ITALIA
All'Archivio Centrale dello Stato i documenti consultabili
Ustica: finalmente consultabili i documenti top secret, ma la verità rimane lontana
Nei documenti resi accessibili a tutti da un decreto del governo Renzi gli appunti, le informative e i carteggi riservati della Farnesina: dalla frettolosa inchiesta sul pilota del Mig libico, al mistero del casco americano ritrovato in mare e poi sparito, sino alle tesi americane secondo cui, nella zona, non c'erano né aerei né navi a stelle e strisce
Migliaia di pagine che raccontano una realtà in buona parte già conosciuta, ma mai sinora così profondamente scandagliata né, nella maggioranza dei casi, pubblicamente riconosciuta.
Pagine e pagine che raccontano di depistaggi, di funzionari dello Stato che a tutto lavorano tranne che alla ricerca della verità, di prove - come un casco americano con tanto di nome del pilota – magicamente sparite negli anni.
Migliaia di fascicoli sui quali i timbri “segreto” e “segretissimo” si sprecano in un affastellarsi di protocolli riservati, dal Sismi che si lamenta “della attività criminali” di Gheddafi che invia i killer ad uccidere i dissidenti riparati all’estero, sino alle richieste che Tripoli avanza a Roma per ottenere il risarcimento dei danni per le mine disseminate in Libia dagli italiani durante la Seconda Guerra Mondiale.
Quello che emerge da questi primi documenti resi pubblici sono 30 e passa anni caratterizzati fondamentalmente dai depistaggi. Anni sintetizzati in maniera esemplare dal titolo scelto da Marco Risi per il suo film del 1991: “Il muro di gomma”. Su chi però abbia effettivamente abbattuto il volo dell’Itavia, su chi sia il responsabile della morte delle 81 persone che su quel volo viaggiavano, resta il mistero.
Il memorandum del 2000
Tra i testi ora accessibili, una buona parte del caso Ustica è raccolta nel memorandum preparato nel 2000. Redatto dai consiglieri diplomatici della Farnesina e dall’intelligence, contiene tutta la storia delle relazioni tra i governi italiani e quelli del resto del mondo. Buona parte del documento è dedicato al balletto di verità e smentite circa l’esistenza di una intensa attività di traffico militare nel Tirreno nella notte del 27 giugno 1980. Ed è proprio il memorandum a raccontare le resistenze degli Usa nelle indagini. In un documento del 3 luglio 1980, infatti, gli americani affermavano che “nell’area dell’incidente non vi era alcuna nave né aereo statunitense, ivi compresi quelli della sesta flotta”. Risulta al contrario non solo il movimento di aerei americani ma anche di altri non identificati perché privi di sigla ma decollati da portaerei americani o francesi. Gli Usa, tuttavia, continueranno a sostenere il fermo diniego anche negli anni successivi, anche di fronte all’evidenza, fino a negare l’esistenza di registrazioni radar. A smentirli era però il comandante della loro portaerei Saratoga che sosteneva di aver notato “un traffico aereo molto sostenuto nell’area di Napoli soprattutto in quella meridionale”.
Il casco sparito
Da una informativa declassificata del ministero degli Esteri, emerge la storia del casco del pilota americano misteriosamente sparito durante un trasferimento dei reperti. Un casco con tanto di nome del pilota ben leggibile, John Drake, ritrovato in mare vicino al luogo in cui precipitò il Dc 9. Il casco era finito all’aeroporto palermitano di Boccadifalco insieme ad altri reperti ripescati in mare nella zona dello schianto. E seguì, il casco, gli altri reperti quando furono trasferiti da Palermo a Napoli, almeno sino a che non fu “smarrito o con più probabilità fatto sparire”.