Original qstring:  | /dl/rainews/articoli/caporalato-6-arrestii-barese-morte-bracciante-i-sindacati-non-sconfitto-13c926c7-30cf-4c2e-b1a0-8f84fb5b4a53.html | rainews/live/ | true
ITALIA

Lotta allo sfruttamento del lavoro

Caporalato, sei arresti nel barese per la morte di una bracciante. I sindacati:non è stato sconfitto

La donna perse la vita nel 2015 mentre lavorava nei campi ad Andria. Il fenomeno è ancora diffuso nonostante l'approvazione della legge che fra l'altro prevede: sei anni di reclusione per chi è giudicato colpevole del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro

Condividi
Prosegue senza sosta la lotta contro il 'caporalato'. Nonostante la legge approvata pochi mesi fa - che tra l'altro prevede fino a sei anni di reclusione per chi si rende colpevole del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro - questo fenomeno continua ad essere piuttosto diffuso sul nostro territorio. Ieri sera, ad Andria, sei persone sono finite in manette a seguito di una operazione della Polizia di Stato, in collaborazione con la Guardia di Finanza. Gli ordini restrittivi sono arrivati al termine delle indagini avviate dalla Procura di Trani all'indomani della morte della bracciante agricola Paola Clemente, di San Giorgio Jonico, in provincia di Taranto, avvenuto nelle campagne di Andria il 13 luglio 2015.

La donna - ricordiamo - lavorava nei campi ed era addetta alla cosiddetta acinellatura dell'uva. E ogni notte si alzava e percorreva 300 chilometri per raggiungere Andria alle 5 e lavorare fino al primo pomeriggio sotto un sole docente per circa due euro all'ora. 

Questa tragica vicenda è stata ricordata appena pochi giorni fa a Taranto nell'assemblea della Cgil pugliese presente anche il segretario generale del sindacato Susanna Camusso. In quell'occasione a Taranto, presente anche il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha parlato anche Salvatore Arcuri, marito della Clemente. "Io non cerco vendetta, voglio solo che ci sia giustizia e verità sul caso di Paola". "Mia moglie - aveva ricordato ancora Arcuri davanti ai delegati della Cgil di Puglia - era una grande lavoratrice, ogni mattina si alzava alle due meno dieci ed io continuo a tenere il suo telefono acceso: ogni giorno alla stessa ora la sveglia continua a suonare. Vorrei che quest'iniziativa non sia solo un ricordo ma che davvero possa esserci un cambiamento per tutti i lavoratori agricoli, tanti sono quelli che soffrono e molti sono gli sfruttati".

"Ma il caporalato non è sconfitto" hanno evidenziato a Taranto, in una conferenza stampa, Cgil e Flai Cgil (il sindacato dei lavoratori dell'agroalimentare) denunciando il caso di cinque braccianti romeni, tre uomini e due donne, che insieme ad altri hanno vissuto da "segregati" nelle campagne di Ginosa (Taranto).  Ai braccianti romeni, è stata la denuncia del sindacato,  era "anche proibito avere contatti con l'esterno, fare la spesa e persino acquistare i farmaci che servivano per la loro salute". Cgil e Flai hanno poi reso noto di aver aiutato questi cinque braccianti romeni che hanno abbandonato le campagne dove erano al lavoro, offrendo loro "un rifugio sicuro e protetto". Sul caso, intanto, indagano i Carabinieri.
  
Il fenomeno del 'caporalato' - lo ricordavamo - interessa un po' tutte le zone agricole del nostro Paese, con punte al centro-sud. Un arresto è avvenuto nelle ultime ore anche nelle campagne pontine. Un indiano, di 36 anni, aveva messo in piedi un vero sistema di caporalato, attraverso il quale gestiva almeno 30 connazionali, per i quali decideva condizioni di lavoro anche di 12 ore al giorno senza riposi settimanali e senza ferie e ai quali estorceva somme di denaro dietro minaccia di perdere il lavoro.

L'indagine si inserisce nel più ampio contesto dei controlli predisposti dalla Questura di Latina contro il lavoro nero e il caporalato, con particolare riferimento alle campagne pontine e allo sfruttamento di immigrati.  Alle attività di indagine della Squadra mobile hanno collaborato circa dieci degli oltre 30 lavoratori indiani impiegati dall'azienda, che hanno denunciato le condizioni di vita e di lavoro che erano costretti a subire.
Condividi