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POLITICA

Stop allo sci fino al 5 marzo. Le reazioni

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Giorgetti e Garavaglia: subito indennizzi per la montagna
"Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta. Quando si reca un danno, il danno va indennizzato, già subito nel prossimo decreto" affermano i ministri dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e del Turismo, Massimo Garavaglia. 

"La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti, quando la stagione non era ancora compromessa. Probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop", rilevano ancora i due ministri della Lega.

Lega: serve cambio di squadra a livello tecnico
"Non si può continuare con il 'metodo Conte', annuncio la domenica e chiusura il lunedì, a opera del trio Ricciardi-Arcuri-Speranza. Serve un cambio di passo e rispetto per la gente di montagna e per chi lavora, oltre a rimborsi veri e immediati: al di là di Speranza, appena riconfermato ministro, è necessario un cambio di squadra a livello tecnico". Così in una nota i capigruppo della Lega, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari.

Gestori impianti: stagione ormai saltata, subito ristori
"Dopo il 3 dicembre, il 7 gennaio, il 18 gennaio e il 15 febbraio, adesso la proroga al 5 marzo. Ormai la stagione è saltata, ci sentiamo presi in giro di fronte a tutto quello che abbiamo speso per l'apertura di domani, in vista della quale abbiamo assunto altro personale. I ristori siano immediati, altrimenti il comparto va in fallimento. Siamo il settore più penalizzato: da 12 mesi senza un euro di incasso, ma con spese e stipendi da pagare. La cassa integrazione è arrivata a dicembre, da luglio lavoravamo per preparare l'inverno". Così l'Anef, l'Associazione Nazionale Esercenti Funiviari.

Presidente  Valle d'Aosta: manca rispetto per la montagna
"Una chiusura comunicata alle 19 della vigilia dell'apertura, prevista da settimane, dopo mesi di lavoro su protocolli, assunzioni, preparazione delle società, è sinceramente inconcepibile. Pur capendo le motivazioni sanitarie, la procedura non è sinceramente spiegabile e certamente non è un segno di rispetto e di correttezza di tutto il mondo economico che gira intorno alla montagna e allo sci. Sono molto amareggiato" dichiara il presidente della Regione Valle d'Aosta, Erik Lavevaz.

Cirio (Piemonte): allibito da chiusura impianti
"Sono allibito da questa decisione". Così il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, commenta l'ordinanza ministeriale. "Soltanto dieci giorni fa - aggiunge - il Comitato tecnico scientifico nazionale aveva stabilito che in zona gialla da lunedì 15 si sarebbe potuto sciare. Su queste direttive il Piemonte si è mosso, nel rigoroso rispetto delle regole. Regole che non possono cambiare tutte le settimane".

Fontana (Lombardia): colpo gravissimo al settore
"Una decisione dell'ultimo secondo che dà un ulteriore colpo gravissimo a un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa": così il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha commentato l'alt alla riapertura domani degli impianti sciistici.  "Ancora una volta - ha aggiunto - si dimostra che il sistema delle decisioni di 'settimana in settimana' è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini".

Zaia (Veneto): prendo atto, ma decisione arriva troppo tardi
"Prendiamo atto della ordinanza del ministro Speranza che fa slittare la chiusura impianti sci fino al 5 marzo. Pur considerando che la salute dei cittadini viene prima di tutto, è innegabile che questo provvedimento in zona Cesarini mette in crisi tutti gli impiantisti" afferma il governatore del Veneto, Luca Zaia. "In Veneto, in particolare, io avevo firmato un'ordinanza che decretava il via dal 17. Per cui - spiega -  tutti gli operatori avevano già predisposto ogni cosa: erano state preparate le piste, i rifugi erano già pronti ad accogliere. Noi avevamo previsto di aprire al 30%, rispettosi delle regole di salute pubblica.  Certamente il provvedimento mette in difficoltà tutti coloro che si erano adoperati per una stagione che non è mai iniziata e che ora devono addirittura sobbarcarsi i costi di un riavvio che ormai non ci sarà fino al 5 marzo. Il danno è quindi ancora più pesante. Bisogna pertanto provvedere a ristorare ampiamente una economia fondamentale per le nostre zone montane, fatta anche di stagionali e di persone che lavorano nel mondo ampio del settore dell'ospitalità".

Fedriga (Fvg): indecisioni Cts penalizzano imprese e lavoratori
"Chiediamo al nuovo governo di cambiare sistema perché evidentemente questo è un risultato fallimentare vista la decisione dell'ultimo momento che riguarda gli impianti da sci". Lo afferma il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga.  "Già la settimana scorsa - prosegue Fedriga - si conosceva la situazione pandemica e bisognava avvisare quindi con il dovuto anticipo operatori e lavoratori del settore della montagna e non far pagare un'ulteriore perdita per quanto riguarda l'organizzazione delle riaperture. Un danno che si somma alla perdita che c'è già stata e che ci sarà".

Fedriga indica come "necessaria" una ristrutturazione dell'organizzazione del Comitato tecnico scientifico, "perché - rincara - non ci possiamo trovare ancora in questa situazione: in mezzo a questa indecisione a rimetterci sono le imprese e i lavoratori".

Bonaccini (Emilia Romagna): stupore e sconcerto
"Non posso non esprimere stupore e sconcerto, anche a nome delle altre Regioni, per la decisione di bloccare la riapertura degli impianti sciistici a poche ore dalla annunciata e condivisa ripartenza per domani". Così il presidente dell'Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. "Solo una settimana fa - argomenta - il Cts aveva validato la riapertura di queste attività in zona gialla attraverso linee guida molto stringenti, formulate dalle Regioni in accordo coi gestori e secondo le indicazioni dei tecnici".

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