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POLITICA

Nel decreto attuativo

Jobs act: controlli a distanza su pc e telefonini aziendali. Scontro con i sindacati

Polemica sulla possibilità, prevista nel decreto attuativo del jobs act che modifica lo statuto dei lavoratori che consente controlli a distanza su telefonini e pc ai dipendenti 

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È polemica sulla possibilità, prevista nel decreto attuativo del jobs act, di effettuare controlli a distanza su telefonini e pc ai dipendenti. Una clausola che modificherebbe l'articolo 4 dello statuto dei lavoratori e che fa infuriare i sindacati.

La norma:  "Accordo sindacale o autorizzazione ministeriale non sono necessari per l'assegnazione ai lavoratori degli strumenti utilizzati per rendere la prestazione lavorativa, pur se dagli stessi derivi anche la possibilità di un controllo a distanza del lavoratore". 

Ira della Cgil
"Sui controlli a distanza siamo al colpo di mano". Lo afferma la Cgil con la segretaria nazionale Serena Sorrentino, sottolineando che le novità del Jobs act "pongono un punto di arretramento pesante" rispetto allo Statuto dei lavoratori. "Non solo daremo battaglia in Parlamento", ma anche "verificheremo con il garante della privacy se ciò si può consentire", aggiunge.

"Intanto - afferma Sorrentino - non è mai stato detto che nel decreto 'semplificazioni'" in attuazione del Jobs act "sarebbe entrata la norma sul controllo a distanza dei lavoratori, dall'altro il modo in cui è formulato e la relazione illustrativa pongono un punto di arretramento pesante rispetto al precedente articolo 4 della legge 300" del 1970, "cioè che non occorrerà più l'autorizzazione sindacale o delle direzioni territoriali del ministero per l'assegnazione ai lavoratori degli strumenti utilizzati dallo stesso lavoratore per la prestazione lavorativa pur se da questi derivi la possibilità di controllarlo (dal telefono al tablet al pc al gps a qualsiasi strumento che abbia un microchip!)".

"Non solo daremo battaglia in parlamento, verificheremo con il garante della privacy se ciò è consentibile anche alla luce della raccomandazione del comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, che mira a proteggere la privacy dei lavoratori di fronte ai progressi tecnologici che permettono ai datori di lavoro di raccogliere e conservare ogni tipo di informazione", prosegue Sorrentino.

"In un qualsiasi tribunale italiano si potrà invocare la raccomandazione che prevede limiti ferrei su qualsiasi tipo di controllo operato nei confronti dei dipendenti, sulla raccolta e l'utilizzo di tutti i loro dati personali. Viene così stabilito che ai datori di lavoro è vietato usare qualsiasi tecnologia al solo scopo di controllare le attività e i comportamenti dei dipendenti e degli ambienti in cui operano. Così come il limite dell'informativa al dipendente dei dati relativi al controllo e videosorveglianza utilizzati 'ad ogni fine' connesso al rapporto di lavoro basti a sancirne l'utilizzo da parte dell'impresa è in contrasto con il principio di riservatezza e della stessa raccomandazione del consiglio d'Europa".

Per Sorrentino, "il nuovo Statuto dei lavoratori sarà l'occasione nella quale tutelare oltre le previsioni della legge 300 che difenderemo perché sino ad oggi è stata efficace anche i risvolti derivanti dalla tutela della privacy rispetto ai cambiamenti tecnologici".
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