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ITALIA

Studio pubblicato sul Journal of Medical Virology

Coronavirus, Università di Bologna: l'analisi genetica accusa i pipistrelli

La più grande analisi comparativa del genoma del virus, effettuata dall'Università di Bologna, trova nei pipistrelli Rhinolophus affinis i colpevoli della diffusione del coronavirus. Gli scienziati della South China Agricultural University sostengono però che il pangolino, formichiere in via di estinzione, sia il potenziale ospite intermedio

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I pipistrelli della specie Rhinolophus affinis, molto diffusa in Cina e nel Sud-est asiatico, sono al momento i principali indiziati nella ricostruzione delle origini del coronavirus 2019-nCoV e rivelano che quest'ultimo è poco soggetto a mutazioni.

La notizia emerge dalla più grande analisi comparativa del genoma del virus, oltretutto sviluppata in Italia, che ne confronta ben 56, pubblicata Journal of Medical Virology dal gruppo dell'Università di Bologna coordinato dall'esperto di bioinformatico Federico Giorgi e al quale ha partecipato lo studente Carmine Ceraolo.

"Domenica scorsa abbiamo scaricato i 56 genomi del coronavirus contenuti nelle banche dati Gisaid e Genbank e abbiamo cercato sequenze simili su banche dati pubblici", ha detto Federico Giorgi. E' emerso così che il genoma del coronavirus umano condivide ben il 96,2% del suo patrimonio genetico con quello del pipistrello Rhinolophus affinis, la cui sequenza era stata ottenuta nel 2013 nella provincia cinese dello Yunnan.

L'ospite intermedio
Intanto si scopre che potrebbe essere stato il pangolino, un formichiere ricoperto di scaglie morbide in via di estinzione, a facilitare la diffusione del nuovo coronavirus in Cina. E' quanto sostengono scienziati cinesi della South China Agricultural University che hanno identificato il mammifero come "potenziale ospite intermedio".

Si ritiene che il virus sia passato da animale ad umano in un mercato nella città di Wuhan, epicentro dell'epidemia; da tempo si ritiene che abbia avuto origine nei pipistrelli ma alcuni ricercatori hanno suggerito che ci potrebbe essere stato un ospite intermedio che ha agevolato la trasmissione all'essere umano.

Dopo aver testato oltre mille campioni di animali selvatici, gli scienziati dell'ateneo cinese hanno scoperto che le sequenza di genomi del virus riscontrate nei pangolini sono al 99% identiche a quelle nei pazienti contagiati dal coronavirus. Il pangolino è un mammifero considerato tra quelli più a rischio al mondo per l'intenso contrabbando della sua corazza a scaglie morbide.
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