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TECH

Cina

Huawei, il fondatore smentisce spionaggio per conto di Pechino

"Amo il mio paese ma non lavoriamo per i servizi segreti cinesi"

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A un mese dal clamoroso arresto di sua figlia Meng Wanzhou in Canada, il fondatore di Huawei Ren Zhengfei ha rotto il silenzio per smentire un ruolo del colosso delle tlc in operazioni di spionaggio per conto del governo cinese. Incontrando la stampa a Shenzhen, Ren ha affermato di non avere "mai ricevuto alcuna richiesta da nessun governo per fornire informazioni improprie". "Amo il mio paese, sostengo il partito comunista, ma non farò mai nulla che possa danneggiare qualsiasi paese del mondo", ha aggiunto, rispondendo ai sospetti formulati in Occidente sul coinvolgimento di Huawei in attività di spionaggio.

Oltre all'arresto di Meng - su richiesta degli Usa - per presunte violazioni delle sanzioni contro l'Iran, Huawei è finita nel mirino delle autorità del Regno Unito e dell'Australia che ne hanno bloccato la partecipazione allo sviluppo delle reti tlc di nuova generazione 5G. La scorsa settimana, ricorda il Financial Times, un manager Huawei è stato arrestato in Polonia con l'accusa di spionaggio per i servizi segreti di Pechino. L'uomo è stato quindi licenziato da Huawei.

In risposta ai timori sulla sicurezza delle apparecchiature di Huawei, Ren ha affermato che "nessuna legge in Cina impone ad alcuna società di installare obbligatoriamente dei backdoor". Ma Ren ha minimizzato questo blocco spiegando che "non si può lavorare con tutti: sposteremo la nostra attenzione nel servire meglio i paesi che accolgono Huawei". "Il messaggio che voglio mandare agli Stati Uniti è: collaborazione e successo condiviso" perche' "nel mondo dell'hi-tech è impossibile per qualsiasi singola azienda o paese sostenere o supportare i bisogni del mondo" ha concluso Ren.
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