ITALIA
Tangenti a Venezia
Inchiesta Mose. Lo scandalo dilaga, Alfano: "Una vera vergogna"
L'inchiesta mostra una catena di tangenti in cui vengono chiamati in causa ogni giorno nomi nuovi. All'esame della Commissione per le autorizzazioni della Camera la posizione del parlamentare Galan, su cui pende una richiesta di arresto
Venezia
Dalle pagine dell'inchiesta Mose, il sistema di dighe mobili per la salvaguardia di Venezia, spuntano decine di nomi, anche di politici o amministratori locali, che non risultano indagati e che affidano a smentite ogni possibile accostamento del loro nome alle indagini in corso.
Letta e Brunetta
Pronta una raffica di querele in risposta alle affermazioni messe a verbale nell'inchiesta: anche Gianni Letta e Renato Brunetta, non indagati, hanno dato mandato agli avvocati di presentare una denuncia. A smentire il suo coinvolgimento l'ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta.
Smentisce anche il nipote, Enrico Letta, che affida a Twitter i commenti.
Spunta il nome di Tosi, ma "regolare"
Nelle carte, Piergiorgio Baita, l'ex amministratore delegato di Mantovani, cita anche Flavio Tosi in relazione a un rimborso dato a Luigi Dal Borgo per un finanziamento regolare che questi avrebbe fatto al sindaco di Verona per 15 mila euro.
Chiamato in causa l'ex governatore Giancarlo Galan. La posizione del parlamentare, su cui pende una richiesta di arresto, oggi all'esame della Commissione per le autorizzazioni della Camera.
Alfano: "Vera vergogna"
Uno scandalo da "vergogna", anche il ministro dell'Interno Angelino Alfano esprime "una profonda indignazione: quello che sta emergendo dai fatti del Mose è una vera vergogna, inaccettabile, che allontana tutti gli italiani e i cittadini dalle istituzioni, dalla politica e dalla cosa pubblica".
Magistrati: no all'incontro del sindaco Orsoni con il suo vice
Pesa intanto come un macigno su Venezia il risvolto "amministrativo" causato dall'arresto ai domiciliari del sindaco Giorgio Orsoni. Ieri, un infuocato consiglio comunale ha dato il segno dell'incertezza politica. A tenere salda la maggioranza c'è la necessità di approvare il bilancio e chiudere altre partite considerate decisive per il futuro di Venezia.
Molti dei 'dossier' caldi erano in mano allo stesso sindaco e per questo il vice Sandro Simionato ha chiesto di poterlo incontrare. La procura ha detto di no.
Letta e Brunetta
Pronta una raffica di querele in risposta alle affermazioni messe a verbale nell'inchiesta: anche Gianni Letta e Renato Brunetta, non indagati, hanno dato mandato agli avvocati di presentare una denuncia. A smentire il suo coinvolgimento l'ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta.
Smentisce anche il nipote, Enrico Letta, che affida a Twitter i commenti.
Leggo falsità sul mio conto legate al #Mose. Smentisco con sdegno e nel modo più categorico. Non lascerò che mi si infanghi così!
— Enrico Letta (@EnricoLetta) 11 Giugno 2014
Spunta il nome di Tosi, ma "regolare"
Nelle carte, Piergiorgio Baita, l'ex amministratore delegato di Mantovani, cita anche Flavio Tosi in relazione a un rimborso dato a Luigi Dal Borgo per un finanziamento regolare che questi avrebbe fatto al sindaco di Verona per 15 mila euro.
Chiamato in causa l'ex governatore Giancarlo Galan. La posizione del parlamentare, su cui pende una richiesta di arresto, oggi all'esame della Commissione per le autorizzazioni della Camera.
Alfano: "Vera vergogna"
Uno scandalo da "vergogna", anche il ministro dell'Interno Angelino Alfano esprime "una profonda indignazione: quello che sta emergendo dai fatti del Mose è una vera vergogna, inaccettabile, che allontana tutti gli italiani e i cittadini dalle istituzioni, dalla politica e dalla cosa pubblica".
Magistrati: no all'incontro del sindaco Orsoni con il suo vice
Pesa intanto come un macigno su Venezia il risvolto "amministrativo" causato dall'arresto ai domiciliari del sindaco Giorgio Orsoni. Ieri, un infuocato consiglio comunale ha dato il segno dell'incertezza politica. A tenere salda la maggioranza c'è la necessità di approvare il bilancio e chiudere altre partite considerate decisive per il futuro di Venezia.
Molti dei 'dossier' caldi erano in mano allo stesso sindaco e per questo il vice Sandro Simionato ha chiesto di poterlo incontrare. La procura ha detto di no.