Aspettando Davos 2016
Oxfam, in Italia due terzi della ricchezza nelle mani del 20% più facoltoso
L’iniqua distribuzione della ricchezza a livello globale non risparmia infatti anche il Bel Paese con una forbice larga che separa i ricchi dai poveri
Nel 2015 il 20% più ricco della popolazione italiana deteneva il 67,7% della ricchezza nazionale mentre al 60% più povero è rimasto soltanto il 14% della torta. Non sono i numeri di un paese in via di sviluppo, ma della nostra industrializzata e democratica Italia. L’iniqua distribuzione della ricchezza a livello globale non risparmia infatti anche il Bel Paese con una forbice larga che separa i ricchi dai poveri. Il risultato è una situazione paradossale, in cui il 10% più ricco degli italiani possiede quasi otto volte la ricchezza detenuta della metà più povera della popolazione.
Numeri che diventano ancora più sconfortanti se si osserva con la lente d’ingrandimento quanto denunciato da Oxfam nel rapporto “Un’economia per l’1%”, diffuso alla vigilia del World Economic Forum di Davos, che inizierà domani. In linea con il trend globale infatti, anche nel nostro Paese l’1% più ricco l’anno scorso deteneva il 23,4% della ricchezza nazionale netta: praticamente, 39 volte quello che si riuscirebbe a ricavare frugando nelle tasche del 20% più povero dei nostri connazionali.
Chi ha beneficiato della crescita della ricchezza?
Tra il 2000 e il 2015, in valore nominale, la ricchezza complessiva degli italiani è cresciuta di ben 4.528 miliardi di dollari. Ma, come si può facilmente intuire, tutta questa crescita è stata quasi totalmente appannaggio di una piccola percentuale dei cittadini del nostro paese. Oltre la metà dell’incremento di ricchezza (53,7%) è andata infatti al 10% più ricco della popolazione, mentre la metà più povera degli italiani ha dovuto accontentarsi di appena un settimo della cifra. Stesso risultato anche se si guarda all’1% più facoltoso della popolazione, che nel periodo considerato ha potuto beneficiare di un incremento di ricchezza 20 volte superiore a quello riservato al 20% più povero degli italiani.
La situazione non cambia se si guarda al reddito
Secondo i dati del World Panel Income Distribution Database di Lakner e Milanovic, fra il 1988 e il 2011 infatti, il reddito nazionale pro-capite è cresciuto di 220 miliardi di dollari. Ma, come per la ricchezza netta, anche la crescita del reddito ha riguardato soprattutto la fascia più ricca della popolazione: quasi la metà della crescita (45%) è fluita verso il 20% più facoltoso degli italiani e, più nello specifico, il 10% più ricco ha goduto del 29% dell’incremento complessivo, una percentuale superiore a quanto sia fluito alla metà più povera degli italiani. Un dato che diventa ancor più allarmante, se si considera che il 10% più povero degli italiani ha beneficiato soltanto di un misero 1% dell’incremento di reddito nazionale complessivo: praticamente, 4 dollari a testa ogni anno, negli ultimi ventiquattro anni.