POLITICA
Estate calda in Parlamento
Il governo spinge per le riforme: il 9 luglio testo in Aula
L'esecutivo dà il via libera all'immunità, ma Renzi apre al dialogo: "Non diventi impunità". Scambio di lettere con i 5 Stelle che gli rispondono: "Ok, ma serve un'idea per il Paese"
Le preoccupazioni di Forza Italia
Ma se il fronte del dialogo è ancora aperto, con i grillini così come con Forza Italia, attesa giovedì a una risposta sul nodo spinoso del Senato elettivo, il governo prova a serrare i tempi. E la maggioranza nella conferenza dei capigruppo di palazzo Madama fissa al 9 o al massimo al 10 luglio l'approdo in Aula del ddl costituzionale che riforma il Senato e il titolo V. Resta dunque il ritardo rispetto alla data inizialmente prevista del 3 luglio, ma la decisione di far passare il testo anche davanti al ddl sul lavoro dà un margine ampio per approvare la legge al Senato prima della fine del mese. E avviare finalmente in Commissione, come chiede a gran voce FI, la seconda lettura della legge elettorale. Anche se è altamente improbabile, visto anche l'affollamento di decreti in scadenza, che il via libera definitivo in Aula all'Italicum arrivi prima della pausa estiva.
Scambio di lettere in serata
Proprio a partire dalla legge elettorale prosegue il dialogo fra Pd e M5S. Renzi firma con Serracchiani, Moretti e Speranza una lettera ai grillini in cui mette nero su bianco i "quattro limiti invalicabili" alla proposta del 5 Stelle Toninelli: la mancanza di "certezza di avere un vincitore", "l'inciucio" creato "ex post" dalle alleanze dopo il voto, i collegi troppo grandi e la "complicata preferenza negativa". Seguono dieci punti su cui è possibile avviare la riflessione, su riforme costituzionali e sistema di voto. Senza "l'arroganza di fare da soli" da parte del Pd, "ma anche senza alibi e paura". Il governo ha più volte rassicurato sull'intenzione di tener fede al patto del Nazareno, ma al dialogo fra Pd e M5S continua a guardare con qualche apprensione FI. Che preme soprattutto per incassare l'Italicum, così come uscito dall'accordo fra Renzi e Berlusconi, in tempi brevi, possibilmente "prima dell'estate".
Dibattito sull'elettività del Senato
Quanto alle riforme, il partito di Silvio Berlusconi si riunirà giovedì per decidere la linea sul nodo più spinoso, il metodo di elezione dei senatori. L'incontro è molto atteso perché se il Cavaliere posizionerà gli "azzurri" sul sì all'elezione indiretta, come si attende il governo, perderà forza anche la fronda trasversale ai partiti della maggioranza e dell'opposizione, per l'elettività diretta dei senatori. Solo dopo giovedì, probabilmente all'inizio della prossima settimana, il tema della composizione ed elezione del Senato sarà votato in Commissione. Ma intanto proseguono le votazioni sugli altri punti. In giornata passano un emendamento che prevede l'incompatibilità fra la carica di assessore regionale e quella di senatore, una norma che garantisce i diritti delle minoranze e un'altra che stabilisce il dovere dei parlamentari di partecipare ai lavori. Ma soprattutto passa l'emendamento dei relatori che reintroduce l'immunità per i senatori, così come prevista dalla Costituzione anche per i deputati.
Scontro sull'immunità
La proposta di modifica aveva sollevato numerose polemiche e un'iniziale presa di distanza della Boschi. Ma in Commissione viene approvata con il solo voto contrario di Sel, M5S ed ex grillini. "L'immunità esiste a protezione della libertà di esercizio della funzione parlamentare", sottolinea la Finocchiaro. Averla reintrodotta senza neanche sapere come saranno eletti i senatori "è uno sfregio al dialogo per i cittadini", replica il M5S. Ma in serata lo scambio fra Renzi e Grillo ha un nuovo impulso riaprendo così la possibilità del dialogo.