POLITICA
1° maggio
Napolitano: "Il sindacato si è arroccato, ora deve rinnovarsi"
Il presidente emerito nel giorno della festa dei lavoratori sottolinea il "dramma" disoccupazione e lancia l'idea di un nuovo Statuto
"A partire dal 1° maggio del 2007 ho da Presidente visto via via e in modo sempre più drammatico cambiare il quadro di riferimento anche e soprattutto per il mondo del lavoro sotto i colpi della crisi finanziaria globale e poi, sul piano economico e sociale, europea, in particolare nell’Eurozona. E il cambiamento ha avuto come fattore caratterizzante e dominante la perdita di posti di lavoro, l’aumento della disoccupazione, la crisi di occasioni di impiego e di prospettive per i giovani".
Nell'accenno di ripresa italiana un ruolo lo hanno avuto i provvedimenti della Bce. "La presidenza di Mario Draghi - spiega Napolitano - ha dato prove straordinarie di coraggio innovativo, di assunzione di responsabilità e di determinazione per spingere l'Europa fuori dalla crisi". Quanto invece abbia inciso la riforma del mercato del lavoro, il Jobs act, "è ancora presto" per dirlo. Tuttavia, aggiunge, "sarebbe sbagliato attestarsi su una negazione, o preventiva svalutazione, di risultati e potenzialità già visibili di quella legge, quali da diverse parti vengono, per quanto mi risulta, decisamente apprezzati". "Conosco le critiche del mondo sindacale verso quella legge - aggiunge -. Ma è un fatto che, sul punto tanto fortemente sollevato nel recente passato, del superamento della precarietà si sta andando verso una diffusione di nuovi contratti a tempo indeterminato".
"Alla luce di un'esperienza politica che ho vissuto per lunghi decenni nel rapporto col movimento sindacale, sono preoccupato di un 'arroccamento in difesa' che si è di certo fatto pesantemente sentire in questi anni". "L'organizzazione sindacale non può non essere impegnata in un processo di rinnovamento, tenendo peraltro fermi alcuni connotati fondamentali che ha presentato nell'esperienza italiana". Il sindacato è un "soggetto politico", afferma, ma questo riconoscimento rimanga "ben fermo nel riproporre la sua caratterizzazione come rappresentativa di una parte della società - il mondo del lavoro - e nel considerare suo terreno proprio e fondamentale la contrattazione".
"E’ significativa e, suppongo, non casuale la scelta del 1° maggio per l’inaugurazione dell’Expo, la cui idea e il cui programma — sanciti nella Carta di Milano, cui convintamente aderisco — non possono confondersi con scandali che pure ne hanno segnato il cammino preparatorio e hanno concorso al riemergere in Italia di una ben precisa questione morale come quella legata agli appalti per le grandi opere".