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CULTURA

"Conservare la dimensione umana dell'istruzione"

Scuola, Affinati: "Attenzione a disuguaglianze, formazione e strumenti digitali per ripartire"

"Integrare la tradizione culturale del passato nel mondo digitale di oggi, questa la sfida da affrontare", dice lo scrittore e insegnante Eraldo Affinati. "La pandemia scoprendo il digital divide ricolloca nel ventunesimo secolo il vecchio tema dell’ingiustizia sociale"

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di Tullia Fabiani "Senza ritorno in classe la scuola resta dimezzata". Eraldo Affinati, scrittore e docente, ha insegnato per molti anni Lettere alla Città dei ragazzi di Roma, e nel 2008 ha fondato con sua moglie, Anna Luce Lenzi, la scuola Penny Wirton per l’insegnamento gratuito della lingua italiana ai migranti. Da tempo la scuola è parte della sua vita insieme alla scrittura. Con un'attenzione particolare a chi rischia di restare ai margini della società, anche nell'istruzione.

Cosa pensa delle scelte fatte finora dal governo? 
"Credo che le scelte operate dal governo in tema di scuola siano state obbligate: di fronte a questa pandemia, con centinaia di morti al giorno, non c’erano altre possibilità. Alla riapertura del prossimo scolastico - vedremo in quali forme - dovremo mettere a frutto due elementi. Il primo è rendere strutturale l’accelerazione tecnologica che abbiamo realizzato nell’emergenza, affiancandola al ritorno in aula, pur distanziato, in mancanza del quale la scuola resta dimezzata. Il secondo è elaborare la ferita interiore che stiamo subendo, dai bambini agli adolescenti fino a noi adulti. In altre parole: non dovremo dimenticare ciò che oggi ci sta mancando, in modo da apprezzarlo ancora di più quando lo riavremo".

La didattica a distanza. Qual è la sua esperienza?
"Le scuole Penny Wirton, a Roma e in varie parti d’Italia, stanno facendo lezioni quotidiane con videochiamate, Skype, WhatsApp. Non ci siamo fermati neanche a Pasqua. I ragazzi ospiti dei centri di pronta accoglienza gradiscono molto queste chiamate dei nostri volontari: essendo impossibilitati a uscire, oltre che studiare, possono svagarsi. La scuola diventa quindi paradossalmente più autentica perché l’allievo resta colpito dal fatto che l’insegnante lo vada a cercare, come se per la prima volta comprendesse la dimensione umana dell’istruzione, nella consapevolezza di una fragilità che adesso ci accomuna. Magari riuscissimo a conservare questa sensibilità anche in futuro. Sarebbe bellissimo. In quel caso potremmo realizzare, per citare il titolo di un libro che ho scritto tempo fa, dedicato a Don Lorenzo Milani, il sogno di un’altra scuola".

E il rischio che aumentino disuguaglianze sociali?
"Questo è l’aspetto che mi preoccupa di più: la pandemia, scoprendo il cosiddetto innegabile digital divide, ricolloca nel ventunesimo secolo il vecchio tema dell’ingiustizia sociale. Non basta distribuire i tablet alle famiglie che ne sono sprovviste. Dobbiamo puntare sulla formazione dei docenti e degli studenti predisponendo anche degli spazi didattici attrezzati come non può evidentemente essere la stanza affollata di un condominio popolare".

In che modo aiutare i ragazzi più fragili e le loro famiglie?
“Dovremmo innanzitutto dotarli delle strumentazioni necessarie per realizzare la didattica a distanza: purtroppo non tutti ne dispongono. Alcuni docenti stanno notando che in questa situazione di emergenza spesso gli alunni timidi o deboli, che in aula non intervenivano, partecipano di più, forse perché quando prendono posizione si sentono protetti. Riflettiamoci sopra".

Si discute di Fase 2 anche per i bambini.
“Certamente i più piccoli avrebbero bisogno di muoversi scoprendo spazi e persone. Per loro questa separazione è molto più dolorosa rispetto a noi adulti. E’ come se nel momento di maggiore crescita, fossero privati dei movimenti vitali essenziali. Però i bambini hanno anche grandi capacità di adattamento: sono come spugne elastiche pronte a rimodellarsi. Presto sapranno recuperare. Voglio restare fiducioso".

Il premier Conte ha annunciato la riapertura delle scuole a settembre. Il ministro dell'Istruzione Azzolina valuterà le proposte di un comitato di esperti al riguardo. Priorità per la ripartenza?
"Non dovremmo riprendere il prossimo anno scolastico come se nulla fosse accaduto: chiunque intendesse continuare a ragionare secondo i modelli trascorsi, ad esempio l’idea di dover recuperare le parti del programma non svolto, calibrando col bilancino il sistema dei crediti e dei debiti, rischia vdi non cogliere la portata della sfida che dobbiamo affrontare: integrare la tradizione culturale del passato nel mondo digitale di oggi. E mantenere la vigilanza, altrimenti c’è il rischio di ritornare subito alla Fase 1".
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