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CULTURA

L'inchiesta

Appia Antica, la regina viarum diventa discarica: tra rifiuti, contatori manomessi, auto e degrado

E' la "regina Viarum", la più importante delle strade romane, un museo a cielo aperto con tesori unici come la tomba di Cecilia Metella o la Villa dei Quintili. Ma è anche il luogo del trionfo dell'abusivismo, del traffico, del degrado. Con telecamere e macchine fotografiche siamo andati a vedere. Nel viaggio ci ha accompagnati lo scrittore e giornalista Roberto Ippolito

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di Carlotta Macerollo Le auto sfrecciano nell'ora di punta, i clacson suonano, il rumore del traffico è assordante. C'è spazio, poco, per gli autobus, le fermate sono quasi inesistenti e si vedono alcuni turisti coraggiosi che si avvventurano in bicicletta. In compenso ci sono concessionari, marmisti, autodemolitori. E tanta spazzatura abbandonata. Siamo nel centro di Roma e questa è la fotografia del primo tratto dell’Appia antica, la regina delle strade secondo i romani, un museo a cielo aperto, ricco di bellezze storiche che fioccano ad ogni miglio della più lunga e regale via di Roma che collegava la capitale a Brindisi e quindi all'Oriente. Oggi però è anche il luogo del degrado, del trionfo dell'abusivismo e dell'inciviltà, denunciati già negli anni ’50 dal giornalista Antonio Cederna in un articolo dal titolo "I gangster dell'Appia".

Il "Tour del brutto"
Nel mese di giugno la serie di piccoli e grandi oltraggi alla "Regina Viarum", così veniva chiamata anticamente la strada, sono stati mostrati al pubblico con il "Tour del brutto", "un momento partecipato e pubblico di riflessione su quanto è stato fatto e resta da fare per portare a compimento il progetto di Parco, previsto dalla legge istitutiva dell'88 e dalla legge 29/97 che ha dato operatività all'Ente Parco", aveva spiegato il commissario straordinario del Parco regionale dell'Appia Antica, Mario Tozzi, che aveva organizzato la visita guidata curata dal giornalista e scrittore Roberto Ippolito.



Dopo un mese siamo ritornati con Roberto Ippolito sull'Appia antica con le telecamere: "Qualcosa è cambiato - ci dice - ad esempio, i rifiuti nel greto del fiume Almone, affluente del Tevere, sono stati ripuliti, o i cassonetti dell'Ama inutilizzati sono stati tolti". Ma non è abbastanza.

I problemi dell'Appia
Gli archeologi parlano di importanti tesori seppelliti sotto le oltre 2500 costruzioni abusive censite, tra piscine e gazebo. E sono tanti i monumenti tenuti in ostaggio all’interno di ville private che si ergono lungo la via  e sopra le mura a rischio crollo. Spesso, immersi nella vegetazione infestante, come nelle tele dei pittori del Grand Tour, senza insegne protetti solo da un cancello, molti reperti rimangono nascosti e poco noti. Così accade ai resti sotto il viadotto di via Cilicia, a poche centinaia di metri da porta san Sebastiano.



Poco prima di un cancello chiuso che collega direttamente l'Appia al parco della Caffarella, troviamo anche un contatore manomesso. Sono stati chiaramente manomessi i sigilli per non pagare l'energia elettrica.





Una ferita lunga da rimarginare
Negli ultimi anni lo Stato ha acquistato proprietà private, realizzato scavi, ha aperto luoghi archeologici importanti come il mausoleo di Cecilia Metella o il museo di Capo di Bove. Ma sulla regina viarum servono servizi, mezzi pubblici, percorsi meditati. Sebbene mantenga ancora tutto il suo fascino, l'Appia antica rimane una ferita lunga da rimarginare.

 
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