POLITICA
Palazzo Madama
Riforme, la "calda" settimana in commissione al Senato
L'esame del ddl Boschi potrebbe approdare in aula mercoledì. Resta il nodo dell'elettività dei senatori: le "fronde" di Pd e Fi vogliono ancora l'elezione diretta
L'altro relatore, Roberto Calderoli, però, è apparso meno ottimista rispetto a questo calendario, sostenendo che "già la data del 10 mi sembrava utopistica". Calendario a parte, i commissari a partire da martedì dovranno mettere sul tavolo il cuore della riforma. A parte la modifica dell'articolo 68 della Costituzione, che con l'emendamento dei relatori approvato mercoledì scorso ha ripristinato l'immunità per tutti i parlamentari, rimangono da affrontare gli articoli 56, 57 e 58 della Costituzione. Il 56 e il 57 trattano la composizione di Camera e Senato, di cui il governo vorrebbe ridurre il numero. Il 58 invece stabilisce le modalità di elezione dei componenti del Senato. Su questo punto, dopo l'incontro fra Renzi e Berlusconi di giovedì, sembra confermata la linea del patti del Nazareno con un Senato composto per elezione di secondo grado. E' su questo punto che però si preannuncia un lungo confronto.
Sia all'interno di Fi che nel Pd cresce la fronda dei senatori che vorrebbero una elezione diretta dei componenti del nuovo Senato. Fra le modifiche già apportate in questa settimana di lavori in commissione ci sono il nuovo articolo 71 della nostra Carta che innalza da cinquantamila a 250mila le firme per la presentazione delle leggi di iniziativa popolare. La commissione ha approvato, poi, un emendamento dei relatori all'articolo 72 della Costituzione. La modifica prevede una corsia preferenziale per la discussione e l'approvazione in Parlamento dei disegni di legge indicati dal governo come "essenziali per l'attuazione del programma": i ddl in questione dovranno essere posti in votazione entro sessanta giorni dalla richiesta dell'esecutivo. Viene, in pratica, inserita in Costituzione la fattispecie della cosiddetta "ghigliottina". Decorso il termine, il testo proposto o accolto dal governo, su sua richiesta, è posto in votazione, senza modifiche, articolo per articolo e con votazione finale.
In questi casi, i termini di cui all'articolo 70, terzo comma, sono ridotti della metà. Sono esclusi "i ddl in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi". Per questi rimane il normale iter. Un altro emendamento prevede, poi, che la Corte costituzionale potrà dare il parere preventivo di costituzionalità sulle leggi elettorali "su ricorso motivato di almeno un terzo dei componenti di una delle due Camere".