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ITALIA

Commemorazione della strage di Capaci

Fase 2. Lamorgese: "Guardia alta contro infiltrazioni mafiose"

"Come ci hanno insegnato i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, anche lui temuto e per questo assassinato da Cosa nostra, le mafie sanno di poter contare su una grande capacità di adattamento" ricorda il ministro dell'Interno in un videomessaggio 

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"Ora più che mai, in questa situazione senza precedenti, lo Stato deve tenere alta la guardia. Le istituzioni e la società civile hanno tutti gli anticorpi necessari per impedire alla mafia di approfittare di questa gravissima emergenza". Lo afferma il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, in un videomessaggio per la commemorazione della strage di Capaci.

"Come ci hanno insegnato i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, anche lui temuto e per questo assassinato da Cosa nostra, le mafie sanno di poter contare su una grande capacità di adattamento - ricorda Lamorgese - E per questo sfruttano ogni occasione utile, anche ora l'emergenza sanitaria per il Covid19, perché le opportunità di investimenti opachi rappresentano da sempre la chiave d'accesso che apre la porta all'inquinamento dell'economia sana a favore di quella illegale".


Non disperdere impegno legalità
"Il ricordo e l'onore tributato alla memoria del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo impone a tutti noi - anche in questo 28/o anniversario della strage di Capaci - il dovere di non disperdere un impegno quotidiano per la legalità che ancora oggi manifesta tutta la sua carica ideale", sottolinea il ministro dell'Interno.

"La mafia che 28 anni fa ha assassinato il giudice Giovanni Falcone - ricorda Lamorgese - temeva soprattutto la forza, l'esperienza e la tenacia di un magistrato impegnato per anni a sezionare la struttura segreta di Cosa nostra, con le sue ramificazioni e le sue trame nel settore delle imprese e nel mondo degli appalti pubblici.  Quel patrimonio di idee e di conoscenze - cementato in una cultura dell'indagine rigorosa perché condotta senza facili scorciatoie - è rimasto intatto nell'eredità che ci ha lasciato il giudice Falcone, la cui memoria è ormai nel sentimento comune dei cittadini e dei tanti giovani che nel 1992 neanche erano nati. Soprattutto a loro - sottolinea - dobbiamo dire che lo Stato c'è. Che magistratura e forze di polizia si impegnano tutti i giorni e che fanno registrare importanti successi. E dobbiamo dire loro anche che la lotta contro le mafie continua con la stessa intensità, seppure in un contesto storico e sociale mutato e in continua evoluzione".
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