POLITICA
Forza Italia
Tensioni sul patto del Nazareno, Berlusconi al bivio
Frecciata di Renzi al Cavaliere: "L'accordo scricchiola". Il caos sulla Consulta segnale negativo per il leader. Toti: "Se Renzi vuole rompere lo dica"
Il caos sulla Consulta
La dimostrazione delle difficoltà di Berlusconi sono anche rappresentate nella fotografia del voto sui componenti della Corte costituzionale e del Csm. Nonostante l'accordo raggiunto sul terzetto dei nomi, ad essere eletti sono solo due: uno di area Pd e l'altro proposto dai Cinque Stelle. Un segnale diretto ad Arcore da chi non accetta più che gli accordi si facciano senza consultare prima il partito. Il niet al candidato azzurro, poi, rappresenta un altro colpo diretto a mettere in discussione il Patto del Nazareno con il rischio che il Pd apra veramente a intese con altre forze politiche. Ed è proprio questa la paura di Denis Verdini che, fino allo sfinimento, ha cercato di convincere l'ex premier a correggere il tiro con Renzi. L'ex coordinatore azzurro, sponsor sin dalla prima ora dell'intesa con Renzi, è ora nel mirino di diversi azzurri, anche del cerchio magico, convinti che sia lui il "colpevole" delle difficoltà in cui si trova Fi.
Il ruolo di Verdini
Accuse, tentativi di spallata, che non impensieriscono il diretto interessato, abituato da anni ad essere il bersaglio dentro Fi. Anzi, di fronte all'ipotesi di una sua sostituzione come mediatore e interlocutore di Renzi, il senatore azzurro replica con una battuta: "Io non ho concorrenti, lascio il posto a chi lo vuole...naturalmente tranne che a casa mia". Insomma un messaggio chiaro a chi vorrebbe accreditarsi a palazzo Chigi al suo posto, ruolo difficilmente rimpiazzabile visti anche i rapporti personali con il leader Pd. Nonostante la guerra interna, Verdini in linea anche con Gianni Letta e il volere dei vertici Mediaset, continua a incalzare l'ex premier affinché tenga fede agli accordi: se rompiamo con Renzi, siamo finiti. Diventiamo ininfluenti su tutto. Matteo cambierà la legge con Ncd e con i Cinque stelle.
La pressione dei gruppi interni
Un invito dunque a guardare oltre le riforme e continuare a trattare per evitare una legge elettorale non solo con il premio di lista ma anche con uno sbarramento al 2% che porterebbe, in base agli attuali sondaggi, Forza Italia a doversi spartire i seggi dell'opposizione con molti altri piccoli partiti. Fosse per il Cavaliere non ci sarebbe nemmeno da discutere. Che l'ex premier non voglia venire meno agli accordi è nei fatti, il problema però è che questa volta la situazione per il Cavaliere non è così semplice. Il rischio di non controllare più i gruppi e l'ammutinamento sulle votazioni per la Consulta, sono un segnale da non sottovalutare. Ed è per questo che chi, anche nel cerchio magico, non la pensa come Verdini lo spinge a rompere gli indugi: facendo un'opposizione più dura saliamo nei sondaggi, Renzi andrà a votare con il Consultellum e noi saremo ancora determinanti. Un ragionamento però che cozza con un piccolo dettaglio: le preferenze. Fumo negli occhi per l'ex premier.
Al lavoro su una linea unitaria
Qualcosa di più chiaro si capirà nella riunione dei gruppi azzurri in programma giovedì da cui dovrebbe uscire la linea ufficiale con cui tornare a discutere con Renzi.