ITALIA
Dirigente assistito da avvocati Nicola e Titta Madia
Inchiesta grandi opere, Incalza respinge tutte le accuse davanti al gip
L'ex direttore della struttura tecnica di missione del ministero delle infrastrutture e dei trasporti respinge tutte le accuse di corruzione. Il ministro Lupi: "Non ho fatto nulla di sbagliato"
Lupi: "Non ho fatto nulla di sbagliato"
Intanto il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi resiste alle pressioni concentriche che spingono per le sue dimissioni e difende il proprio operato. "Voglio andare in Parlamento a riferire sulle scelte", ha detto questa mattina a margine dell'inaugurazione di Made Expo alla fiera di Rho Pero a proposito dell'inchiesta di Firenze. Il ministro ha ribadito: "Non ho mai fatto pressioni per chiedere l'assunzione di mio figlio. Non ritengo di avere fatto gesti sbagliati e Renzi non mi ha chiesto nessun gesto spontaneo. Ognuno di noi deve fare delle riflessioni rispetto al lavoro forte e importante che ha fatto". Intanto M5S e Sel hanno presentato una mozione di sfiducia per il ministro, mentre Ncd lo sostiene. Orfini (Pd) ha chiarito: "Ascolteremo il suo chiarimento e poi valuteremo".
Le intercettazioni
Intanto dalle intercettazioni emergono ancora dettagli. Pressioni indirette, telefonate che il ministro Lupi avrebbe effettuato a gennaio 2014 in favore del figlio Luca, affinché fosse ricevuto dal super-dirigente del Ministero dei Lavori Pubblici (ora consulente esterno) Incalza. "Deve venirti a trovare mio figlio", dice Lupi a Incalza, il quale si attiva e chiama in causa l'imprenditore Perotti, anche lui agli arresti. In un'altra telefonata intercettata a fine gennaio, Perotti discute con Incalza di come, dove e quando far lavorare il figlio di Lupi. Alla fine del mese il giovane ingegnere ottiene un incarico in un cantiere dell'Eni dove Perotti ha ottenuto la direzione dei lavori. Ma l'imprenditore si attiva anche per trovare incarichi a Luca Lupi a New York, dove il giovane lavora temporaneamente nello studio Mor.
L'inchiesta
Tra gli arrestati, oltre a Incalza, che secondo l'accusa sarebbe stato il principale artefice del "sistema corruttivo", ci sono anche gli imprenditori Stefano Perotti e Francesco Cavallo, e il collaboratore del dirigente, Sandro Pacella. Per i pm Incalza, in qualità di 'dominus' della Struttura tecnica di missione del ministero dei Lavori pubblici, avrebbe organizzato l'illecita gestione degli appalti delle Grandi opere, con il diretto contributo di Perotti. In un colloquio del 25 novembre 2013 - riportato nell'ordinanza di custodia cautelare - Giovanni Paolo Gaspari, già alto dirigente del Gruppo ferrovie dello Stato e consigliere presso il ministero delle Infrastrutture, parla di Ercole Incalza con Giulio Burchi, già presidente di Italferr spa: "Ercolino.. è lui che decide i nomi... sì.. sì.. tra tutti i suoi.. sì.. si' ancora.. ancora... fa il bello e il cattivo tempo ormai là dentro..". Tra i 51 indagati c'è anche Antonio Acerbo, l'ex manager di Expo già arrestato lo scorso ottobre nel filone d'inchiesta milanese sulla '"cupola degli appalti": è accusato di turbativa d'asta per aver pilotato la gara per il 'Palazzo Italia'.