complessivi diffusi oggi dalla tv messicana, sono 41 milioni i telespettatori che hanno assistito finora alle cronache sul viaggio papale.

Papa a sacerdoti: "Non siete funzionari, né 'impiegati di Dio"
"Non siamo né vogliamo essere dei funzionari del divino, non siamo né desideriamo mai essere impiegati di Dio, perché siamo invitati a partecipare alla sua vita, siamo invitati a introdurci nel suo cuore, un cuore che prega e vive dicendo: Padre nostro. Cos'è la missione se non dire con la nostra vita: Padre nostro?". E' un passo dell'omelia di papa Francesco nella messa a Morelia, in Messico, con i sacerdoti, i religiosi e i seminaristi. Gesù, ha detto il Pontefice, "ci ha invitato a partecipare alla Sua vita, alla vita divina: guai a noi, sacerdoti, religiose, religiosi, vescovi, se non la condividiamo, guai a noi se non siamo testimoni di quello che abbiamo visto e udito, guai a noi".

Bergoglio: "Non rassegnarsi al dominio di narco, corruzione, violenza"
"Che tentazione ci può venire da ambienti dominati molte volte dalla violenza, dalla corruzione, dal traffico di droghe, dal disprezzo per la dignità della persona, dall'indifferenza davanti alla sofferenza e alla precarietà?", ha detto il Papa ai sacerdoti: "Che tentazione potremmo avere sempre nuovamente di fronte a questa realtà che sembra essere diventato un sistema inamovibile? Credo che potremmo riassumerla con la parola rassegnazione. Di fronte a questa realtà ci può vincere una delle armi preferite del demonio: la rassegnazione".

"Una rassegnazione che ci paralizza e ci impedisce non solo di camminare, ma anche di fare la strada - ha sottolineato Francesco nella messa con i sacerdoti, i religiosi e i seminaristi a Morelia, città nello Stato del Michoacan dove è molto forte la presenza dei cartelli dei narcos -; una rassegnazione che non soltanto ci spaventa, ma che ci trincera nelle nostre 'sacrestie' e apparenti sicurezze; una rassegnazione che non soltanto ci impedisce di annunciare, ma che ci impedisce di lodare. Una rassegnazione che non solo ci impedisce di progettare, ma che ci impedisce di rischiare e di trasformare le cose". "Per questo - ha aggiunto -, Padre Nostro, non lasciarci cadere nella tentazione" della "rassegnazione".

Papa usa pastorale e calice vescovo '500 difensore indios Mons.Vasquez de Quiroga
Nella messa con i sacerdoti e i religiosi papa Francesco usa il pastorale e il calice di Vasco Vasquaez de Quiroga (1470-1565), primo vescovo del Michoacan, difensore delle popolazioni indigene, meglio conosciuto come "Tata Vasco" (papà Vasco) tra gli indios della "Nuova Spagna". Nel dovere di "fare memoria", ha detto il Papa nell'omelia, "non possiamo tralasciare qualcuno che amò tanto questo luogo da farsi figlio di questa terra. Qualcuno che seppe dire di sé stesso: 'Mi strapparono dalla magistratura e mi posero alla pienezza del sacerdozio per merito dei miei peccati. Me, inutile e interamente inabile per l'esecuzione di una tanto grande impresa; me, che non sapevo remare, elessero primo Vescovo di Michoacán' (Vasco Vasquez de Quiroga, Carta pastoral, 1554)".
   
"Con voi - ha proseguito - desidero fare memoria di questo evangelizzatore, conosciuto anche come 'Tata Vasco', come 'lo spagnolo che si fece indio'". "E ringrazio il signor cardinale arcivescovo - ha aggiunto 'a braccio' - perché ha voluto che si celebrasse questa eucaristia con il pastorale e il calice di quest'uomo". Bergoglio ha ricordato che "la realtà vissuta dagli indios Purhepechas descritta da lui come 'venduti, vessati e vagabondi per i mercati a raccogliere i rifiuti gettati a terra', lungi dal condurlo alla tentazione dell'accidia e della rassegnazione, mosse la sua fede, mosse la sua vita, mosse la sua compassione e lo stimolò a realizzare diverse iniziative che fossero di 'respiro' di fronte a tale realtà tanto paralizzante e ingiusta. Il dolore della sofferenza dei suoi fratelli divenne preghiera e la preghiera si fece risposta concreta". "Questo - ha concluso - gli guadagnò tra gli indios il nome di 'Tata Vasco', che in lingua purepechas significa: papà".
   
All'inizio della messa, Francesco ha ricordato anche e ha invitato a pregare per mons. Carlos Quintero Arce, arcivescovo emerito di Hermosillo, "che ieri sera il Signore ha chiamato a sé all'età di 96 anni". Mons. Quintero Arce era il vescovo più anziano del Messico. 
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