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ITALIA

Ritenuto il reggente del mandamento di Resuttana

Mafia, fermato a Palermo il boss Vincenzo Graziano

Il fermo durante un'operazione delle Fiamme Gialle disposta dalla Procura distrettuale antimafia. Graziano, che aveva presto il posto del 'capo' Vito Galatolo, era stato arrestato il 23 giugno scorso, poi scarcerato il mese dopo

La Guardia di Finanza
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Palermo Durante un'operazione a Palermo volta alla ricerca di esplosivo e di armi, le Fiamme Gialle hanno fermato il boss di Cosa Nostra Vincenzo Graziano, ritenuto dagli investigatori il "reggente" del mandamento palermitano di Resuttana dopo l'arresto del "capo" Vito Galatolo, il pentito che aveva detto al pm Nino Di Matteo, che indaga sulla trattativa Stato-mafia: “Dottore, i mandanti per lei sono gli stessi del dottore Borsellino”. Il blitz - al quale hanno partecipato decine di militari della Guardia di Finanza - è stato disposto dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo.

Graziano, accusato di associazione mafiosa, era stato arrestato il 23 giugno scorso dalle Fiamme Gialle nell'ambito dell'operazione "Apocalisse", che aveva determinato oltre 90 misure cautelari. Il boss, però, era tornato in libertà a luglio, scarcerato dopo un mese per mancanza di indizi. Alla sbarra, quindi, Graziano ci torna dopo pochi mesi. Il neo pentito Vito Galatolo lo aveva tirato in ballo nella vicenda del progetto di attentato contro il magistrato Di Matteo. Racconta che in un incontro del 2012 furono lui, Graziano, Alessandro D'Ambrogio (capomafia di Porta Nuova) e Girolamo Biondino (capo a Dan Lorenzo) a leggere la lettera di Matteo Messina Denaro. Era l'ordine di organizzare l'attentato "perché il dottore Di Matteo stava andando oltre e ciò non era possibile anche per rispetto ai vecchi capimafia che era detenuti". 

Secondo Galatolo, Graziano custodiva il tritolo che Cosa nostra si era procurato per compiere un attentato contro il sostituto procuratore Nino Di Matteo, uno dei Pm del processo per la trattativa Stato-mafia. Le dichiarazioni di Galatolo sono inserite nel provvedimento di fermo di Graziano disposto dalla Dda di Palermo, che comunque non contesta al fermato accuse specifiche ai piani contro Di Matteo, sui quali peraltro non ha competenza a indagare essecondo coinvolto un magistrato del distretto. "Ho avuto modo di vedere l'esplosivo - sostiene Galatolo- nelle circostanze di cui ho già riferito in una delle occasioni in cui scesi a Palermo dietro autorizzazione... nel periodo che va dal 15 al 18 marzo (2013, ndr). Il Graziano mi fece vedere l'esplosivo il giorno di domenica 16 e lo stesso era custodito in un appartamento dell'Arenella, di mia proprieta'". Questa ricostruzione è stata messa a verbale da Galatolo il 21 novembre scorso.
 
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