Bagnasco (Cei): "Propositi Ue non rimangano enunciati"
Immigrazione: 334 profughi giunti al porto di Augusta
I migranti erano stati soccorsi ieri in due diversi interventi dalla Guardia costiera e dalla Marina militare. Tra loro 42 minori e 46 donne. Dal punto di vista delle indagini per il naufragio del 19 aprile scorso, i due scafisti si sono dichiaratio innocenti. E' emerso inoltre che quello tunisino, accortosi che i soccorritori non erano italiani, ha tentato la fuga
Sicilia terra di accoglienza. Altri 334 immigrati soccorsi ieri in due diversi interventi dalla Guardia costiera e dalla Marina militare, sono giunti nel porto di Augusta. Tra di loro ci sono 42 minori e 46 donne. I profughi sono approdati nel porto del Siracusano con la nave 'Foscari' della Marina militare.
Intanto, continuano le indagini nell'inchiesta della procura di Catania sul naufragio del 19 aprile che ha provocato almeno 750 morti al largo delle coste libiche. Il 'comandante' tunisino del peschereccio la sera del 18 aprile era alla guida del natante al momento della collisione e "quando ha capito che l'equipaggio del mercantile" che li stava per soccorrere "non era di nazionalità italiana, invece di avvicinarsi provava ad allontanarsi urtando per tre volte" con la nave "e si è capovolto". Questa è la dinamica della tragedia confermata da più sopravvissuti in interrogatori resi alla polizia di Stato e alla Guardia costiera ripresi nell'ordinanza del Gip di Catania che ha confermato il fermo dei due scafisti: il tunisino Mohammed Alì Malek, di 27 anni, e il suo 'aiuto', il siriano Bikhit Mahmud, di 25. I due si sono dichiarati innocenti, sostenendo di essere dei 'viaggiatori'. Il siriano, non soltanto si dice estraneo, ma ha anche accusato il 'comandante': "Questo capitano - ha fatto mettere a verbale nell'inchiesta della Dda della Procura di Catania - aveva in mano un telefono satellitare e parlava con un libico e io ho sentito che diceva : '"Libico noi moriremo'". Nell'ambito dell'inchiesta, riprenderanno il 28 aprile prossimo gli interrogatori di garanzia disposti dal Gip di Catania dei sopravvissuti entrati nella lista dei testi d'accusa della Procura.
Il vero nome del 'comandante' sarebbe Nourredine Mahjoub
Sarebbe Nourredine Mahjoub e non Mohammed Ali Malek, come ha detto ai giudici italiani, il nome del tunisino 27enne accusato di essere il 'comandante' del barcone affondato sabato notte a largo della Libia, causando la morte di oltre 700 persone, e sarebbe originario della citta' costiera di Chebba, a nord di Sfax. Lo avrebbe raccontato a testate locali il fratello Makrem da Tunisi, aggiungendo che lo stesso Mahjoub sarebbe stato un migrante in fuga costretto con la forza a comandare l'imbarcazione solo perche' aveva fatto il pescatore e aveva una minima conoscenza del mare. Non solo. Mahjoub era gia' entrato clandestinamente in Europa dove era arrivato 5 anni prima in Italia (a Mazara del Vallo) e poi in Francia (a Lione) da dove e' stato espulso, due anni fa. Recentemente era andato in Libia in cerca di un lavoro.
"Mio fratello e' stato reclutato da libici per lavorare in un caffe' alcune settimane fa ma dopo poco e' stato obbligato con la forza da trafficanti (di esseri umani) a pilotare (l'imbarcazione) perche' aveva una certa conoscenza del mare dopo aver lavorato su un peschereccio con nostro padre", ha dichiarato Makrem Mahjoub. Quest'ultimo ha aggiunto di sapere come si sono svolti i fatti perche' il fratello lo aveva chiamato terrorizzato "in lacrime" dalla Libia quando "lo hanno prelevato e portato sulla barca". Makrem non e' stato in grado di chiarire perche' il fratello abbia fornito una falsa identita' alle autorita' italiane. "Quando ho visto mio fratello in tv arrestato in Italia ho veramente creduto che fosse sotto l'effetto di droghe. I responsabili sono quanti l'anno reclutato. Ma lui e sono un'altra vittima della Libia senza legge".
Il Vaticano boccia l'accordo raggiunto al vertice Ue
La Chiesa cattolica ha bocciato sonoramente l'accordo raggiunto al vertice europeo straordinario che si è svolto a Bruxelles sull'emergenza immigrazione. Voci critiche dal Vaticano, dalla Conferenza episcopale italiana e dalle varie anime dell'associazionismo cattolico, dopo che già alla vigilia erano emerse apprensioni nette per le ipotesi, anticipate, di un blocco navale dei migranti in partenza. L'Europa "ha perso l'occasione per comprendere fino in fondo che la tragedia legata alle migrazioni mette in gioco la sua autorità morale e politica e i principi di solidarietà su cui è fondata", secondo l'Osservatore romano, che apre con il titolo "Avanti divisi". "Eppure - scrive il giornale vaticano - il Governo italiano ha salutato con favore anche questo primo e timido passo: l'Ue si impegna a triplicare i fondi per la missione Triton, arrivando però a spendere in tutto quello che la sola Italia ha speso per l'operazione Mare Nostrum, salvo poi portare i profughi nel Paese più vicino, quindi di nuovo l'Italia".
A proposito delle misure prese dall'Europa nel consiglio straordinario ha parlato il cardinal Bagnasco. Ritiene che siano "nuovi e molto positivi", ma è importante che "non rimangano solo enunciati" perche' "ci vuole un intervento molto piu' concreto per poter affrontare questo problema". Il presidente della Cei e arcivescovo di Genova ha spiegato che serve una "lotta verso i trafficanti di esseri umani, gli scafisti", ma è anche necessario "lottare contro la carestia, la miseria, la violenza, la guerra in questi Paesi che costringono la povera gente, specialmente i piu' indifesi, ad allontanarsi e a tentare la fortuna".