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SALUTE

Il dubbio

Tra inquinamento e morti nessi diretti vanno ancora cercati

Le evidenze ci sono, nei 55 Comuni della Terra dei Fuochi ci si ammala di più rispetto al resto della Campania e del Paese: ma una relazione causa effetto tra rifiuti tossici e malattie gravi va ancora dimostrato. Colloquio con Maria Triassi, Direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell'Università Federico II e Direttore del DAI (Dipartimento ad Attività Integrata) di Igiene e Medicina del Lavoro e Preventiva dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli.

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Quanto sta pesando la drammatica situazione della Terra dei Fuochi sulla vostra Struttura? Avete avuto uno specifico aumento dei malati in quei comuni?

No, non risulta un aumento significativo di malati provenienti dalla Terra dei Fuochi rispetto ad altri malati provenienti dal resto della Regione, almeno presso la Struttura Assistenziale del Policlinico Federico II dove io lavoro.

Ma vi siete insospettiti, mettendo in relazione l’inquinamento da rifiuti tossici con particolari malattie?

Allo stato nessuno studio e nessun sistema di sorveglianza può stabilire un nesso di causalità tra inquinamento da rifiuti tossici ed incremento di patologie. In particolare: 1) lo studio “Sentieri” a detta degli autori stessi “non consente in linea generale la formulazione di valutazione di nessi causali,” in quanto è uno studio descrittivo e non analitico: le patologie per le quali si evidenzia un eccesso di ricoveri e di mortalità sono patologie multifattoriali che dipendono anche da altri fattori di rischio (traffico autoveicolare, insediamenti industriali, disagio sociale, forte urbanizzazione); 2)Il Registro Tumori attivato da un anno in Regione Campania su base provinciale, e che vede in prima linea, come è giusto, i Servizi di Epidemiologia e Prevenzione delle Aziende Sanitarie Locali, è stato implementato da un anno, ma è ancora presto per ipotizzare nessi di causalità rifiuti-salute che richiederanno approfondimenti analitici comune per comune, attraverso analisi di georeferenziazione. Pertanto, pur prendendo atto che esistono tassi di mortalità e di ospedalizzazione più elevati rispetto ad altre aree della Regione, con i dati a disposizione non siamo ancora in grado di trarre conclusione sui nessi di causalità. Questo non significa che non sia prioritario rendere più vivibili quei territori, attraverso operazioni non necessariamente costose, come quella del recupero di aree verdi e la riforestazione, che possono aiutare un recupero ambientale, oltre naturalmente la bonifica dei suoli inquinati. In ogni caso i referenti principali per le informazioni epidemiologiche devono essere i Dipartimenti di Prevenzione, sono i soli che hanno realmente il polso della situazione ambientale ed epidemiologico del territorio. Scavalcarli è un grave errore anche ai fini della programmazione delle strategie di prevenzione, ambientale e sugli individui. Le Strutture Centralizzate possono essere ancillari ma non sostitutive in questo ruolo

I Comitati dei cittadini di quelle zone lamentano che non ci siano corsie preferenziali, che chi si ammali in quelle terre comunque deve fare lunghe liste di attesa per avere diagnostica, analisi e diagnosi.

Purtroppo è un dato di fatto che la Regione Campania, come tutte le Regioni commissariate, ha subìto e subisce forti tagli economici all’assistenza sanitaria, che colpiscono duramente  le garanzie assistenziali dei cittadini attraverso la riduzione dell’offerta sanitaria, l’allungamento delle liste di attesa ed il blocco delle assunzioni, che ha ridotto all’osso gli organici non solo dei Dipartimenti di Prevenzione, ma anche delle altre strutture pubbliche, territoriali ed ospedaliere. Più volte, come Presidente Regionale della Società Italiana di Igiene, ho sottolineato la necessità dell’uscita dal commissariamento, anche per restituire alla Giunta Regionale la responsabilità politica della gestione della salute dei sei milioni di cittadini campani, che hanno diritto alla stessa assistenza ed alle stesse garanzie erogate in altre regioni d’Italia più fortunate.

Il Ministero della Salute ha stanziato 50 milioni di euro, per screening specifici su quelle popolazioni. Sono stati avviati? Questi soldi vi sono arrivati?

A quanto mi risulta dovrebbero essere arrivati i primi 25 milioni di euro, che l’allora Presidente Regionale ha stanziato per il rafforzamento degli screening ad efficacia sicura, ed in particolare per il cancro della cervice uterina, della mammella e del colon retto, per evitare di sprecarli in analisi inutili e non significative. Trattandosi di attività di prevenzione secondaria e diagnosi precoce, occorre il tempo necessario per valutare i risultati in termini di efficacia.
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