ITALIA
Migranti
Naufragio davanti alle coste della Libia, recuperati 8 cadaveri. I 4 superstiti: "Eravamo 107"
Nella zona del disastro diverse unità della marina impegnate nel dispositivo Frontex. Si temono un centinaio di vittime
Le operazioni di soccorso sono coordinate dalla centrale operativa della Guardia Costiera di Roma, che ha fatto convergere sul luogo del naufragio una nave francese del dispositivo Frontex e due mercantili. Alle ricerche contribuiscono anche un elicottero della Marina militare e un aereo di Frontex. Nell'area le condizioni meteorologiche sono pessime.
Si teme che le vittime possano essere un centinaio. E difficilmente le navi e i mezzi aerei impegnati nelle ricerche dei dispersi riusciranno a trovare altre persone ancora in vita.
La contabilità dei morti, purtroppo, viene aggiornata con il passare delle ore. Altri cinque cadaveri erano stati recuperati nel corso delle operazioni che ieri avevano consentito di trarre in salvo complessivamente 550 migranti. Tre morti erano su un barcone soccorso al largo di Lampedusa dalla nave Bettica della Marina Militare e dalle motovedette della Guardia Costiera; altri due sono stati recuperati dalla nave Aquarius della organizzazione umanitaria italo-franco-tedesca Sos Mediterranee, che opera in partnership con Medici senza frontiere. I due corpi senza vita erano sul fondo di un gommone sul quale viaggiavano complessivamente 195 persone, un numero senza precedenti.
A Lampedusa, divenuta nuovamente base di smistamento dei migranti anche a causa delle avverse condizioni meteo nel Canale di Sicilia, sono invece sbarcate complessivamente nelle ultime ore 167 persone, oltre alle tre salme. Altri tre migranti che erano sul barcone, in gravi condizioni a causa dell'ipotermia, sono stati trasferiti in elicottero a Palermo. I soccorritori hanno raccontato che uno di loro era sepolto sotto i cadaveri dei compagni; un'altra è una donna incinta.
Meno drammatico è stato il viaggio di altri 61 migranti, tra cui alcuni neonati, intercettati all'alba di oggi lungo la strada che da Crotone conduce a Capo Colonna. Hanno raccontato di essere di nazionalità irachena ed iraniana e di essere salpati con una barca a vela dalla Turchia. Una volta raggiunta la costa italiana, sarebbero stati fatti sbarcare con un gommone. Sono tutti in buone condizioni e si trovano adesso nel Centro di prima accoglienza di Capo Rizzuto.