Aria di tempesta
Oggi la direzione del Pd, sul tavolo la road map che porterà al voto
Si preannuncia un confronto acceso tra le anime del partito. La minoranza chiede un segretario di garanzia per la fase congressuale. Da Prodi un no alle elezioni anticipate. Dopo la direzione, Matteo Renzi invierà una lettera agli iscritti del partito: ora leadership legittimata dal popolo
Dopo la direzione del Pd di oggi Matteo Renzi invierà una lettera agli iscritti di cui i giornali, dal Corriere della Sera a Repubblica, alla Stampa, riportano alcuni stralci. "Da troppe settimane la discussione interna del nostro partito è totalmente incardinata sulle polemiche - scrive Renzi -. E' come se la sconfitta referendaria avesse riportato indietro le lancette dell'orologio: caminetti, correnti, equilibri interni. Tutta la politica italiana sembra tornata alla Prima Repubblica". Dunque "bisogna rilanciare l'idea del Pd come motore del cambiamento" ma "per farlo abbiamo bisogno di due cose, un grande coinvolgimento popolare e una leadership legittimata da un passaggio popolare - sottolinea il segretario -. Ma abbiamo anche bisogno che chi perde il congresso o le primarie il giorno dopo rispetti l'esito del voto. Essere democratici non significa solo chiedere i congressi ma anche rispettarne i risultati quali essi siano".
Una direzione, quella di oggi, preceduta da ore di grande tensione. Ne dovrà uscire la road map che porterà al voto. E Renzi proporrà subito il congresso (in vista del quale è pronto a dimettersi da segretario) o primarie per avere, con "un grande coinvolgimento una leadership legittimata da un passaggio popolare". L'obiettivo, spiega nella lettera che invierà agli iscritti, è rilanciare il Pd come "motore del cambiamento" non solo in un'Italia che sembra tornare alla prima Repubblica, ma anche in un'Europa in cui bisogna far "sentire alta la voce" per non lasciarla a "lepenismi e populismi".
Ma la minoranza Dem non si fida di Renzi. Ieri ha avvertito che le regole del congresso vanno concordate insieme e sui tempi non possono esserci blitz. Gianni Cuperlo ha evocato la scissione, Michele Emiliano attaccato il segretario, Enrico Rossi chiesto la nomina di un segretario di garanzia per la fase congressuale. A loro la replica di Lorenzo Guerini: "Si è superato il livello di guardia. Basta con il logoramento". In platea ad ascoltare il segretario ci saranno i membri della direzione, ma anche parlamentari e segretari provinciali. Non mancherà il premier Paolo Gentiloni e sarà presente anche il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che non è iscritto al Pd ma è stato invitato da Renzi.
Sul fronte della minoranza, ci sarà Pier Luigi Bersani e potrebbe tornare, dopo lunga assenza, Massimo D'Alema.
Contro un ritorno anzitempo alle urne si è fatto sentire, sempre ieri, Romano Prodi: "Secondo me bisogna votare al tempo dovuto, la legislatura finisce questo altr'anno, si voti questo altr'anno", ha affermato l'ex premier. E ha rilanciato l'idea di non accontentarsi di una correzione delle leggi elettorali uscite dalla Consulta ma scrivere un sistema di voto basato su collegi uninominali piccoli. Prodi si tiene fuori dal dibattito interno al partito: "Non sono iscritto al Pd da tre anni, mai disturbare i conducenti", ha detto glissando le domande. Ma, dichiarando "stima per Pisapia", è sembrato guardare con interesse al suo Campo progressista: "Vedremo la proposta. Non faccio più politica ma ho passato la mia vita a mettere assieme i riformismi: auguro al centrosinistra di riprendere il vigore che aveva 15 anni fa".