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TECH

L'aumento della tariffa per copia privata fa scoppiare la polemica

Equo compenso, le due anime di Confindustria

Per Elio Catania di Confindustria Digitale “il sistema dell’equo compenso va completamente rivisto per rappresentare anche gli interessi e i trend dell’industria digitale e dei consumatori”. Dal canto suo Marco Polillo, di Confindustria Cultura, ribatte: “È una falsa rappresentazione quella che vede l’equo compenso come una tassa sull’innovazione e nemica dei giovani consumatori di tecnologie digitali". 

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di Celia GuimaraesRoma Confindustria Cultura Italia difende il decreto del Governo che ha adeguato, a due anni dalla scadenza, i compensi per le riproduzioni ad uso personale di musica e film su device come smartphone e tablet ma anche su pc e per le copie da dvd. 

"Siamo pronti a fare ricorso", replica invece Confindustria Digitale. "L'aumento del compenso per copia privata annunciato dal ministro Franceschini è ingiustificato e non tiene conto dell'evoluzione delle tecnologie e delle mutate abitudini di utilizzo da parte dei consumatori", sostiene il presidente Elio Catania.

Diritti d'autore, tariffe aumentate su smartphone e tablet

Gli aumenti più significativi riguardano smartphone e tablet: si va dai 3 euro fino ad un massimo di 4,80 per dispositivi oltre i 32Gb, contro gli 0,90 euro che si pagavano fino al 21 giugno per uno smartphone.

Più soldi alla Siae
Per Confindustria Digitale, gli effetti del decreto del Ministro Franceschini, che stabilisce gli aumenti del compenso dovuto agli aventi diritto (autori di opere audiovisive) a titolo di risarcimento per l’eventuale copia legale fatta dal consumatore, graveranno sui prodotti digitali.

Considerando i trend di crescita del mercato di consumo elettronico nel 2014, Confindustria Digitale stima un gettito totale per le casse Siae di circa 157 milioni di euro, con un aumento del 150% rispetto al 2013 e conclude: "Vista l’entità delle cifre e considerando anche la forte pressione competitiva e sui margini che caratterizza il settore dell’elettronica di consumo, non è difficile prevedere che tali aumenti graveranno inevitabilmente sulla dinamica dei prezzi, irrigidendo, per esempio, la politica delle offerte e degli sconti".

Un trend europeo
Per Confindustria Cultura, la federazione italiana dell’industria culturale aderente a Confindustria, che riunisce 17mila imprese che producono contenuti, "l’adeguamento del compenso, peraltro a standard meno elevati di Paesi leader nella produzione di contenuti come Francia e Germania, è un processo in atto in molti Stati membri. Prima dell’Italia hanno adattato il compenso a smartphone e tablet, oltre ai già citati Francia e Germania, anche Austria, Olanda, Belgio e Svezia”, afferma il presidente Marco Polillo.

Confindustria Cultura nega anche che il compenso possa andare a rimpinguare il bilancio della Siae: "La società ha solo un mandato per legge di incassare tale compenso ma l’intera somma viene poi ripartita agli aventi diritto, ovvero autori, editori, artisti e imprese del settore, direttamente o tramite altre collecting”. 

Guerra dei numeri
Differiscono molto le interpretazioni riguardo allo scenario europeo di riferimento. Che non è omogeneo, secondo Confindustria Digitale: "Vi sono 15 paesi (fra cui Germania e Francia) che se applicano un sistema analogo a quello italiano basato sulla capacità di memoria, presentano variazioni nell’oggetto del prelievo e nell’ammontare dell’imposizione. Degli altri 13, ve ne sono 5 (Regno Unito, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Cipro e Spagna) che non prevedono l’imposizione, i restanti 6 (Polonia, Romania, Grecia, Bulgaria, Lituania Slovacchia, Repubblica Ceca) calcolano invece il compenso per copia privata in base ad una percentuale sul prezzo di vendita del singolo dispositivo". 

"In base ai dati disponibili relativi ad Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Finalandia, Francia, Germania, Ungheria, Lettonia, Olanda, Portogallo, Svezia e considerando per l’Italia i compensi previsti dal decreto Franceschini, si possono evidenziare i seguenti confronti:
- Tablet: Italia 4,0 € per 16 Gb, 4,8 € per 32 Gb;  Media Ue13  rispettivamente  1,57€ e 1,56€
- Smartphone: Italia 4,0€ per 16 Gb, 4,8 € per 32 Gb, Media Ue13 rispettivamente  2,89€ e 3,29€
- Pc: Italia 5,20 (stima); Media Ue13: 1,87€."

Una delle critiche mosse al provvedimento firmato da Franceschini è di non aver tenuto conto dell’evoluzione tecnologica che favorirebbe un consumo prevalente in streaming.

Questa posizione, secondo Confindustria Cultura, non ha senso: “La Svezia, mercato leader nello streaming musicale, con il 70% del mercato che genera ricavi da questo segmento (IFPI 2013), lo scorso anno ha approvato una revisione della norma che include smartphone e tablet nel compenso per copia privata. Nella stessa Francia i consumatori che utilizzano lo streaming sono il 36% (Ipsos) e nel 2013 anche qui sono state elevate le tariffe su smartphone e tablet, molto al di sopra della media italiana. Insomma non è vero. Come non è vero il fatto che questo compenso frenerebbe lo sviluppo digitale in Italia: è smentito dai dati sul mercato dei device di altri Paesi dove già si può misurarne l’impatto”.

Confindustria Cultura rileva infine che "in Francia, per esempio, nel 2012 la penetrazione degli smartphone era sotto il 30%  e dopo l’approvazione al rialzo del compenso, nel 2013 è salita al 53% (Comscore); in Olanda è passata dal 35% al 44% (eMarketer) e in Svezia il forecast per il 2014 prevede di arrivare al 56%".  



 
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