ITALIA
La Procura di Roma apre un'indagine
Roma, Tor Sapienza, dopo gli attacchi trasferiti gli immigrati
Nuova giornata di violenze nella periferia est della Capitale con lanci di bottiglia e pietre. Il Campidoglio decide di trasferire il centro di accoglienza gestito dalla cooperativa 'Un sorriso': "Siamo solo un capro espiatorio", dicono gli operatori
Roma
"Hanno vinto, ce ne andiamo". E' sfinita Valentina, 31 anni, ogni giorno da tre si sveglia per recarsi in via Giorgio Morandi, periferia est della Capitale. In quelle palazzine arancioni lavora come operatrice della cooperativa "Un Sorriso". Dopo l'ennesima giornata di violenze, la polizia ha deciso di trasferire il centro di accoglienza per gli immigrati: non ci sarebbero più i margini per garantire la sicurezza. Gli operatori sono disperati: "Siamo lì solo a lavorare ma ci stiamo prendendo le botte. Avevamo costruito tanto e ora siamo costretti ad abbandonare tutto, così vince il razzismo".
"Voleva solo bere un caffè ma è stato preso a spintoni"
La situazione è precipitata questa mattina quando, secondo i residenti, una ragazza sarebbe stata spintonata da alcuni stranieri. Mentre un immigrato si sarebbe recato al bar del quartiere per bere un caffè dove sarebbe stato prima deriso e poi cacciato: "Qui non potete entrare", gli avrebbero detto.
Pregiudizi e sfottò
Poco dopo l'episodio, alcuni abitanti sono andati al centro con dei caffè in mano: "Sembrava un gesto di riconciliazione ma anche stavolta non era così - ci dice Valentina - Uno dei nostri ragazzi si è avvicinato chiedendo 'Ma perché ce l’avete con noi? Non facciamo nulla'. Parlava in francese. La signora lo ha incalzato "Parla italiano, qui siamo in Italia" ma lui era qui da solo pochi giorni. Le stesse donne si sono poi rivolte anche ad un nostro operatore del centro, che è di origine bengalese, usando gli stessi sfottò carichi di pregiudizi, per lui che invece parla un italiano perfetto. Il punto è che si trova una qualunque scusa per dare addosso allo straniero".
Il trasferimento e l'indagine della Procura
Il Campidoglio ha predisposto il trasferimento dei 45 ragazzi, italiani e stranieri per la gran parte non accompagnati in stato di protezione internazionale, in altri centri della città e della provincia, come conferma l'assessorato alle Politiche sociali. E intanto la Procura della Repubblica ha avviato un'indagine su quanto accaduto negli utlimi giorni.
"Siamo diventati un capro espiatorio del degrado generale del quartiere"
Le prime rivolte sono esplose una settimana fa dopo un episodio di tentato stupro in un parco vicino che però non sembra esser stato mai denunciato. Gli abitanti sono scesi in strada lanciando bombe carta, pietre e mattoni contro il centro di accoglienza di via Morandi: "Gesti che dimostrano l'esasperazione di una zona rimasta abbandonata e in degrado da troppo tempo, ma il centro per gli immigrati è divenuto un caprio espatorio, e questo è ingiusto", dicono gli operatori. La struttura "Un Sorriso" ospitava minori ed adulti. "Abbiamo due convenzioni - spiega Valentina - Una per 36 minori. Un'altra per 36 adulti" nell'ambito del progetto SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati)". I minori vengono dall'Egitto e dal Bangladesh, gli adulti da Gambia, Etiopia, Eritrea, Somalia, Afghanistan, Pakistan. Sono separati, non sono tutti nello stesso ambiente nell'ambito della struttura gestita dai responsabili. "Noi forniamo l'area sanitaria, l'area legale e quella sociale, abbiamo una serie di persone che seguono i minori in tutte le fasi. Facciamo tutto quello che è previsto dalla convenzione con il comune per cui abbiamo un mandato".
Gli immigrati del centro
Gli adulti provengono da situazioni diverse. Il profilo è medio, la maggior parte di loro è vittima di tortura. Una parte ha acquisito un titolo di studio nella nazione di provenienza, più della metà è impegnato tra stage e tirocini formativi, lavoro e alfabetizzazione. "Ci sono anche ingegneri che purtroppo sono dovuti andare via dal loro Paese. La maggior parte delle persone ospitate nella struttura ha ottenuto lo status di rifugiato - spiegano dalla cooperativa - Noi comunque attiviamo tutte le pratiche".
Paura e incomprensione tra gli immigrati
Tra gli immigrati intanto si respira paura e incomprensione. "Ci chiedono - spiega un'altra operatrice - ma perché a noi, ma cosa abbiamo fatto? Non riescono a capire da dove nasce questo odio, questa violenza, questa rabbia. E per noi non è facile dare una risposta. Questa mattina alcuni ragazzi del centro sono stati andati a comprare le sigarette ma sono stati cacciati: a voi non vendiamo nulla” gli hanno risposto. La cooperativa "Un Sorriso" svolge lavori nel sociale da più di dieci anni: "Abbiamo servizi vari e di qualità, svolgiamo semplicemente il nostro lavoro, vogliamo solo fare sociale e nel migliore dei modi possibili e cerchiamo di intrattenere rapporti con il territorio ma quello che stiamo vivendo - ribadisce Valentina - è qualcosa che non ci appartiene".
di Roberta Rizzo
"Voleva solo bere un caffè ma è stato preso a spintoni"
La situazione è precipitata questa mattina quando, secondo i residenti, una ragazza sarebbe stata spintonata da alcuni stranieri. Mentre un immigrato si sarebbe recato al bar del quartiere per bere un caffè dove sarebbe stato prima deriso e poi cacciato: "Qui non potete entrare", gli avrebbero detto.
Pregiudizi e sfottò
Poco dopo l'episodio, alcuni abitanti sono andati al centro con dei caffè in mano: "Sembrava un gesto di riconciliazione ma anche stavolta non era così - ci dice Valentina - Uno dei nostri ragazzi si è avvicinato chiedendo 'Ma perché ce l’avete con noi? Non facciamo nulla'. Parlava in francese. La signora lo ha incalzato "Parla italiano, qui siamo in Italia" ma lui era qui da solo pochi giorni. Le stesse donne si sono poi rivolte anche ad un nostro operatore del centro, che è di origine bengalese, usando gli stessi sfottò carichi di pregiudizi, per lui che invece parla un italiano perfetto. Il punto è che si trova una qualunque scusa per dare addosso allo straniero".
Il trasferimento e l'indagine della Procura
Il Campidoglio ha predisposto il trasferimento dei 45 ragazzi, italiani e stranieri per la gran parte non accompagnati in stato di protezione internazionale, in altri centri della città e della provincia, come conferma l'assessorato alle Politiche sociali. E intanto la Procura della Repubblica ha avviato un'indagine su quanto accaduto negli utlimi giorni.
"Siamo diventati un capro espiatorio del degrado generale del quartiere"
Le prime rivolte sono esplose una settimana fa dopo un episodio di tentato stupro in un parco vicino che però non sembra esser stato mai denunciato. Gli abitanti sono scesi in strada lanciando bombe carta, pietre e mattoni contro il centro di accoglienza di via Morandi: "Gesti che dimostrano l'esasperazione di una zona rimasta abbandonata e in degrado da troppo tempo, ma il centro per gli immigrati è divenuto un caprio espatorio, e questo è ingiusto", dicono gli operatori. La struttura "Un Sorriso" ospitava minori ed adulti. "Abbiamo due convenzioni - spiega Valentina - Una per 36 minori. Un'altra per 36 adulti" nell'ambito del progetto SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati)". I minori vengono dall'Egitto e dal Bangladesh, gli adulti da Gambia, Etiopia, Eritrea, Somalia, Afghanistan, Pakistan. Sono separati, non sono tutti nello stesso ambiente nell'ambito della struttura gestita dai responsabili. "Noi forniamo l'area sanitaria, l'area legale e quella sociale, abbiamo una serie di persone che seguono i minori in tutte le fasi. Facciamo tutto quello che è previsto dalla convenzione con il comune per cui abbiamo un mandato".
Gli immigrati del centro
Gli adulti provengono da situazioni diverse. Il profilo è medio, la maggior parte di loro è vittima di tortura. Una parte ha acquisito un titolo di studio nella nazione di provenienza, più della metà è impegnato tra stage e tirocini formativi, lavoro e alfabetizzazione. "Ci sono anche ingegneri che purtroppo sono dovuti andare via dal loro Paese. La maggior parte delle persone ospitate nella struttura ha ottenuto lo status di rifugiato - spiegano dalla cooperativa - Noi comunque attiviamo tutte le pratiche".
Paura e incomprensione tra gli immigrati
Tra gli immigrati intanto si respira paura e incomprensione. "Ci chiedono - spiega un'altra operatrice - ma perché a noi, ma cosa abbiamo fatto? Non riescono a capire da dove nasce questo odio, questa violenza, questa rabbia. E per noi non è facile dare una risposta. Questa mattina alcuni ragazzi del centro sono stati andati a comprare le sigarette ma sono stati cacciati: a voi non vendiamo nulla” gli hanno risposto. La cooperativa "Un Sorriso" svolge lavori nel sociale da più di dieci anni: "Abbiamo servizi vari e di qualità, svolgiamo semplicemente il nostro lavoro, vogliamo solo fare sociale e nel migliore dei modi possibili e cerchiamo di intrattenere rapporti con il territorio ma quello che stiamo vivendo - ribadisce Valentina - è qualcosa che non ci appartiene".