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POLITICA

Ap la sfida di un 'centro anti-Renzi'. Ipotesi Parisi leader

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"Non capisco l'impazienza del Pd di portare l'Italia alle urne tre o quattro mesi prima: questa impazienza ci costerà miliardi". Alfano punta il dito contro i dem, contro la sua voglia di urne anticipate, "il Pd è già a Palazzo Chigi, è un problema di persona?". L'appello affinché si faccia un passo indietro sul sistema tedesco cade nel vuoto. E allora il ministro degli Esteri oggi ha riunito la 'war room' del partito. Ministri, sottosegretari, parlamentari, capigruppo. Delineando la strategia: prendiamo atto della decisione e del cinismo di Renzi - ha sottolineato secondo quanto riferiscono fonti parlamentari - Ora faremo un'aggregazione contro di lui. Si reagirà così alla soglia di sbarramento al 5%. Riaggregando tutti i 'cespugli' al centro in qualche modo in difficoltà dal tetto previsto dal sistema tedesco. Ed Alfano, questa la novità, avrebbe manifestato la disponibilità di indossare anche solo i panni del capo partito, non di quello che guiderà la 'coalizione' dei 'moderati'. Per quel ruolo potrebbe essere - è quanto emerso nella riunione - lanciato Parisi. Se si voterà ad ottobre senza primarie. Ma il piano prevede anche l'apporto di Cesa, Tosi, Fitto e di esponenti del mondo della Confindustria e dell'imprenditoria.

"Non ho mai ricevuto così tante telefonate", ha premesso Alfano. La protesta che c'è stata a sinistra del Pd, con i fuoriusciti dem, ci sarà ora al centro. E si punterà a far emergere alla luce del sole che il patto Pd-Fi non è tecnico ma politico. Che provocherà una tempesta finanziaria e che toccherà a loro prendersi la responsabilità di far finire la legislatura. Che questa legge elettorale porterà incertezza. Quello di Renzi viene considerato un atto di prepotenza a cui non si risponderà picconando l'esecutivo. A partire dalla manovra. "Noi - ha spiegato Alfano ai suoi - siamo in sintonia con il Paese che ragiona e che è responsabile".

Il gruppo Ap alla Camera si riunirà domani, ma già oggi lo hanno fatto i senatori centristi. Si punta ad allungare i tempi dell'iter, a piantare paletti e ostacoli sul percorso. "E in questo momento - osserva un alfaniano - il presidente della
commissione Affari costituzionali, Torrisi, proprio quello che volevamo cacciare, sarà il nostro miglior alleato". Si guarda
al presidente Grasso affinché non si limiti a fare l'arbitro, si cerca di tenere insieme al Senato tutti quelli che non vogliono il voto anticipato, compresi tanti, esponenti di Gal, di Mdp e verdiniani. Ma la linea dura contro Renzi, appoggiata anche dal responsabile della Salute, Lorenzin, non è condivisa da tutti. Per esempio c'è chi vorrebbe 'cavalcare' il dialogo Berlusconi-Renzi, rilanciare che è stato proprio Ap ad auspicarlo. La sfida però che accomunerà i centristi è quella sul superamento del 5%. "L'operazione è già avviata e la porteremo avanti con dignità", spiega un esponente di Ap.
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