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POLITICA

Risposta del presidente della Vigilanza

Rai, Fico replica a Renzi: "Il governo ne resti fuori"

Il membro del direttorio del M5S invita il premier a rivedere la proposta sul sorteggio. Gasparri: "Renzi finalmente riconosce la centralità del Parlamento"

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Matteo Renzi chiama, Roberto Fico risponde. Non tanto in qualità di presidente della commissione di Vigilanza rai, ma come esponente del MoVimento 5 Stelle. Aperti al dialogo, in Parlamento, nelle commissioni competenti, per cercare di trovare, con proposte di legge presentate, dei punti comuni, "ma che siano sempre all'insegna di accordi a rialzo e mai al ribasso" dice Fico. Un'apertura comunque a metà dato che la premessa resta una: l'esecutivo resti fuori e lasci fare al Parlamento. 

Se un punto comune già c'è - quello su una rete senza pubblicità e di alto profilo culturale - Fico invita invece il premier a rileggersi la proposta del M5S sulla scelta della governance: "Il sorteggio verrebbe eseguito tra una rosa di candidati che è già la migliore in assoluto, scelta da curriculum pubblici con criteri oggettivi" è la puntualizzazione del membro del direttorio, dopo la stoccata del presidente del Consiglio su un passaggio della riforma Rai proposta dai grillini. Il sorteggio, seocndo Fico, avrebbe a valle il controllo del Parlamento che deve, con una maggioranza di due terzi nelle commissioni competenti, fare un'audizione obbligatoria, con la massima pubblicità dei lavori, e può dare un parere sfavorevole che è vincolante.

"L'onestà intellettuale vuole - rimarca Fico - che quando si analizza e valuta una legge, lo si fa nell'interezza, senza estrapolare un procedimento, un meccanismo molto più ampio. Ricordo oltretutto che proprio la civile Islanda, pochi anni fa, per riscrivere la sua Costituzione ha formato l'assemblea costituente sorteggiando mille cittadini islandesi". Con la legge del M5S, a parere di Fico, si divide definitivamente il potere politico sull'azienda di servizio pubblico, "che va inquadrata come un quarto potere che è di controbilanciamento ai poteri costituiti e che quindi non può avere un ad nominato come se fosse un'azienda dei trasporti pubblici, le poste o l'Eni". 

Anche Maurizio Gasparri, chiamato in causa da Renzi qualche settimana fa sulla Rai per la legge che porta il suo nome, commenta quanto detto dal premier dopo il cdm: "A forza di fare ripetizioni agli esponenti della sinistra, perfino Renzi comincia a capire che il cda Rai deve essere eletto dal Parlamento e non dal governo. È stato costretto a rinunciare ai suoi propositi. Vedremo se la resa alla realtà sarà completa e sufficiente quando si discuterà in Parlamento del cambio di appena un solo comma della legge Gasparri. Per quanto riguarda il direttore generale, Renzi deve aver letto la mia legge che intende rispettare, con un dg proposto dall'azionista ma votato dal Cda. Comunque, del cambio del comma parleremo al Senato dove il confronto è già iniziato". 
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