POLITICA
Polemiche sull'annunciata e mancata nomina di Di Matteo
Giustizia: Di Matteo contro Bonafede, la politica si spacca
I fatti si riferiscono a giugno 2018, quasi due anni fa, e sono stati tirati fuori nel corso di un'intervista televisiva. I pareri di addetti ai lavori, politici e giornalisti sono contrastanti e contribuiscono ad alimentare la tensione
Bonafede però su facebook ha replicato con forza: "Un’ipotesi tanto infamante quanto infondata e assurda: è sufficiente ricordare che, quando decisi di contattare il dottor Di Matteo, quelle esternazioni di detenuti mafiosi in carcere erano già presso il mio ministero da qualche giorno. D'altronde, se mi fossi lasciato influenzare dalle reazioni dei mafiosi non avrei certo chiamato io il dottor Di Matteo per valutare con lui la possibilità di collaborare in una posizione di rilievo".
Mentre le opposizioni chiedono chiarezza sul caso e auspicano un dibattito parlamentare, c’è chi invoca le dimissioni del ministro e cresce l'imbarazzo anche a Palazzo Chigi. Questa mattina il vicedirettore de L'Espresso, Lirio Abate, ospite de La7, ha sollevato ulteriori perplessità sulla vicenda.
Dubbi giornalistici
E' possibile che "qualcosa di strano" sia accaduto e abbia inciso nella buona volontà di Bonafede di "nominare Di Matteo capo del Dap", qualcosa che "nessuno ha mai spiegato". "Sul perché Bonafede abbia cambiato idea ce lo siamo chiesti fin da subito, ma nessuno ha mai spiegato queste motivazioni. Sta di fatto che i mafiosi in carcere, nei primi di giugno, si lamentavano del fatto che poteva paventarsi l'idea che a capo del Dap potesse arrivare Di Matteo. Ora - sottolinea Abbate - che cosa sia avvenuto nel giugno del 2018, questo lo deve soltanto spiegare chi era in quelle stanze".
Le reazioni della politica
"Ho trovato sconcertante e terribile questa modalità di attacchi pubblici in una trasmissione televisiva in diretta, si è oltrepassato il perimetro istituzionale. Le accuse sono state pesanti, è giusto che il ministro chiarisca la sua posizione. Ha cercato di farlo in tv, ma non era la sede appropriata" Così l'ex presidente della Camera, Laura Boldrini.
"La giustizia è uguale per tutti, non ci possono essere ombre di sospetti. Pensate se fosse successo ai danni di un ministro della Lega o di Berlusconi... Saremmo finiti sui giornali e su tutte le televisioni. Adesso invece niente. Il signor Crimi, capo del Movimento 5 Stelle, ha detto: un equivoco, si devono chiarire il ministro e il magistrato. No, quando c'è l'ombra di un condizionamento nella scelta di qualcuno, non basta una chiacchiera. Ci vogliono chiarimenti veri, possibilmente in Parlamento". Lo ha detto Matteo Salvini in diretta Facebook. "Giletti ha portato alla luce una vergogna incredibile sul ministro della Giustizia, andremo fino in fondo per avere chiarezza, la giustizia è uguale per tutti. Ci vorranno chiarimenti veri, certi, non in televisione ma in Parlamento".
"Ieri chiedevo un intervento di Morra, presidente grillino della commissione Antimafia, sull’affaire Di Matteo e Bonafede e sulla scarcerazione dei mafiosi. Oggi mi pento: ha parlato. Confuso e confusionario il presidente Morra, incalzato dallo scandalo, precisa che “approfondirà”, ma un secondo dopo assicura che Bonafede non ha colpe né per la scarcerazione dei mafiosi, né per la mancata nomina di Di Matteo. Ha già approfondito? Come? Con quali mezzi? L’Antimafia è una cosa seria, non lo strumento per la propaganda grillina senza alcun rispetto per le istituzioni. Morra in un secondo assume le vesti di Pubblico Ministero, di Avvocato di ufficio e di Giudice connivente. La connivenza è ormai il tratto distintivo dei pentastellati in materia di giustizia: bella fine". Lo dichiara Andrea Delmastro, deputato di Fratelli d’Italia.
"Il ministro Bonafede dovrà illustrare al Copasir come intenda garantire la sicurezza nazionale anche nella gestione delle carceri. Oggi solleciterò la sua audizione anche alla luce di quanto denunciato dal magistrato Di Matteo sullo strapotere della mafia". Così su Twitter il senatore di Fratelli d'Italia, Adolfo Urso, vicepresidente del Copasir.
"Non ho mai fatto sconti a Bonafede né inizierò a farne ora: è nettamente il peggior ministro della Giustizia degli ultimi 50 anni. Se si astrae dai nomi e dalle appartenenze dei soggetti coinvolti, è però altrettanto evidente che il gesto di Di Matteo è stato gravissimo: non è possibile che un componente del Csm lanci accuse a un ministro del governo per fatti personali, per di più non in una sede istituzionale, ma in televisione. C'è poco da lamentarsi se poi si avanzano perplessità sul modo di gestire l'autogoverno della magistratura". Così il deputato di Forza Italia Francesco, Paolo Sisto.
"Di Matteo contro Bonafede, lo show che fa felice Giletti e Cosa nostra. Auspico che vi sia un doveroso ed urgente chiarimento, per evitare che i mafiosi, possano festeggiare per 'l'incomprensione'". Lo scrive su twitter il senatore del M5s, Elio Lannutti.
Lo sgomento degli addetti ai lavori
"Il ministro Bonafede si trova aggredito ingiustamente, gratuitamente e, secondo me, illegittimamente da un idolo la cui idolatria lo ha portato a essere ministro". Lo ha detto il presidente dell'Unione delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza. "La cosa assurda è che un pm possa tirare su il telefono e fare in tv affermazioni di fatto chiaramente insinuanti nei confronti di un ministro legittimamente in carica per fatti di due anni prima rispetto ai quali non aveva ritenuto di avviare alcuna iniziativa". Secondo il leader dei penalisti, dunque, "la domanda da porsi è: cosa può consentire a un pm di adottare un'iniziativa del genere e perché con due anni di ritardo? Le scelte di Bonafede sono politiche - ha rilevato Caiazza - e quindi o sono illecite, oppure possono essere criticate, giudicate e il Parlamento le giudicherà, ma l'ultima persona al mondo che le può giudicare è un pm".
"Dopo i disastri nel sistema penitenziario per i quali il ministro della Giustizia ha sacrificato il capo del Dap piuttosto che assumersi le proprie responsabilità e a seguito delle gravi vicende che lo hanno coinvolto direttamente negli ultimi giorni, Alfonso Bonafede prova ancora ad arrampicandosi sugli specchi e cerca di difendersi dalle contestazioni politiche delle opposizioni verso una gestione del suo delicato dicastero non all'altezza delle necessita'". Lo dice Luigi Vitali, già sottosegretario alla Giustizia.