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CULTURA

L'annuncio del sottosegretario Crimi

Il Governo non rinnoverà la convenzione a Radio Radicale, partono le polemiche

Nessuna proroga da parte del Mise alla possibilità di estendere il beneficio per l'emittente che da 25 anni, secondo il sottosegretario all'editoria Vito Crimi, svolge un servizio senza gara 

Il logo di Radio Radicale
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Appelli, mobilitazione, raccolta firme non sono serviti. Il sottosegretario all'Editoria, Vito Crimi, esclude la possibilità che il Mise possa estendere la convenzione, e quindi il finanziamento, a Radio Radicale: "La posizione è molto chiara: l'intenzione del governo, mia e del Mise è di non rinnovare la convenzione", anche se "nessuno ce l'ha con Radio Radicale o vuole la sua chiusura ma ha svolto per 25 anni un servizio senza alcun tipo di gara e valutazione dell'effettivo valore", cioè "come una concessione".

"La valutazione - aggiunge Crimi -  è stata fatta: esiste Rai Parlamento, un servizio pubblico, un canale istituzionale che trasmette le sedute parlamentari e delle commissioni. Una decisione che sta nella libertà di un governo, così come le leggi prevedono che si possa, nei limiti di certe risorse, effettuare una convenzione".

Radio Radicale attualmente beneficia di 8,33 milioni l’anno per la trasmissione delle sedute del Parlamento, e di 4,4 milioni di fondi per l’editoria, in quanto organo ufficiale della Lista Marco Pannella. E l'emittente ribatte al sottosegretario: la convenzione  "si è avviata a seguito di una gara indetta il 1 aprile del 1994 e  da allora il servizio è proseguito in regime di proroga, nonostante Radio Radicale abbia sempre richiesto che venisse rimesso a gara".

Emergenza democratica
La decisione annunciata da Crimi suscita critiche da parte delle opposizioni, che parlano di emergenza democratica, ma anche di Fratelli d'Italia. "Il governo liberticida del sedicente Cambiamento vuole zittire una voce di libertà come Radio Radicale. Abbiamo presentato una mozione in entrambi i rami del Parlamento e siamo pronti alla battaglia d'aula fra Camera e Senato", annuncia Federico Mollicone, deputato di Fdi.

"Radio Radicale è un grande archivio della democrazia italiana e anche della storia dei processi e, quindi, del diritto italiano. Oltre a tutto ciò che rappresenta per la sua informazione quotidiana,
per le frequenze che ne garantiscono una diffusione capillare. Non tener conto del suo futuro è un atto sventurato. Dobbiamo discuterne alla luce del sole in Parlamento. Non si tratta di assistenzialismo, ma di interventi che danno un contributo fondamentale al pluralismo, concetto estraneo alla incultura grillina", dichiara il senatore Maurizio Gasparri, mentre Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, stigmatizza il "governo che ha inflitto un altro colpo all'informazione e alla democrazia". Anche del Presidente del Senato Elisabetta Casellati lancia un appello:  "La voce di Radio Radicale non può essere spenta. Non si può cancellare uno strumento prezioso che per oltre 40 anni ha garantito al nostro Paese un'informazione libera, trasversale, corretta ed estremamente preziosa".

Su Twitter si mobilita il deputato Pd Filippo Sensi, ex portavoce di Matteo Renzi: "Intanto Crimi mette a verbale che è intenzione, sua e di Di Maio, di M5S, dunque, di non rinnovare la convenzione. Sarebbe interessante sapere che ne pensa la Lega e se questo è il disegno di tutto il governo. Visti i chiari di luna. Noi con Radio Radicale più di sempre".  "Radio Radicale e' un patrimonio informativo e
culturale collettivo, per l'enorme mole di informazioni che ha raccolto in tutti questi anni e per il lavoro giornalistico che quotidianamente svolge", afferma Nicola Fratoianni de La Sinistra parlando con i cronisti a Montecitorio.  "La decisione del governo, preannunciata dal sottosegretario con delega all'editoria Crimi, di non voler rinnovare la convenzione con Radio Radicale rappresenta un'ingiustizia
inaccettabile",  afferma Vanna Iori, capogruppo del Pd nella commissione Cultura.

Per la Lega, il deputato Giuseppe Basini ha raccolto le firme di 24 parlamentari per una petizione "per un servizio così equanime come quello fornito da Radio Radicale che non può chiedere pubblicità". E il viceministro Massimo Garavaglia (Lega), proprio a Radio Radicale dice: "Noi siamo amici nel senso che Radio Radicale fa il suo mestiere e oltretutto ha un patrimonio enorme di documentazione storico-politica del nostro Paese. Il Parlamento è sovrano. Ci auguriamo che il Parlamento trovi un equilibrio". 
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