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ITALIA

L'Italia alla rincorsa

Petrolio, la Croazia alla conquista dei giacimenti dell'Adriatico

Romano Prodi, in una lettera a Il Messaggero, invita il paese a non lasciarsi scappare questa opportunità di guadagno. Stessa posizione per il ministro Guidi: ''Non capisco perché dovremmo precluderci la possibilità di utilizzare queste risorse"

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Sotto il mare Adriatico, a 12 mila chilometri di profondità, c’è un altro mare. Una distesa nera e densa fatta di quasi 3 miliardi di barili di petrolio.
 
La stima è del governo Croato che ha annunciato di non volersi lasciarsi scappare questo tesoro e ha lanciato una gara per la ricerca e lo sviluppo degli idrocarburi. L’intenzione è quella di battere sul tempo l’Italia e fare della Croazia “un piccola Norvegia di gas a nord e di petrolio ma sud”.
 
La posizione dell'Italia
I giacimenti si trovano infatti lungo la linea di confine con le acque territoriali italiane. Ma il nostro paese ha di fatto (imponendo lunghi iter autorizzativi e il blocco delle trivellazioni entro le 12 miglia) detto no alle trivellazioni nonostante sia nota da tempo l’esistenza di ben 16 giacimenti - pari a 30 miliardi di metri cubi di riserve di petrolio - a 12 miglia al largo di Chioggia (Venezia).
 
L'intervento di Prodi
Una rinuncia che secondo Romano Prodi costerà all’Italia  “Tutti i rischi dell’impresa croata lasciando a Zagabria tutti gli utili”. Con una lettera - inviata a Il Messaggero domenica 18 maggio - dal titolo "Quel mare di petrolio che giace sotto l'Italia" Romano Prodi ha indicato nelle trivellazioni la strada per trovare i soldi necessari per la ripresa del paese.
Secondo l’ex presidente del Consiglio "Possiamo produrre 22 milioni di tonnellate di idrocarburi entro il 2020", producendo così "Investimenti per 15 miliardi dando lavoro a decine di imprese". Una possibilità che – secondo Prodi – vale il rischio ambientale. “Il principio di precauzione ha la precedenza su tutto” però - continua - “per gli esperti non c’è nessun rischio”.

Spectrum e e la strage di delfini
Una conclusione quella di Prodi che, secondo gli ambientalisti, viene invece smentita dai risultati dell’operazione di monitoraggio nell’alto Adriatico della società norvegese Spectrum. Dall’autunno scorso la società - che, entro il 2019, vuole costruire 19 piattaforme per l’estrazione degli idrocarburi - sta setacciando i fondali alla ricerca di greggio e metano intrappolati nelle rocce, utilizzando onde sonore fino a 260 decibel, più del doppio di un aereo in fase di decollo. Queste onde, insieme alle sostanza chimiche usate per oliare e raffreddare le trivelle, sarebbero responsabili – secondo i movimenti ambientalisti – della moria di tartarughe caretta caretta e di delfini avvenuta nel 2013 lungo le coste dell’Adriatico

Il ministro dello Sviluppo economico Guidi dice "sì"
Abbiamo ''importanti giacimenti'' di petrolio ''in diverse zone del Paese, molto spesso localizzate nelle regioni più svantaggiate del Mezzogiorno, che purtroppo sono fortemente sottoutilizzate. Non capisco perché dovremmo precluderci la possibilità di utilizzare queste risorse, pur mettendo la tutela dell' ambiente e della salute al primo posto''. Così Federica Guidi, in un' intervista rilasciata martedì 20 maggio al Messaggero, ha commentato la proposta di Romano Prodi. 

''Per l' Adriatico - continua il ministro - è stato emanato nel 2013 un decreto di rimodulazione delle aree marine aprendo nuovi spazi di ricerca. Abbiamo insomma disciplinato dove è possibile intervenire e dove no. Tutto questo in attesa del recepimento della direttiva europea del 2013 sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi''.  

Un' attesa che il ministro vorrebbe 'velocizzare' per "evitare che questa moratoria ci faccia perdere ulteriori opportunità. Dato che tutto il mondo lo fa, non capisco perché dovremmo precluderci la possibilità di utilizzare queste risorse, pur mettendo la tutela dell'ambiente e della salute al primo posto".



 
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