ITALIA
Lotta allo sfruttamento del lavoro
Caporalato, sei arresti nel barese per la morte di una bracciante. I sindacati:non è stato sconfitto
La donna perse la vita nel 2015 mentre lavorava nei campi ad Andria. Il fenomeno è ancora diffuso nonostante l'approvazione della legge che fra l'altro prevede: sei anni di reclusione per chi è giudicato colpevole del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro
La donna - ricordiamo - lavorava nei campi ed era addetta alla cosiddetta acinellatura dell'uva. E ogni notte si alzava e percorreva 300 chilometri per raggiungere Andria alle 5 e lavorare fino al primo pomeriggio sotto un sole docente per circa due euro all'ora.
Questa tragica vicenda è stata ricordata appena pochi giorni fa a Taranto nell'assemblea della Cgil pugliese presente anche il segretario generale del sindacato Susanna Camusso. In quell'occasione a Taranto, presente anche il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha parlato anche Salvatore Arcuri, marito della Clemente. "Io non cerco vendetta, voglio solo che ci sia giustizia e verità sul caso di Paola". "Mia moglie - aveva ricordato ancora Arcuri davanti ai delegati della Cgil di Puglia - era una grande lavoratrice, ogni mattina si alzava alle due meno dieci ed io continuo a tenere il suo telefono acceso: ogni giorno alla stessa ora la sveglia continua a suonare. Vorrei che quest'iniziativa non sia solo un ricordo ma che davvero possa esserci un cambiamento per tutti i lavoratori agricoli, tanti sono quelli che soffrono e molti sono gli sfruttati".
"Ma il caporalato non è sconfitto" hanno evidenziato a Taranto, in una conferenza stampa, Cgil e Flai Cgil (il sindacato dei lavoratori dell'agroalimentare) denunciando il caso di cinque braccianti romeni, tre uomini e due donne, che insieme ad altri hanno vissuto da "segregati" nelle campagne di Ginosa (Taranto). Ai braccianti romeni, è stata la denuncia del sindacato, era "anche proibito avere contatti con l'esterno, fare la spesa e persino acquistare i farmaci che servivano per la loro salute". Cgil e Flai hanno poi reso noto di aver aiutato questi cinque braccianti romeni che hanno abbandonato le campagne dove erano al lavoro, offrendo loro "un rifugio sicuro e protetto". Sul caso, intanto, indagano i Carabinieri.
Il fenomeno del 'caporalato' - lo ricordavamo - interessa un po' tutte le zone agricole del nostro Paese, con punte al centro-sud. Un arresto è avvenuto nelle ultime ore anche nelle campagne pontine. Un indiano, di 36 anni, aveva messo in piedi un vero sistema di caporalato, attraverso il quale gestiva almeno 30 connazionali, per i quali decideva condizioni di lavoro anche di 12 ore al giorno senza riposi settimanali e senza ferie e ai quali estorceva somme di denaro dietro minaccia di perdere il lavoro.
L'indagine si inserisce nel più ampio contesto dei controlli predisposti dalla Questura di Latina contro il lavoro nero e il caporalato, con particolare riferimento alle campagne pontine e allo sfruttamento di immigrati. Alle attività di indagine della Squadra mobile hanno collaborato circa dieci degli oltre 30 lavoratori indiani impiegati dall'azienda, che hanno denunciato le condizioni di vita e di lavoro che erano costretti a subire.