ITALIA
Cardinale VIcario apre cerimonia in Basilica San Giovanni
Giubileo, Vallini legge lettera a città: "Roma riparta dalle sue risorse"
"La complessità dei problemi che una metropoli come Roma deve affrontare richiede una classe dirigente competente e dedita al bene comune"
Con queste parole il cardinale vicario della diocesi di Roma, Agostino Vallini, ha spiegato la 'Lettera alla città', presentata questa sera nella basilica di San Giovanni in Laterano davanti ai rappresentanti delle istituzioni, del mondo dell'università e della scuola, della società civile e a larga parte del laicato cattolico romano.
Il documento è frutto del lavoro maturato da un anno e mezzo nel Consiglio Pastorale diocesano, l'organismo di consulenza presieduto dal cardinale vicario Agostino Vallini e composto dai vescovi ausiliari, da sacerdoti e religiose e da un gran numero di laici.
Molti i temi al centro dell'attenzione nel documento, dalle nuove povertà alle questioni dell'accoglienza e dell'integrazione - basti pensare alle tensioni sociali dei mesi scorsi nelle periferie romane e al dramma dei profughi - fino alla formazione di una nuova classe dirigente nella politica. Sullo sfondo, l'auspicio di una "nuova visione", come il cardinale vicario sottolineò nella Preghiera per Roma celebrata nel dicembre scorso a Santa Maria Maggiore davanti all'immagine di Maria Salus populi romani.
"Il Giubileo della Misericordia, ormai imminente, è un dono che la Chiesa di Roma intende condividere con le donne e gli uomini che vivono in città. Vorremmo che sia soprattutto un tempo consacrato a Dio per restituire 'pace agli uomini che Dio ama'", scrive il cardinale vicario nella 'Lettera alla città'.
"Un tempo in cui rimettere in ordine tutte le relazioni umane ed imprimere nuovo slancio e passione alla rigenerazione della vita sociale - ha aggiunto Vallini- Ci sembra un'urgenza non più differibile".
"La complessità dei problemi che una metropoli come Roma deve affrontare", aggiunge, "richiede una classe dirigente competente e dedita al bene comune. Oggi si tende troppo spesso ad accomunare tutti i rappresentanti delle istituzioni in una condanna generalizzata e senza appello. Noi non vogliamo farlo: non dimentichiamo esempi di eccellente dedizione istituzionale e non puntiamo il dito su presunte responsabilità individuali. Però non si può negare che una delle cause dell'attuale situazione di crisi debba essere individuata anche nella debolezza di parte della classe dirigente".